Trekking in SWEDEN nationalpark.
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Simone Cima & Lorenzo Maccone!!

  • The trip log is written in Italian... If you don't speak Italian you can still look at the pictures ;-)
  • Diario del viaggio.
    (si noti che e' stato scritto il giorno dopo la fine del giro! L'italiano risente della stanchezza!)
    2/4/1998 Partenza da casa h. 5:30! Naturalmente L non arriva prima delle 6:00. Auto loading: sembra un 131 dei marocchini, mancano solo i materassi sul tetto. Partenza! Si entra in autostrada a Quincinetto e praticamente se ne esce a ___ (3100 Km dopo) a pochi chilometri dal circolo polare artico. Usciti ad Aosta, facciamo faticosamente arrancare il carro fino al G.S. Bernardo, dove subito la polizia ci fa il mazzo: infatti L si affaccia al chiosco Svizzero per comprare il tagliandino dell'autostrada e subito il polizia, vedendo il suo brutto ceffo, afferra la pistola. La Svizzera scorre via easy, la Germania scorre via un po' meno easy: prendiamo tantissima acqua e non passa piu'. Nel nord vediamo dei bei posti per cicloturismo, ma il tempo non incoraggia proprio! In effetti a L il morale va un po' a terra, scarsamente confortato da S con improbabili teorie metereologiche, secondo cui se in Europa e' brutto, in Svezia e' bello... In effetti sara' piu' o meno cosi'. Arriviamo cosi' verso mezzanotte al confine con la Danimarca, dove affrontiamo la prima messa a terra. Una doganiera cicciona e brutta ci sequestra i documenti e ci manda alla vicina stazione di polizia. La carta di identita' di L ha un rettangolino mancante nella plastificazione dietro la foto e il doganiere pensa che sia falsa! L produce 10000 documenti che vanno dal modello E111 al gruppo sanguigno 0+ e inoltre mostra la carta d'identita' di S dove la plastificazione non c'e' proprio! Dopo 1/2 ora di commedia degna di un film di Toto' e dopo che il doganiere ci aveva gia' atterrato vietandoci esplicitamente di entrare in Danimarca, L. riesce a convincere la polizia di essere proprio lui e si puo' procedere sotto una violentissima nevicata che ci accompagnera' (con punte di vera e propria bufera) fino in Svezia. Guida L. fino alle 300 ca. Prendiamo 2 traghetti e ci facciamo ridere dietro dalla bigliettaia chiedendole se non c'era un ponte: pare che non sia ancora pronto! Il viaggio procede in Svezia dove non guardano neanche i documenti e dove guida S. fino alle 500 quando ci fermiamo un paio d'ore in un malatissimo autogrill a riposare. L. non riesce praticamente a dormire ed e' di nuovo alla guida alle 700, S invece riesce sempre a ronfare alla grande! Verso le 1030 arriviamo a Stoccolma gia' discretamente abbruttiti e veniamo bruscamente riportati alla realta' dal giunto sx. della macchina che inizia a fare un po' di rumore (n.b. che avevamo cambiato il giunto dx prima di partire!@#!) Per fortuna dopo pochi chilometri smette e non si fara' (speriamo) piu' sentire. Da Stoccolma mancano ancora 1200Km a ___, come indifferente testimonia il GPS che abbiamo fissato al cruscotto con il nastro adesivo. L entra in paranoia! La Svezia e' proprio lunga, ma se Dio vuole alla fine ci accorgiamo che i cartelli autostradali indicano finalmente localita' da cui non dovremo passare. Arriviamo devastati a ___ verso le 2000 dopo 38 ore di guida praticamente ininterrotta, solo per andare a terra nuovamente: l'ostello chiude alle 1900! Per fortuna c'e' un cartello con un numero telefonico. Dopo qualche traversia veniamo indirizzati verso un bar reido che pare avere un telefono pubblico. L entra per telefonare, solo per essere abbordato da due uomini tali solo di nome, che si eccitano a sentirlo parlare in inglese. Per fortuna il barista molto gentile lo aiuta a districarsi con l'incredibilmente inefficiente sistema telefonico svedese e alla fine si riesce a contattare l'ostello. La notte passa in un coma profondo che ci restituisce parzialmente le forze.

