Lo alla NASA

Lo torna in California dopo 30 anni.

           14-25 Gennaio 2012




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Grandissima occasione: Lo deve andare ad una conferenza organizzata dalla NASA, il suo mito! Gia' si prefigura di poter partecipare al prossimo viaggio sulla luna, su marte, alpha centauri! Il viaggio (scalo a Newark) va via tranquillo e Lo si trova a prendere il BART, la metropolitana di San Francisco: ha vaghi ricordi di un treno futuristico, argenteo ed enorme, ma 30 anni sono tanti e lo smalto del BART si e' un po' opacizzato! Dopo il BART, deve prendere il treno fino a Mountain View, ma c'e' un ritardo di quasi mezz'ora: non e' solo un problema italico (beh, in Italia il treno sarebbe stato proprio soppresso, come infatti accadra' ai treni per Ivrea e Pavia al rientro in Italia di Lo). Quando finalmente arriva il treno, si scopre il motivo del ritardo: e' stracolmo di fans dei San Francisco 49ers, la squadra locale di baseball (o di football?) La folla e' pittoresca e molto eterogenea: tutti con magliette della squadra, cappellini, gadget, cartelloni e perfino le facce dipinte. Tutti sono molto stanchi ma contenti: la partita e' andata bene. Un gigante tauato enorme e gentile offre il posto a Lo (l'avra' visto barcollante per la stanchezza?) La proverbiale cordialita' dei Californiani emerge: il gigante e i suoi amici fanno subito amicizia con Lo che, devastato dal viaggio, non e' certo nei suoi momenti di maggiore cordialita' (giusto, perche' di solito...). Sono contenti della partita, che e' stata la "most amazing" e "awesome" della loro vita! Lo riesce ancora a farsi i 2 km a piedi fino alla base dove, divertito, deve mostrare i documenti per entrare! Eccolo nella NASA! Lungo il viale della base piante aliene importate dal sistema stellare Alderan fanno sfoggia di se' (o forse sono cipressi potati in maniera un po' esotica?) Lo dormira' al NASA lodge, che e' la foresteria del centro: su un muro occhieggiano varie foto autografate degli astronauti che hanno sostato qui, c'e' anche una foto di un astronauta sulla luna (Apollo 15), e la foto di una astronauta donna, con l'ironica dedica "thanks to NASA lodge for making 'space'". Lo si sente gia' parte della combriccola, immaginandosi quali panorami hanno visto le persone che hanno dormito in quel letto prima di lui! Siccome c'e' stato un cambio di programma della conferenza dopo che aveva gia' comprato il biglietto aereo, Lo si trova con qualche giorno in piu': tanto meglio, oltre alle mille cose da finire, riuscira' a farsi qualche piccolo giro per la California. Il primo giorno decide per San Francisco: treno fino in citta' senza nessun programma specifico, se non di immergersi nella realta' locale come al solito. La direzione e' il Fisherman's wharf, dove, si ricorda, abitavano le foche! Lungo la strada passa per Chinatown. L'impatto e' notevole, sembra di essere stati teletrasportati a Shangai: non ha niente a che vedere con la blanda Chinatown di Boston, qui non c'e' una singola persona occidentale (a parte Lo). Nei giorni prossimi ci sara' il Chinese new year, e oggi c'e' una specie di fiera, con bancarelle, spettacoli di arti marziali ed enormi costumi di draghi con dentro decine di persone. Lo attraversa un parco dove vede persone che meditano facendo strani gesti coordinati da una specie di direttore d'orchestra. All'ingresso del parco c'e' il solito cartellone che inneggia alla setta Falung Gong (o Falung Dafa), ma e' l'unica cosa comprensibile di tutto il cartello, scritto rigorosamente in cinese. Un gruppetto di persone giocano con perizia ad un alieno gioco di squadra: si tratta di passarsi una specie di tappo di sughero con delle piume attaccate, toccandolo solo con i piedi senza farlo cadere a terra. Sembrano divertirsi un sacco, ma non e' certo lo sport piu' avvincente del mondo! Dietro al parco e' stato montato un enorme palco in mezzo alla strada, dove vari gruppi di bambini si esibiscono in danze e spettacoli di arti marziali. Due signore si esercitano in mezzo alla strada, con fluenti abiti colorati, incuranti del loro circondario: con gli occhi della mente saranno in mezzo agli sconfinati