Lo in Cina

           Giugno 2023



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Nuovo viaggio in Cina, dove Lo e' invitato dal suo amico iraniano Abolfazl che lavora li'. Ancora prima di partire la Cina si dimostra un paese molto ricco con l'offerta di coprire completamente le spese. Destinazione Chengdu: una citta' semisconosciuta che contiene lo stesso numero di abitanti di tutto il nord Italia (22 milioni!). Il viaggio scorre via tranquillo tranne all'arrivo dove succede l'avventura dei soldi. Lo non ha neanche un soldo locale: e' abituato che nei paesi avanzati si usa solo la carta di credito. Ma la Cina si rivelera' talmente avanzata che sono anche oltre la carta di credito! Lo si avvicina alla fila dei taxi sventolando la sua carta di credito come un arrogante turista occidentale, ma tutti gli autisti gentilissimi gli fanno cenno di no. Lo torna in aereoporto alla ricerca di un banco di cambi, ma niente. E' l'aereoporto "vecchio", in dismissione e non ce n'e' neanche uno. Poco male: Matteo gli aveva detto che avrebbe potuto prendere un treno con la carta e Lo si dirige deciso alla metropolitana. La bigliettaia gentilissima gli scrive con cura un bel foglietto con le spiegazioni dei treni in cinese e, per fortuna, aggiunge anche la traslitterazione in caratteri comprensibili! Pero' rifiuta con sorpresa la carta di Lo. No, neanche le macchinette automatiche prendono la carta, che idea! Qui si usa solo Wechat (la versione locale di Whatsapp). Lo le da' il suo telefono dove in effetti aveva installato questa imprescindibile app, ma naturalmente non e' abilitata ai pagamenti, come scopre con sgomento la bigliettaia. Lo scopre che Wechat serve a qualunque cosa in Cina: comunicazione, navigazione, pagamento, identificazione (e' una specie di carta di identita' elettronica). E' comodissima: basta inquadrare il QR code del negoziante e accettare la cifra proposta per pagare qualunque cifra e per qualunque servizio: serve un pianoforte a mezzacoda? Qr code. Un panda di peluche? Qr code. Perfino i venditori ambulanti di insetti fritti hanno il loro piccolo QR code stampato su un foglietto. Chi non ha Wechat sul suo telefono deve essere completamente tagliato fuori dalla societa' civile, evidentemente. Lo, prossimo alla disperazione, le mostra i suoi inutili euro e lei scuote la testa sconsolata. Bel dilemma: come fare? La signora e' troppo gentile e, mossa a compassione, regala un biglietto del treno a Lo. Effettivamente costa solo 6 yuan, meno di un euro, ma lo salva da un disastro incipiente inenarrabile. Lo la ringrazia ampiamente con larghi sorrisi! E si ripromette di pagarglielo al ritorno. In effetti ci provera' quando ripassa all'aereoporto, ma la ragazza gentile si rifiutera' categoricamente, anzi non capira' neanche perche' lo strano straniero vuole offrirle dei soldi. L'avventura non finisce. Grazie al dettagliato bigliettino Lo arriva in brevissimo tempo alla fermata corretta, ma qui accade l'avventura di google maps. La citta' si sviluppa talmente rapidamente che le mappe di google (che e' stato buttato fuori dalla Cina qualche anno prima), sono completamente sbagliate. Lo, ignaro, segue deciso la strada indicata da google e si perde clamorosamente: ma come, qui c'e' segnata un arteria principale e siamo in un parco pieno di rigogliosi alberi!?? A Lo inizia a nascere qualche sospetto che le mappe non siano adeguate (e si dimentica nella concitazione che aveva anche scaricato le mappe di open street maps, che invece funzionano). Per fortuna Lo si era stampato le dettagliatissime istruzioni della efficientissima Nancy, segretaria di Abol, che contiene anche il nome dell'albergo scritto in cinese. Lo chiede a un po' di ignari passanti sventolandogli il prezioso foglio sotto il naso e, dopo aver girato per giorni sotto il sole a spacco con 35 gradi, suscita la pieta' di un gentilissimo autoctono che parla anche qualche parola di