    4/4/1998 Un S fuori di testa tira giu' di peso un L rintronatissimo dal letto: il tempo e' magnifico e lui non riesce piu' a stare fermo. Alla euforica colazione partecipa un tale Gorgio, un nigeriano che avevamo conosciuto la sera prima e che e' qui per un convegno. Il tipo si spiega in francese e, dopo poche battute, ci accorgiamo che e' fuori come una terrazza. Lo accompagna l'ultima figlia dei fiori: una Janis Joplin danese di 80 anni (un po' di meno) che ci intorta con una sua teoria sugli orsi e sul loro valore spirituale presso i popoli nordici. S carica la macchina, mentre L cerca di capire come funzionano le coordinate UTM sulla cartina del ___. Solo piu' tardi scopriremo che la Svezia usa un sistema di coordinate autonomo e quindi ci rassegnamo ad usare il GPS in modalita' latitudine/longitudine, molto piu' scomodo che le UTM.
    PARTENZA! Sono gli ultimi 120 Km in macchina. Il tempo e' bellissimo e S. non sta piu' nelle scarpe: sembra un bimbo a cui hanno regalato un negozio di giochi! Si ferma ogni pochi Km a fare foto. Il panorama gia' dalla macchina e' fantastico: laghi gelati, foreste di pini sconfinate e spettacolari cascate ghiacciate. Arriviamo a ____ tamarrissimi, con la colonna sonora di Rocky sparata a tutto volume sull'autoradio, suscitando non poche alzate di sopracciglio in tutti gli altri team pronti a partire. Nonostante i commenti dubbiosi che gli altri rivolgono alle nostre attrezzature (soprattutto agli sci non adatti, visto che usiamo sci da alpinismo e alla slitta artigianale, ricavata da un bob un sabato pomeriggio), ci riveliamo tatticissimi e in meno di 1/2 ora di preparativi siamo ready for take off.  Stacchiamo la batteria della macchina e partiamo. S tira la slitta che in partenza pesa ca. 30 Kg, ma neanche questo frena il suo debordante e contagioso entusiasmo e ben presto L rimane indietro anche a causa degli scarponi legati male e dei suoi "felponi" (come presto verranno soprannominate le sue scadentissime pelli di foca di pelouche).
    1^ tappa: ___ (__^__' N/__^__' E) - ___ (__^__'/__^__'E) Grandissima camminata dapprima in un bosco di pini e poi attraverso due laghi gelati. Il tempo e' stupendo e sembra di essere dentro un documentario: il panorama e' veramente spettacolare e immenso. In lontananza si vedono le montagne che scaleremo. Noi, abituati alle nostre "calde" montagne procediamo con magliettine e pantaloni in gore-tex. Incrociamo una comitiva di tedeschi che sembrano sbarcare dal polo e ci guardano stralunati come se fossimo pinguini. Tutti quelli con cui ci fermiamo a chiacchierare per chiedere le previsioni ci fanno notare che con i nostri sci (d'alpinismo) non andremo da nessuna parte! S si prende la prima bollita alle mani riempiendo la borraccia in un torrente gelato. Ottimo il collaudo alla artigianale slitta che sembra funzionare benissimo. Ci accampiamo sul lago gelato dietro al riparo di un'isoletta. Abbiamo qualche problema a piantare la tenda visto che, ovviamente, non si possono usare i picchetti! Passiamo una serata piacevolissima cucinando una pasta ai gamberetti della Knorr. La temperatura scende rapidamente a -8, ma la nostra attrezzatura funziona benissimo. Purtroppo una collina ci toglie il bellissimo tramonto artico, che avevamo pero' visto la sera prima dalla macchina. Durante la notte, la temperatura tocca i -15, ma non c'e' umidita' e quindi nessun problema. La mattina assistiamo ad uno dei capricci metereologici che ci accompagneranno per tutto il giro. In meno di 20 minuti la pressione precipita e il cielo ingrigisce.
    2^ tappa: Prima di partire, scrocchiamo un po' di sale al gestore di un rifugio vicino (solo dopo la fine del giro ci accorgeremo di avere con noi un intero barattolo che pensavamo contenesse fruttosio). Il gestore e' molto gentile, ma non sa niente delle previsioni e ci guarda un po' male quando gli diciamo che andiamo in Rapadalen. La mattina si procede sulla Kungsleden battuta dalle motoslitte, ma finalmente dopo pranzo abbandoniamo il sentiero e attraaversiamo un enorme lago gelato. Qui bisogna battere la traccia e la slitta diventa molto piu' pesante! Dopo il lago, attraversiamo un bellissimo bosco dove pero' si procede molto lentamente. La sera ci si accampa vicino ad un altro lago gelato, da cui possiamo attingere acqua. Ci troviamo nella valle del lago Lulep che e' veramente fantastica. Di sera inizia a nevischiare e il morale ne risente un po'. Alla mattina, pero', siamo premiati: e' una giornata FANTASTICA! L rischia di finire a mollo per riempire la borraccia, mentre S si fa la barba dopo aver rotto il ghiaccio a scarponate.
