Le dieci cose più belle del viaggio sulle Ande


  1. l'immensità degli spazi accompagnata dalla diversità delle forme e dei colori dei rilievi che si stagliano contro il cielo sempre azzurro

  2. sprofondare nel sacco a pelo sotto la volta di stelle dopo una giornata massacrante di pedalata

  3. il silenzio assoluto, in quei rari momenti in cui non tira vento

  4. l'assenza di umanità e infrastrutture (le “strade” non asfaltate che abbiamo percorso non possono essere considerate infrastrutture)

  5. Salar de Cauchari e la tempesta di sabbia rossa

  6. la salita a Portezuelo Paranal (4836 m): noi lenti lenti come lumachine assonnate, i camion fermi da ore (per fortuna a motore spento e con i camionisti molto rilassati e tranquilli) per la strada bloccata per troppa neve (circa 5 metri di copertura nevosa più frana su strada)

  7. vedere a occhio nudo nebulose e ammassi globulari, oltre ovviamente alla Via Lattea e a migliaia di costellazioni e corpi celesti senza nome

  8. godersi l'alba guardando il Licancabur

  9. la discesa da Cuesta de Lipan (4200 m) a Purmamarca (2325 m) in mezzo a gole, rocce coloratissime e cactus

  10. tornare a casa a Pavia e farsi una lunghissima doccia con l'acqua alla giusta temperatura e il docciaschiuma all'olio extravergine di oliva biologico e poi cospargersi con l'unguento alla lavanda biologica



Dieci punti non bastano perchè ci sono altre dieci cose importantissime e bellissime:


  1. vedere in tempo reale le dune che camminano spinte dal vento

  2. le sfumature dell'azzurro e del celeste delle lagune salate e ghiacciate e del cielo

  3. chiudere gli occhi e immaginare di avere le ali ai piedi e di volare col vento sopra le creste e gli altopiani

  4. condividere il viaggio con le persone amate mandando una-due foto via email dai villaggi in cui c'e' internet

  5. la diversità vegetale, segno della capacità delle piante di vivere in condizioni estreme, un capolavoro dell'evoluzione

  6. le tante pieghe a ginocchio viste dappertutto: sembra di veder sintetizzati in una sola immagine 30 milioni e più di anni di orogenesi

  7. la carne di lama della taverna Quinoa Real a San Antonio de los Cobres; il jugo de mango di Las delicias de Carmen e le empanadas a San Pedro de Atacama

  8. Mac che ogni sera, al tramonto, accende il fornelletto (sacramentando sempre contro il vento e il fornelletto medesimo) e si mette a cucinare la polenta Presto Pronta

  9. gli occhi di Mac, dello stesso azzurro delle lagune d'alta quota, e le lagune d'alta quota, dello stesso azzurro degli occhi di Mac

  10. all'aeroporto di Salta, al momento della partenza, leggere i seguenti dati sul GPS: km fatti 1621, quota massima 4853 m (anche se le informazioni trovate su internet collocano il punto piu' alto, Portezuelo Paranal, a 4836 m), total vertical ascent 22898 m



Le dieci cose più brutte del viaggio sulle Ande


  1. le “strade” segnate sulle carte come strade non asfaltate: in effetti erano non asfaltate ma non esano strade, erano piste coperte di sabbia, di sassi, di sabbia e sassi, oppure piste di nuda roccia e ondine rocciose. Insomma, niente a che vedere non solo con le strade sterrate che si trovano in Europa ma neanche con il tradizionale ripio di cui si parla su tutte le relazioni su internet. In breve, le strade non asfaltate da noi percorse erano allucinanti, ben peggiori di quanto potessimo immaginare alla partenza, e farsi 80 km di questo tipo di strade è un massacro per il corpo ma anche per la mente

  2. le carte stradali ufficiali con indicazioni totalmente sbagliate su distanze, direzioni e stato delle strade

  3. l'ansia dell'ignoto, ossia il non sapere come sarà il vento, come sarà la strada, quanto farà freddo eccetera

  4. Lorenzo arrabbiato con me, il vento, i cactus, il governo argentino e il governo cileno, il ciclista di Ivrea che ha fornito un portapacchi anteriore pessimo, il tassista di Salta e vari altri soggetti; solo i nandù, gli alpaca e i corpi celesti sono stati risparmiati da Mac

  5. il bagno di molti ostelli (hosterias) in cui siamo stati che aveva sempre qualcosa che non funzionava: il gabinetto otturato in cui gorgogliava la cacca, l'acqua del gabinetto e della doccia che usciva dal pavimento, l'acqua della doccia a temperatura non regolabile e quindi o bollente o gelida e molto altro

  6. pagare l'equivalente di 40 euro per dormire in una stanza in cui la prima notte la temperatura è scesa a 5.6° e la seconda notte a 3.1°

  7. la diffidenza degli abitanti di alcuni villaggi d'alta quota

  8. Susques, posto allucinante dal quale bisogna solo scappare

  9. nei villaggi, i cani randagi che entrano nei negozi (che sono dei micro-negozi con un assortimento minimalista di cibo), leccano il pavimento e mangiucchiano il cibo aperto che sta negli scaffali più bassi

  10. l'ansia di incontrare ubriachiladristupratoriassassiniespiantatoridiorgani, ma per fortuna nel deserto di Atacama questi tipi umani non esistono



Ringraziamenti



Parole chiave (max 10)

Immensità, deserto, roccia, vento, Marte, pista in pessime condizioni, ansia, sabbia e polvere dappertutto, Lu, Lo



Una dedica speciale a:

Dario Capizzi, Maria Cordini, Piero (che ci ha seguito grazie a Google Earth e ai mail che riuscivo a mandare dai villaggi con il WiFi), mamma e papà che certamente non vedrenno mai con i loro occhi il deserto di Atacama (troppo lontano e troppo faticoso) ma che spiritualmente hanno viaggiato con me.