inglese e che lo accompagna per mano all'albergo, che Lo scoprira' essere a meno di 300m dalla fermata della metro. L'avventura non e' ancora finita. Lo, in un lago di sudore, deve arrivare alla lobby dell'albergo che e' al 32esimo piano. Peccato che l'ascensore arriva al 31esimo e la guardia della security gli assicura (in perfetto cinese) che non capisce una parola di quello che Lo gli sta dicendo e che non ha mai visto l'albergo il cui nome Lo cerca disperatamente di mostrargli. Le ragazze del bar li' a fianco ridono di gusto con la manina davanti alla bocca come nei film cinesi, ma anche loro non sanno aiutarlo, indicandogli l'ascensore nella lobby. Lo parte alla ricerca di un altro ascensore. Se ne intravede uno nella distante foschia di un asintotico centro commerciale, ma si ferma al quinto piano. Lo, in incipiente collasso cardiocircolatorio da sudore, si dispera, ma decide di affrontare la questione con raziocinio. Dunque: il palazzo e' piu' alto di 31 piani: ci sara' un ascensore adeguato! Esce e fa il giro del grattacielo: la parte posteriore! Ecco dove e' l'albergo. Matteo e' gia' li' che aspetta Abol, l'appuntamento e' per le 1330 e sono gia' le 1329. Lo e' arrivato appena in tempo, ma e' in condizioni pietose. Scappa nella stanza a farsi una rapidissima doccia per cercare di tornare nel mondo dei vivi. Che albergo di superlusso: piscina, palestra e sala Majong al quinto piano, stanza al quarantesimo piano. Il letto sembra una portaerei e il box doccia ha quasi le dimensioni dell'intero bagno di Lo. C'e' perfino la vasca da bagno separata, con una finestra che da' sulla stanza da letto (?!?). Lo si presenta ad Abol in crisi ipoglicemica e con crampi da disidratrazione, ma almeno e' tutto profumato. Come e' andato il viaggio? Ottimamente, perche'? Lo non vede Abol da anni e gli fa piacere vedere che ha fatto carriera e che si trova benissimo qui. Quanto tempo e' passato da quando Lo in Iran cercava di convicerlo (all'epoca imberbe studente) che non era il caso che tale paese sviluppasse centrali atomiche. Siamo diretti a un parco alla periferia di Chengdu, con la macchina di Abol. Matteo scoppia a ridere: sul baule c'e' scritto entusiasticamente "Build Your Dreams" a caratteri cubitali, e sembra una presa in giro. Abol spiega pazientemente a Matteo che BYD e' una delle marche principali di automobili elettriche in Cina e sembra molto orgoglioso della sua auto. In effetti e' una macchina molto bella e capace. Abol spiega che e' facile vedere quali sono le auto elettriche perche' hanno la targa verde. Lo osserva che una altissima percentuale delle auto (forse quasi il 50%) e' elettrica. Le auto sono praticamente tutte nuove e scintillanti. Vedere le auto che circolano e', di solito, un buon indicatore della ricchezza di un paese, e a Lo pare che le auto siano mediamente migliori che in Italia. Tutti gli scooter sono elettrici (forse c'e' una legge al proposito) e perfino i camion. Lo, che non ha mai visto dal vivo un camion elettrico prima di ora, ne studia uno con curiosita'. La macchina di Abol superficialmente puo' ricordare molto alla lontana una Tesla, ma sembra chiaro che e' un auto sviluppata da zero autonomamente in Cina. Arriviamo presto in periferia, dopo aver preso una delle tante tangenziali multipiano della citta'. Abol dice che qui sono solo due piani, ma nella vicina Chongcinq ci sono anche tangenziali a 4 piani e linee ferroviarie sopraelevate che passano direttamente dentro ai palazzi. Lo non osa immaginare cosa succeda alle tazze buone nella credenza ogni volta che passa il treno. "Treno diretto per Chengdu in partenza dal soggiorno. Il treno per Chigua partira' dal bagno invece che dal tinello". Arriviamo ad un parco dove Abol orgoglioso afferma che un imperatore aveva costruito un impressionante sistema di irrigazione e gestione delle acque 2000 (!!!) anni fa, ancora oggi perfettamente utilizzabile (e