    3^ tappa o tappa dell'incubo: Si parte nel vallone dove avevamo dormito che sembra un pezzo di Canada: c'e' un contrafforte roccioso imponente merlato di cascate di ghiaccio e si cammina su laghi gelati, paludi e in mezzo a boschi di cui si vede solo la sommita' degli alberi. Il tempo e' fantastico e non c'e' anima viva! Improvvisamente il vallone sfocia su Rapadalen e ci attende uno spettacolo a dir poco spettacolare! L'immenso Rapadalen e' ai nostri piedi, contornata da altissimi speroni rocciosi. Rimaniamo costernati dallo spettacolo, forse il piu' bello del giro. Procediamo poi sul fondo di Rapadalen sul fiume gelato e ci fermiamo per pranzo a mangiare un po' di papaya. L finisce a mollo con gli sci, subito seguito da S a cui, quindi, si spegne il sorriso con una bestemmia. Il pomeriggio camminiamo come bestie! Siamo preoccupati di andare troppo piano e vogliamo portarci avanti. Quello stordito di L si fa un paio di Km in piu' perche' perde il maglione e deve tornare indietro a prenderlo. S ne approfitta per passare beffardamente in testa, lasciandogli scritte ingiuriose sulla neve! Alla sera siamo entrambi scoppiati e ci accampiamo in un luogo leggermente elevato da cui si domina il fondovalle. Nonostante si tengano gli occhi ben aperti, non riusciamo a vedere altri animali che le pernici bianche. La sera tira vento e nevica un po' e quindi S costruisce un riparo di fortuna con un telo termico. Una pasta vongole e asparagi e poi di corsa a letto, devastati.
    4^ tappa o tappa del ventone: Partenza mesta sotto un forte vento, che fortunatamente non ci impedisce di asciugare i sacchi a pelo e la tenda. Dopo neanche un Km incontriamo il personaggio mitologico in cui e' inevitabile imbattersi in situazioni del genere. S lo soprannomina immediatamente "Jack London". E' un norvegese barbuto con una muta di splendidi cani da slitta. Ci racconta che e' in giro da un paio di settimane e che ha ancora cibo per 17 giorni! Ci ha rivelato che il posto brulicava di animali e che la sera prima aveva visto dei "wolverine" che non abbiamo ancora capito che razza di animale sia. Ci ha anche raccontato di aver fatto Oslo-Capo nord interamente in slitta. Ci spiega la faccenda delle coordinate UTM e ci fa vedere il suo tragitto. Ci accomiatiamo dicendo che ci saremmo rivisti quando lui ci avrebbe raggiunto. A questa battuta lui abbozza un sorrisetto che capiamo solo quando ci supera agilmente e in scioltezza, mentre noi arranchiamo molto penosamente con sci e slitta. La scena dei cani che corrono sulla neve su questo enorme tratto di fiume gelato e' una scena di notevolissima eleganza e leggerezza, tanto che ci rammarichiamo di non aver cercato di capire di piu' sui suoi cani. Sicuramente i cani e la slitta sono il modo giusto di muoversi qui! S improvvisa un rapido bidet sfruttando una crepa nel fiume. Il vento e' pero' veramente notevole e quindi viene castigato. Ci fermiamo a mangiare frutta secca e noci in mezzo alla valle, ma dobbiamo costruire un riparo di fortuna per non essere massacrati dal vento. Piu' avanti incontriamo due trekker tatticissimi. Per fregarli sul tempo, stavolta, L li previene dicendo che i suoi sci sono piu' adatti alle Alpi che alla Svezia! Ci fermiamo dopo un po' ad una biforcazione della valle. L e' veramente provato dal vento che non ha smesso un attimo e per poco non finisce al tappeto. Fortunatamente viene rimesso in piedi da un blocco di grana padano ben spesso. Mangiamo al riparo da un telo termico teso su un albero. Anche questa sera il tempo e' brutto e nevica un po'. La notte crolliamo entrambi come pere sfatte.