deserti della Cina? Lo si diverte a girare per le bancarelle che vendono la frutta e gli ortaggi piu' strani, sembrano sbarcati direttamente da un'astronave proveniente dai confini della galassia. Strane sfere verdi bozzute riempiono intere cassette, ignorate dagli avventori, che roba e'?! Probabilmente in un sobborgo di Pechino lo spettacolo sarebbe identico. La sensazione di spaesamento e' molto grossa, Lo e' praticamente l'unico occidentale in una marea compatta di orientali che vocieggiano e mercanteggiano a tutte le bancarelle, sulla strada bordeggiata da negozi con insegne e pubblicita' rigorosamente solo in cinese. Uno strano condominio sembra sia stato trasportato intero da Hong Kong. Improvvisamente Lo e' catapultato di nuovo in USA, il quartiere finisce e ritornano le tipiche costruzioni americane. In un angolo di strada un jazzista di colore suona con maestria il suo sassofono, melodie tristi, atmosfere di fumosi bar dei sobborghi di Chicago. Due strade dopo, Lo si trova nel quartiere italiano costellato di ristoranti, pizzerie e chiese cattoliche. Una lunga fila di potenziali avventori aspetta di poter entrare in un locale, dove evidentemente la colazione deve essere ottima! Di fronte, una panetteria che addirittura vende focacce, deve essere l'unica di tutti gli USA, ma purtroppo e' chiusa. Un buffo negozio di cappelli ha in vetrina strani macchinari per la manifattura di cappelli che fanno da cornice ad un campionario di borsalino e coppole che sembrano pronti per l'arrivo di Al Capone. Una delle famose discese verticali di San Francisco porta al porto. Come Lo si ricordava, le macchine sono (quasi) tutte parcheggiate con il volante sterzato al massimo: se si rompe il freno a mano, almeno la macchina non rotola fino in fondo alla discesa! Il porto non sembra corrispondere affatto ai fumosissimi ricordi di Lo, che si ricordava una struttura in legno con le foche che vivevano rumoreggiando in mezzo ai pali. La struttura e' molto turistica, tanto che, passeggiando sulla banchina si vedono solo negozi di paccottiglia, non si vede il mare! Un enorme cartello pubblicizza i Bubba-Gump shrimps: esistevano veramente, oppure e' un'operazione di franchising nata dal film di Forrest Gump? Per fortuna si puo' svicolare per una stradina secondaria che passa dietro ai negozi da cui si vede un bellissimo panorama sulla baia, incoronata in lontananza dal Golden Gate che svetta rossissimo in una luminosa giornata di sole, vento e cielo azzurro. Lo vorrebbe essere in mezzo alla baia su una delle (poche) barche a vela... Girato l'angolo, ecco le foche! In realta' sono sea lions, non foche. Non abitano piu' in mezzo ai pali, ma su delle specie di piccole chiatte di legno che in origine servivano per l'attracco delle barche, ma ora sono dedicate a loro (come spiegano alcuni cartelli, che minacciano che disturbare o cibare le foche e' un federal crime!) Lo vorrebbe rimanere a guardare per delle ore. Alcune sono pacificamente addormentate o si rilassano al sole, ma un paio di irruenti teenagers combattono senza sosta il privilegio di avere per se la chiatta numero tre, incuranti del fatto che ci saranno una dozzina di chiatte completamente libere! La scena si ripete senza sosta: una foca salta sulla chiatta e sfida, gridando a gran voce, il proprietario. Segue una ferocissima lotta a spintoni (e anche qualche mozzicone sul sedere), dove una delle due foche viene spinta in acqua senza tante cerimonie! La foca vincitrice lancia grandi urli di gioia. Ben presto, una o due altre foche saltano nuovamente su, e la sfida riparte. Nelle chiatte vicine, dozzine di foche dormono beatamente, crogiolandosi al sole, incuranti dei rumorosi schiamazzi e confusione dei combattenti. Poco lontano, in mezzo al porto, alcune foche sguazzano saltellando nell'acqua. Sono molto divertenti, ed una schiera enorme di persone di tutto il mondo assiste festosa allo spettacolo. Enormi cartelli di spiegazioni raccontano che le foche si sono trasferite qui dopo un terremoto circa 20 anni fa, e qui sono rimaste, con l'approvazione degli scienziati che hanno raccomandato di riservargli questo angoletto del porto. Pare che la baia di San