utilizzato). Entriamo in un bel parco pieno di cinesi in evidente passeggiata pomeridiana domenicale. Sono tutti, esclusivamente, cinesi. In una citta' di 22 milioni, ci sono appena 10000 stranieri. Praticamente impossibile vederne. Abol dice che e' praticamente impossibile diventare un cittadino cinese, a meno che uno che lavora in Cina non vinca un premio Nobel, ma a lui non sembra minimamente dare peso alla questione. Il cinese e' una lingua totalmente incomprensibile e difficilissima da imparare perche' e' tonale. Quindi non solo bisogna pronunciare correttamente le parole, ma anche modularle con il giusto tono, ci confida lo sconsolato Abol. Naturalmente anche l'alfabeto e' quasi irraggiungibile. E' buffo, pero' che il modo piu' efficiente di scriverlo e' il Chinglish (o qualcosa del genere), dove i caratteri cinesi vengono introdotti nei device elettronici scrivendoli con l'alfabeto occidentale (forse usando il suono traslitterato in inglese?) Il parco e' gradevole ed e' contornato da torrentelli d'acqua, fontane e antichi palazzi in legno. Ovviamente saranno stati ricostruiti, ma l'architettura e' ancora quella originale (pare). Si attraversa un antico ponte di corde e Lo fa finta di non notare che le corde celano dei robusti cavi di acciaio ancorati in plinti di cemento armato, evidentemente i restauratori si sono presi qualche licenza poetica: meno male! Nonostante l'acciaio, il ponte ondeggia vistosamente sotto i piedi delle torme di domenicali passeggianti cinesi, al punto che bastano un centinaio di metri di ponte che a Lo prende un mal di terra vistoso: arrivati sul lato opposto, sembra che il marciapiede di porfido continui ad ondeggiare! Matteo si avvicina curioso ai venditori ambulanti alla ricerca di insetti fritti, declamando orgoglioso che la volta precedente che era stato a Chegdu aveva sgranocchiato gustosi scorpioni, scolopendre e trilobiti. Lo e' invece piu' attratto dalla meravigliosa frutta fresca, tipo le ciliegie grosse come prugne. Ogni tanto inserisce la testa in una fontanella, nel disperato tentativo di evitare un'insolazione nel sole a spacco: "ci sono 33 gradi" dice l'imperturbabile Abol. Certo rispetto ai 45 di Tehran, questo e' niente. Lo, che morirebbe in un microsecondo a 45 gradi annaspa. Per fortuna il parco e' pieno di rigogliosi alberi e bamboo, e non manca l'ombra. Si attraversa un altro ponte di corde, e si inizia a salire sulla collina. Per gli scoppiati, e' possibile assoldare un paio di portantini che caricano il privilegiato su una seggiolina di panno appesa a due lunghe canne di bamboo e lo portano su di peso. Lo osserva divertito che la portantina ha un asta di legno che i portantini si mettono direttamente sulla clavicola: neanche una minima imbottitura ne' sulla portantina, ne' sulla schiena dei portantini. Che debbano dimostrare la loro virilita' in tal modo? Perche' allora non metterci un coccio di bottiglia frantumato, gia' che ci siamo? Prima della salita, si incontra un muro coperto di rossi bigliettini: per pochi soldi si puo' acquistare uno di tali bigliettini, scriverci il proprio desiderio e poi appenderlo. Pare che i dirigenti del partito comunista devono esplicitamente rinunciare alla religione, ma poi si vedono spesso nei templi ad appendere i bigliettini! Si sale lungo una lunga e ripida scalinata, e si arriva marci di sudore ad una simpatica specie di pagoda nella foresta. Il panorama vale la fatica: si vede il sistema di canali e le lontane montagne emergono nella densa foschia. Lo osserva con sgomento che, al posto dei gelati che sarebbero qui appropriati, i venditori vendono salamelle fritte nel loro grasso su uno stecco da ghiacciolo. Se si vuole qualcosa di piu' fresco, si puo' anche scegliere un wurstel allo spiedo. Lo ne e' talmente incuriosito che scherzosamente suggerisce che ci vorrebbe una bella salsiccia rovente ora. Abol lo prende in parola e si dirige deciso verso un venditore