    5^ tappa: Il tempo, grazie al cielo (letteralmente!), si e' rimesso al bello e fino all'ultimo momento siamo indecisi se continuare sul fondo valle oppure prendere una valletta in salita (Naite vagge)) che ci porterebbe su un altipiano (Luotto) desolatissimo. Alla fine, per fortuna nostra, optiamo per la seconda ipotesi e iniziamo ad arrancare per la ripida salita, facendo un ampio giro per evitare delle brutte cornici sopra al canalone. Ben presto il vento cessa del tutto e ci troviamo di nuovo in maglietta. Appena fuori del canale, S vede un igloo scavato in un'onda della neve. Ci sembra una buona idea fermarsi per la notte li'. In effetti, se non fosse stato per l'igloo, quella sera avremmo avuto delle difficolta' serie. Infatti, in pochissimo si e' sviluppata una tempesta di neve che ci ha dato l'ennesima castigata. Infatti, decidiamo di fare una passeggiata prima di cena, ma al ritorno il vento ci sbatte la neve in faccia con tale violenza che S, che ha lasciato il passamontagna nell'igloo, teme di avere una guancia congelata. Ci accingiamo a cucinare e pernottare nell'igloo confortati dal ricordo che nelle nostre letture, negli igloo la temperatura rimane stabile. Invece assistiamo sgomenti al termometro che precipita rapidamente a -10. L fa una scorta d'acqua scavando un blocco di neve e, usando questa, cuciniamo un'ottima polenta e ragu'. La notte veniamo castigati dal freddo: fuori continua la tormenta di neve e dentro la temperatura (scesa a -17 la seconda notte!) combinata con l'elevata umidita' ci danno l'impressione di avere i sacchi a pelo guasti. L passa meta' della notte a tremare e a rotolarsi sul ghiaccio. La mattina il tempo non promette nulla, anzi e' proprio brutto e decidiamo per una breve escursione sulla cima di Naite, che e' poco lontano. Ci fidiamo ad allontanarci dall'igloo solo dopo averne preso la posizione con il GPS ed in ogni caso lasciamo la slitta rossa in posizione ben visibile. Iniziamo l'odissea dell'ascesa in mezzo ad un fortissimo vento che ci porta ai documentari sull'Alaska o sul polo: si vede la neve che ci fischia attorno, ma la visibilita' non e' pessima e speriamo di vedere qualcosa dalla cima. Infatti, veniamo premiati con uno spettacolo mozzafiato della cima battuta dal vento che domina Rapadalen. La temperatura e' -10, che aggiunta ai 40-50 Km/h di vento portano ad un windchill di -30! Lo spettacolo e' veramente notevole, ma non possiamo spingerci troppo vicini al precipizio per paura delle cornici che avevamo visto il giorno prima. Nonostante il vento, la neve e il freddo patito, torniamo a "casa" soddisfatti e ci attende una buona sorpresa. Il vento ha ceduto e riusciamo addirittura a fare una siesta al sole. La notte non ci coglie impreparati stavolta e andiamo a dormire molto piu' vestiti, ma la temperatura e' bassissima, dato che il cielo e' limpido ora. Alla mattina S ha notevolissime difficolta' ad uscire dal suo sofisticato sacco a pelo, visto che la cerniera si e' completamente congelata! L non riesce ad aiutarlo per il troppo ridere nel vedere questo enorme bruco verde che si agita imprecando!