Francisco sia un buon habitat per le foche perche', per qualche motivo ignoto (forse la bassa salinita' dell'acqua) non arrivano gli squali fin qui. I cartelli spiegano che le foche del porto sono quasi tutti maschi, le femmine sono un po' piu' timide e meno "show off", e preferiscono stare nelle nurseries piu' riparate. Lo prosegue la sua passeggiata, andando a finire sul vero molo dei pescatori, dove lavoratori cinesi e messicani stanno scaricando i pescherecci che arrivano. Alcuni sono chiaramente pescherecci dedicati alla pesca degli enormi granchi che fanno bella mostra di se' sui banchi dei ristoranti appena dietro il porto: l'avventore puo' scegliere il proprio, che viene prontamente messo a bollire in enormi vasconi e servito immediatamente. Lungo il molo e' ormeggiato anche un sottomarino e una nave cargo, monumenti storici dell'immenso sforzo bellico che San Francisco vide durante la seconda guerra mondiale. Lo e' tentato di visitare il sottomarino, ma la giornata e' cosi' piacevole che non ha nessuna voglia di chiudersi in un claustrofobico budello. Un cartellone a fianco ritrae l'intero equipaggio barbuto e sorridente, ricordando che passavano mesi interi nel sottomarino, 75 uomini, neanche una doccia, neanche una donna, "see why they are smiling?", conclude ironico il cartellone! Lo ora passa ad un altro molo, che e' diventato un parco nazionale (come a Boston) e vi vengono preservate le antiche navi che hanno fatto la storia di San Francisco: velieri e navi a vapore riposano lungo la banchina dopo una lunga vita di viaggi. In un angolo, i bimbi si possono cimentare studiando le carrucole: enormi barili possono essere sollevati con paranchi a passo diverso, cosi' si capisce il meccanismo. Lungo il molo c'e' anche una avvenieristica barca che e' stata usata da due amici per attraversare a remi il pacifico, controcorrente: dal Giappone a San Francisco! Si davano il turno per remare 24 ore al giorno. Tutta la barca e' leggerissima e i remi in fibra di carbonio si possono sollevare con un dito. Un estratto del loro diario racconta le loro giornate faticosissime spese a remare giorno e notte. Il mito degli americani per i record e le imprese pazze non si e' spento... Lo prosegue lungo il mare in un parco che era originariamente un forte per l'imbarco dei soldati. In un angolo c'e' il termometro piu' strano del mondo: un "termometro a ponte". Un cannocchiale con una scala graduata e' puntato sul centro del Golden Gate. A seconda della temperatura della giornata, la dilatazione termica dei cavi di sospensione fa abbassare o sollevare l'arcata: quindi l'altezza del piano del ponte dipende dalla temperatura! La scala sembra grossomodo lineare, ma non e' calibrata. Lo si accorge che da una spiaggia poco distante i kite-surfisti si lanciano nella baia. A contrario di quello del mese prima in Norvegia, le evoluzioni di questi sono molto limitate, ma ci si rende presto conto del motivo, siamo all'ingresso della baia e il vento e' fortissimo. E' gia' un miracolo che non vengano spazzati nella stratosfera! Le tavole che usano sono enormi, con lunghissime triple derive per tenere la direzione. Si divertono un sacco, perche' il riparo della baia mitiga le onde e possono prendere delle velocita' incredibili, grazie al fortissimo vento. Poco distante c'e' anche una casetta con la doccia, dove cartelli minacciosi avvertono che questo e' un ottimo posto per il kite-surf, ma "definitely" non e' il posto adatto per imparare ad andarci. L'understatement fa sorridere Lo, che si immagina orde di principianti spazzati fino alla punta del famoso grattacielo a piramide che svetta in lontananza. Un kite-surfista sta arrivando con aria stanca e soddisfatta, ma il vento e' talmente forte che non riesce a fare scendere il suo aquilone... Arriva in soccorso un suo amico che quasi ci si lancia sopra a pesce, afferra l'aquilone e lo copre di sabbia per evitare che riprenda subito il volo. Dietro la spiaggia c'e' l'Exploratorium, il fantastico museo della scienza interattivo di San Francisco. E' vicino al museo d'arte ed e' alloggiato in una enorme struttura neoclassica con imponenti colonne sovrastate da enormi statue. Purtropp