di tali sfrigolanti prelibatezze. Per fortuna Lo si accorge in tempo e riesce a fermare Abol appena in tempo: scherzavo, scherzavo! Il venditore stava gia' preparando lo stecco per la salsiccia e rimane delusissimo dal vedersi sfuggire il danaroso cliente. Ora attraversiamo un tempio con delle enormi statue di pacifici e ciccioni Buddha (?) davanti a cui sono disposti dei mucchietti di frutta e uno stuolo di candele. Ci dirigiamo verso un'altra pagoda che svetta proprio in cima ad una collinetta, superando dei portantini che stanno portando delle mamme con i loro bimbi in braccio. Che peso allucinante, ma loro non sembrano badarci minimamente nonostante la temperatura da forgiatura del titanio. Arriviamo alla pagoda alta e saliamo fino in cima (6 piani). Il panorama e' notevole anche qui: da un lato le verdissime colline con le montagne che si intravedono in lontananza nella foschia. Dall'altro si vede la citta' che inizia poco lontano. Nella citta' c'e' una stranissima costruzione e Abol dice che si tratta di una pista da sci artificiale al chiuso, dove si puo' sciare anche in piena estate: con una pista difficile ed una facile. E' una costruzione enorme. Si scende verso il paesino tipico che si intravede in fondo alla collina e si entra in un paese tradizionale cinese. E' stato trasformato in una specie di disneyland per i turisti: ci sono delle giostre a forma di dinosauri che i bimbi possono cavalcare: sono molto realistici e ruggiscono muovendosi minacciosi. Chissa' come piacerebbero al piccolo Elio! Comunque, in mezzo al bailamme, si riesce ancora a capire come doveva essere fatto il paese originale, molto carino: sembra preso da un set di un film. I negozi vendono strane mercanzie. La specialita' culinaria di Chengdu sono le teste di coniglio, soffritte nel peperoncino. Interi negozi sembrano vendere solo quello. Il resto del coniglio viene, evidentemente, scartato. Certo che non e' facilissimo mangiare una testa di coniglio. Come si fa? Forse l'abbondantissimo peperoncino ha ammorbidito il cranio con i raggi gamma e beta che sembra sprigionare in abbondanza? Lo non riesce ad avere il coraggio di assaggiare tale imprescindibile raffinatezza (poco invitante per la verita', se non altro per il colore rosso peperoncino fosforescente) e rimane con la curiosita'. In un negozio c'e' uno stranissimo pet: un animale che sembra un incrocio tra una capra, un cammello e un barboncino. Che sara' mai? Una bimba lo sta accarezzando, ma l'animale sembra boccheggiante e non reagisce. Che pena. La strada principale e' un tripudio di negozi per turisti, ma si vede ancora l'impianto antico del paesino, con un ruscelletto che passa in un canale lungo la strada. Si rientra alla macchina attraversando un imponentissimo ponte coperto in legno decorato da impressionanti statue di draghi dai lunghi baffi che osservano accigliati l'impetuosissima corrente. Ora si va al ristorante. Abol ci tiene molto a rassicurarci che ha chiesto espressamente al ristorante di usare il minimo possibile di spezie. Infatti la specialita' del Sichuan (la regione qui) e' l'hot pot che e' una specie di pentola di olio bollente pieno (traboccante) di piccantissimi peperoncini fino a renderlo rosso acceso, in cui vengono aggiunte varie pietanze (apparentemente a caso, visto che il loro sapore e' totalmente e completamente irrilevante). Dice Abol che, quando l'ha mangiato la prima volta, e' stato male come se fosse andato dal dentista e ha perso l'uso del palato (che gli si era gonfiato come per un ascesso) per un giorno intero. Lo e Matteo sono molto grati di evitare l'esperienza. Si mangia all'aperto sulle sponde di uno stagno (quasi nessuna zanzara, come e' possibile?!) Molto gradevole. Ci si siede attorno ad un tavolo di mattoni coperto da una lastra di marmo. Al centro, incassato nel marmo, c'e' una marmitta ribollente a causa di un fuoco di legna acceso dentro il tavolo stesso. La