    7^ tappa: Giornata STUPENDA! C'e' un sole che spacca tutto e decidiamo che non possiamo sprecare una simile occasione: prima di scendere dall'altopiano, dobbiamo salire un'altra punta. La scelta cade sulla punta di Lametjakka che e' vicina a dove passeremo per scendere. Partiamo entusiasti di buon passo e in breve siamo all'attacco: molliamo la slitta, mettiamo le pelli e poi su di buon passo. L, come nelle due mattine precedenti, soffre di freddo ai piedi e va piu' lentamente, ma quando si mollano gli sci e si parte a piedi per gli ultimi 300m di dislivello, si procede piu' speditamente. In cima ci aspetta lo spettacolo piu' incredibile che abbiamo mai visto: siamo su uan delle montagne piu' alte della zona e ci sembra realmente di essere in cima al mondo. Lo spettacolo e' mozzafiato e S e' felice come non lo si era mai visto: non riesce a trattenersi e continua a lanciare grida di gioia e a farsi fare foto da ogni angolazione. A malincuore scendiamo rapidamente fino agli sci dove ci aspetta un'altra meravigliosa sorpresa: il pendio che bisogna scendere e' coperto da una magnifica farina impalpabile: e' la volta di L che si produce in grida di gioia mentre si lancia in una serpentina malatissima: sicuramente una delle piu' belle sciate della sua vita (nonostante gli scarponi da ghiaccio!) Sulla Alpi una neve cosi' si trova forse una volta ogni 2 anni! La tentazione di rimettere le pelli e rifare tutto e' forte, ma e' gia' tardi e bisogna scendere. Concludiamo cosi' l'esperienza sull'altipiano che, anche se ci ha castigato di notte, ci ha regalato momenti indimenticabili di giorno in un'atmosfera totalmente intoccata (per 3 giorni abbiamo abuto quasi 200 Km quadrati di territorio solo per noi due). La discesa dell'altipiano e' un errore notevole che quasi ci manda a terra dato che dobbiamo tagliare piu' di un pendio pericoloso. Avremmo dovuto prendere la valle prima. Per fortuna arriviamo giu' senza incidenti e troviamo un bivacco che ci aveva indicato un tedesco. S e' bollito e si ferma a curarsi le vesciche ai piedi, mentre L prende sega e accetta e va a fare legna. Il bottino e' ricco dato che a poca distanza c'e' una betulla piegata in due. La sera e' piacevolissima al tepore della stufa ci rimettiamo dalle 2 terribili notti nell'igloo. La cena e' costituita da tortellini alla panna e la fame e' tanta: siamo veramente abbruttiti. Il differenziale termico tra interno ed esterno (ci saranno quasi 50 gradi di differenza) aumenta il tiraggio della stufa che sembra un turboreattore in pieno afterburner. Sembra che la baracca debba decollare da un momento all'altro!
    8^ tappa: La mattina lasciamo a malincuore il bivacco e ci accingiamo alla prima delle due tappe che ci devono riportare alla civilta'. S ha male ai piedi e preferisce camminare portando gli sci sulla slitta. La giornata procede lentamente e si cammina in un largo canalone che sfocia in un pianoro. Nonostante si proceda con gli occhi spalancati, non vediamo nessun animale, anche se piu' volte incrociamo tracce di tipi diversi. Un paio di volte incontriamo quelle che sembrano di orsi e sembrano fresche! Camminiamo parecchio e quando decidiamo di fermarci siamo veramente molto stanchi. S che ha camminato tutto il giorno ha dei seri problemi, ma dopo aver bevuto un po' di reintegratori, si riprende rapidamente. Ci accingiamo all'ultima sera in tenda, rimpiangendo la stufa malata del bivacco. Infatti, la notte riceviamo la castigata finale con ben -17 misurati in tenda! Sicuramente la temperatura e' scesa al di sotto di quel valore durante la notte.
    9^ tappa: La mattina dopo siamo veramente bruttissimi e S deve quasi tirare L dal sacco a pelo a calci. Il sole non sorge e infilarsi gli scarponi e' un'impresa (L deve scaldarli al calore del fornello a benzina) cosi' come fare colazione. Finalmente riusciamo a concludere tutto e a fare la slitta. Sotto un sole malatissimo ci avviamo verso Kvikkiok dove ci attende la fedele R11 "il giunto". La camminata e' veramente sfiancante e bisogna seguire il fiume che spesso devia in direzioni random. Inoltre gestire la slitta nei tratti in discesa e' veramente snervante. E cosi' arriviamo sfiancati al parcheggio dove siamo premiati da un pacco di malatissimi biscotti semi-congelati nell'auto, che parte praticamente subito nonostante 8 notti passate a temperature che hanno toccato i -20! Arrivati a Jokkmok ci attende la classica doccia fredda: l'ostello e' ancora chiuso. Ci tocca aspettare piu' di un'ora in macchina. Il giro puo' dirsi ufficialmente concluso con una doccia bollente di quasi 1/2 ora che quasi porta L al tappeto per l'improvviso calo di pressione!

    I nostri sponsor.
    Si ringraziano tutti coloro che ci hanno aiutato a rendere easy la faccenda!

    Foto mitiche!
    Sembra la cima del K2! 
    Uscita della 2^ cascata: non dico niente!!!!!! 
    Pronto per la battaglia.... 
    ... ed eccoci nella mischia! 
    Ma dove pippetta siamo andati ?!? 
    On the top of the world! 
    Stanotte IGLOO! 
    L'infinito e' davanti a noi! 
    Mai provato a cucinare e dormire su un lago? 
    La slitta pesa: L va in giro in maglietta! 
     Fine della storia con un memorabile tramonto.