marmitta contiene una serie di verdure, carne e (poco, per fortuna) peperoncino. Lo cerca di ignorare le zampe di gallina e la cresta di gallo che galleggiano nel brodo, ma Abol assicura che sono delle prelibatezze. Sara'... Ci sono anche degli ottimi panetti di pane di granoturco che vengono cucinati sul bordo della marmitta, assorbendo tutti i sapori. Siccome bisogna pescare direttamente dalla pentola con i bastoncini, le nostre capacita' chirurgiche di usare tali bizzarre posate vengono messe alla prova: un ottimo modo per dimagrire. Ciononostante, mangiamo a crepapanza le strane pietanze ribollenti. Uno stranissimo vegetale si rivelera' un germoglio di bamboo, e strani funghi neri galleggiano nella zuppa contornati da strane verdure molto gustose. La sera termina allegramente e torniamo stanchi ma molto soddisfatti al magnificente albergo. Il giorno dopo abbiamo la nostra mini-lezione (quantum sensing). Lo fa una lezione alla "lavagna" usando il suo tablet proiettato sullo schermo. Per la prima volta in 2 anni, il proiettore riconosce immediatamente la risoluzione 4k del laptop di Lo senza dover passare i canonici 10 minuti a fare funzionare tutto: anche su questo, tecnologia cutting edge. Abol ci preavverte che gli studenti cinesi sono estremamente timidi: "il professore e' come un dio per loro", ci assicura, e quindi di non aspettare che ci facciano domande. In realta', forse incoraggiati da Lo, fanno un sacco di domande, e Lo deve ammettere che sono di un livello alto: certo, il quantum sensing e' una delle linee di ricerca di Abol ed e' molto sviluppato nella Sharif university dove lui si e' laureato. Ciononostante (per fortuna) ci aveva chiesto di fare una lezione introduttiva (forse anche a vantaggio degli studenti degli altri gruppi e delle altre universita'). Dopo la lezione, andiamo dal direttore del centro di ricerca, un gioviale cinese che ci offre ridendo di assumerci coprendoci d'oro. Le risorse qui non mancano di certo, ci dice, vantando di un suo collega che ha un gruppo di ricerca con 80 postdoc!! La Cina sta, evidentemente, cercando di attirare talento estero e non bada a spese. Uno stipendio di circa 7000 euri al mese (piu' doppio dello stipendio di Lo), piu' un quarto di milione per comprare casa, piu' un paio di milioni di fondi di ricerca per mettere su un gruppo. Considerato il costo della vita, probabilmente Lo si troverebbe con 5 o 6 volte il suo attuale potere d'acquisto. Inoltre, assicura Abol che assumere un postdoc costa pochissimo perche' l'universita' li sovvenziona per il 70%, quindi quei 2 milioni sono una cifra da favola. Abol ci chiede di rifletterci con molta cura, e di non dire immediatamente di no. La sera ci si incontra con Barry e Nana, due scienziati molto in gamba che Lo non vede da anni. L'appuntamento e' in un centro commerciale in uno stranissimo negozio che vende multicolorate ed enormi statue di plastica di diorami di fumetti, film di fantascienza e dinosauri. Una testa di T-Rex a grandezza naturale campeggia nel centro, ma sensuali fate ghermite da orribili orchi si allineano su scaffali a fianco di robottoni con spade laser usciti da cartoni animati giapponesi e ad enormi angeli dalle ali dorate che sconfiggono draghi fiammeggianti. Il Kitsch e' a fondo scala, e i prezzi sono incredibilmente alti anche per la Cina. E' il primo negozio del centro commerciale e quindi deve fare ottimi affari. I seriosi scienziati quantistici occhieggiano incuriositi tali improbabili scenari. Ci spostiamo ad un ristorante al quinto piano dove c'e' il solito problema di trovare qualcosa di commestibile per il vegano Barry. Non c'e' proprio il concetto di "vegetariano" in Cina, figuriamoci vegano: e' chiaro che un insalata al bacon e' vegetariana, no? C'e' l'insalata o no?!? Altrimenti puo' sempre mangiare questo ottimo pesce al peperoncino, non e' mica un animale.. Il giorno dopo inizia la conferenza internazionale e molti delegati da tutta la Cina arrivano a frotte e Lo riconosce alcuni vecchi amici, e incontra nuovi amici. La conferenza e' nel campus "vecchio" di cui Abol parla con disprezzo: immensi vialoni alberati bordati da frondosi alberi verdi e da severi palazzoni creano un oasi di pace in pieno centro della immane metropoli. Eppure ci assicura Abol che il nuovo campus sara' anche meglio: ci sara' perfino un lago e sara' talmente grande che ci vuole un'ora a piedi per attraversarlo. Si trasferiranno a breve. Del resto, bisogna soddisfare una popolazione grande come tutto il nord Italia, dove ci saranno una ventina di universita'. Si trasferiranno fra qualche mese. Abol lamenta che il passo dello sviluppo e' talmente rapido che, quando sta all'estero per qualche mese, al ritorno non riconosce piu' le strade e le linee della metropolitana che sono cambiate nel frattempo. Lo pensa sconsolato al cadente edificio del suo dipartimento. E' vero che sono anni che ci promettono un edificio nuovo, ma tale miraggio non si avvicina neanche di un picometro l'anno. La sala conferenze, al posto del proiettore, ha una parete di scermi led. E' talmente luminosa che Oscar (un collega svedese che lavora a Hong Kong) deve sedersi all'ultima fila e, quando e' forzato a stare in prima fila per fare il chairman deve mettersi gli occhiali da sole e il collirio. Le poltrone sono talmente comode che Lo non riesce a stare sveglio durante i seminari e si riprende sonoramente dal jet lag. I seminari dei colleghi cinesi sono molto impressionanti per la loro capacita' tecnica, decisamente meno per l'originalita' dei risultati. L'impressione e' che siano molto abili nello sviluppare tecnologie gia' affermate, meno nello sviluppare nuove tecnologie. Naturalmente ci sono eccezioni, come scopre sgomento Lo parlando con il gioviale Xiaoting (un collaboratore di Seth): ha appena sottomesso un articolo molto simile a quello che Lo sta sviluppando con Chiara e Simone. Lo entra in emergenza e scrive a Simone e Chiara: sottomettere subito anche il nostro! Peccato: volevamo aspettare con la sottomissione per cercare di brevettare l'idea, ma niente da fare. Certo che competere seriamente con un paese che ha tali risorse sara' difficilissimo, se si mettono d'impegno a sviluppare le stesse linee di ricerca... La prima sera ci troviamo per una birra su un lungofiume pedonale molto carino, circondato da localini, tra cui uno curioso il cui cartello promette musica dal vivo, caffe' e metafisica! "Mi dia una vassoio di pasticcini, per favore, accompagnata da una bella tazza di metafisica ben zuccherata". La sera dopo andiamo a prendere una birra in un piccolo "antico" villaggio ricostruito (per turisti) in mezzo alla metropoli, con edifici in legno tradizionali sulle rive di stagni artificiali. Anche qui e' pieno di negozi per turisti che vendono sfere di cristallo con dentro sculture, lingotti di argento a forma di barchetta di carta, teste di coniglio al peperoncino, pallette di gelatina che sembrano occhi di mucca (che Nana si gusta allegramente leccandosi le labbra) e the' di tutti i tipi e sapori. Un intero settore del mercato e' dedicato ai pulitori professionisti di orecchie. Ti siedi su una comoda sdraio mentre un professionista con torcia agganciata agli occhiali scava nei tuoi padiglioni auricolari con attrezzi selezionati da un fornitissimo vassoio che farebbe invidia al piu' avanzato chirurgo. Il minatore di cerume ti mostra orgoglioso il suo estratto in modo che tu possa apprezzarne il lavoro di fino. Dopo aver attraversato un ponte ricoperto di cinesine con vestiti tradizionali che si fanno selfie sorridenti, ci fermiamo in gruppo sulla sponda di uno stagno a bere birra discutendo di fisica, metafisica, e di altro sgranocchiando semi di girasole salati. La serata scorre via molto piacevolmente. Venerdi' Abol organizza per Lo un'escursione a vedere il centro di ricerca per i panda, che Moster si e' raccomandata di vedere (lei era stata a Chengdu qualche anno prima, apposta). L'autostrada per arrivarci e' bordeggiata da enormi affreschi di panda, da statue e portali di panda e da enormi cartelloni pubblicitari di panda. Stiamo per caso andando a visitare i panda?!? Non e' facile distrarsi dallo scopo finale del viaggio: non passa di certo inosservato. Si arriva dai panda ed e' molto piu' divertente vedere le torme di turisti che i poveri animali. Tutto e' studiato nei minimi dettagli per permettere l'afflusso di quantita' impressionanti di persone. Lo e' l'unico che non ha comprato ancora il biglietto (via wechat?) ma viene subito instradato nell'ufficio biglietti dove un sorpreso impiegato gentilmente gli fa pagare con i soldi: che cosa antiquata. I panda vivono in recinti nel bosco, circondati da stradine dove le torme di turisti assatanati si spintonano cercando di fotografare uno sbadiglio di panda annoiato. Abol ha consigliato a Lo di andare alla mattina quando i panda sono piu' attivi, ma alcuni sembrano dei tappeti comatosi messi ad asciugare su dei rami, con un filo di bava che gli cade dalla bocca come unico segno di inediosa vita. Ce n'e' uno (anzi una) che invece si aggira per il suo giardinetto con grinta, meno male. Decisamente piu' attivi sono i panda rossi (red panda) che sono un incrocio tra un raccoon e una volpe e che si inseguono, mangiano bamboo e si arrampicano sugli alberi come se stessero attraversando un marciapiede. Lo rientra alla conferenza salendo su un taxi e mostrando la scritta in cinese che l'efficientissimo Abol gli ha mandato su wechat. Arriva in tempo per partecipare alla premiazione del migliore poster della conferenza dove alcuni ragazzi orgogliosi ritirano un bel libro di testo e 2000 yuan di premio. Poi c'e' il tempo di salutare tutti e di visitare un ultimo quartiere poco distante, dove, su consiglio di Abol, Lo puo' visitare un tempio buddista (Taikoo Li) molto suggestivo in mezzo ad enormi grattacieli e una piazza di centri commerciali con sufficienti cartelloni sbrilluccicanti da far sfigurare decisamente un qualunque Times square. Lo entra in un buffo negozio di articoli di superlusso. In vetrina una moto Ducati vera. Dentro si puo' comprare una tastiera meccanica da computer bluetooth raffinatissima e costosissima fatta a mano, oppure una statua di un astonauta della Nasa, oppure un modello 1:10 di una Koenigsegg agera, oppure un'enorme modello dell'auto del film di ghostbuster, un rasoio di porcellana. In un angolo c'e' una antica radio brionvega italiana che sembra identica ad una che Lo ha riparato al repair cafe' qualche mese prima. Insomma una specie di tempio per danarosissimi nerds cinesi. Forse e' questa la etnografia dei nuovi ricchi cinesi? Certo non mancano a fianco i negozi elegantissimi: tutte le migliori marche del lusso italiane (Gucci, Fendi, Ferragamo, Armani) si affiancano a Dior, Tiffany, Luis Vitton e ai i migliori marchi di orologi svizzeri, affiancati da un singolare negozio "gentle monster" con dentro una mezza dozzina di bufali impagliati. L'impressione che la Cina sia un paese ricchissimo (almeno, all'apparenza) viene rafforzata esponenzialmente. Il tempio fa da spirituale contraltare all'elegante centro commerciale all'esterno. Diversi edifici pieni di ieratiche statue di Buddha si alternano ad aiuole con buffe raffiguarazioni di draghi. Una statua di un pellegrino in preghiera con un'enorme testa sferica da due metri di diametro fa da kitchissimo contrasto con l'altrimenti molto elegante tempio. In una sala un monaco con microfono conduce un solenne coro di canti tibetani (?) di tutti gli astanti, in preponderanza donne dalla voce profonda. Anche qui non mancano i panda: una enorme statua di panda si arrampica su un grattacielo li' vicino, in una buffa parodia involontaria di King Kong. Corsa all'aereoporto e partenza, verso nuove avventure!