chiude fra un'ora, ma Lo entra lo stesso. E' un museo dove non c'e' praticamente una singola cosa che si deve solo guardare. Tutti gli exhibits richiedono che il visitatore interagisca e faccia lui stesso l'esperimento. Ci sono alcuni esperimenti veramente molto raffinati, addirittura un microscopio diretto su un reticolo di diffrazione dimostra l'effetto Zeeman, se uno tira una leva, muove una calamita sul campione e cambiano le righe spettrali! Altri esperimenti sono un po' meno raffinati, ma molto spettacolari. Si va dall'elettromagnetismo, all'ottica, all'acustica. L'interferenza fra onde e la risonanza vengono spiegate in molti modi, uno piu' creativo dell'altro. Un'intera sezione e' dedicata alla percezione umana: una fontanella per l'acqua e' montata su una tazza del gabinetto, l'acqua da bere esce a zampillo se uno tira lo sciaquone. Un cartello sfida l'avventore a bere, sfidando la propria percezione. Lo, disidratato, prova a bere, ma effettivamente l'acqua fa abbastanza schifo: troppo cloro, oppure condizionamento inconscio? C'e' anche una versione interessante del secchio di Newton: un esperimento cosi' semplice con implicazioni cosi' profonde che nessuno e' ancora riuscito a darne una spiegazione pienamente convincente! In un angolo viene spiegato come il museo deve continuamente sistemare le varie attrezzature, perche' l'usura e' costante, sono toccate giornalmente da schiere di bimbi (e adulti) assatanati. Quando era piccolo, in questo museo Lo aveva visto un teschio di mucca. Ovviamente, affascinato, aveva allungato la mano per toccarlo, ma la mano l'aveva attraversato: non c'era nulla, un ologramma! Per un bambino, (Lo aveva nove anni), e' molto difficile non credere ai propri occhi: il teschio era li', perfetto, ma non si poteva toccare!! Quell'evento lo colpi' tantissimo e decise che avrebbe capito questo misteriosissimo fenomeno. Chissa' se la sua carriera non sia stata decisa da quell'ologramma? Si ritrova il pseudoologramma della molla che sembra esserci ma non si riesce a toccare, ma questo e' facile da capire: semplicemente c'e' uno specchio iperbolico e la molla e' in realta' nascosta sotto: anche un bimbo lo puo' capire (e infatti viene lasciato un buco in modo che i bimbi possano toccare la molla nascosta e vedere lo specchio). Purtroppo l'ologramma vero del teschio non si trova. Lo chiede ad un inserviente (un ingegnere) di una certa eta', il quale lo invita dietro le scene. Si ricorda benissimo dell'ologramma e ascolta divertito Lo che gli racconta che qui aveva visto il suo primo laser, uno stupidissimo elio-neon da 5 mw (ora Lo ne possiede 3 o 4!) che pero' gli aveva fatto un'enorme impressione, anche perche' (al contrario che nei cartoni animati) non faceva esplodere niente. L'ingegnere spiega che purtroppo l'ologramma si e' rovinato (qualcuno l'ha graffiato) ed e' stato tolto. Spiega orgoglioso tutti gli ologrammi che lui ha prodotto egli stesso per il museo. Ora fa provare a Lo la sua ultima creazione, che verra' messa nel museo fra breve. Fa sedere Lo su una sedia e lo fa piegare con la fronte sulle ginocchia. Ora la sedia inizia a ruotare. Dopo una trentina di secondi Lo deve sollevare la testa e rimettersi verticale: WOW!! Tutto il mondo gira!!!! Questo esperimento (piuttosto, strumento di tortura) serve a mettere in movimento tutti e tre i canali dell'equilibrio che uno ha nell'orecchio. Quando uno solleva la testa, il fluido di tutti e tre i canali si muove rispetto all'orecchio interno e si ha la sensazione di rotolare dentro una palla che rimbalza su una pietraia! Lo avra' la nausea fino a sera grazie tante, ma naturalmente fa tanti complimenti all'orgogliosissimo ingegnere. Purtroppo il museo sta chiudendo e l'ingegnere offre un passaggio a Lo, che altrimenti dovrebbe riattraversare a piedi tutta la citta'. Spiega che di solito viene al lavoro in treno + bicicletta perche' San Francisco e' una citta' molto bike-friendly e questo ha permesso un enorme incremento delle biciclette (con conseguente diminuzione del traffico) negli ultimi anni. Oggi e' venuto in macchina perche' la domenica non ci sono treni comodi. Dice che la lobby dei ciclisti e' molto potente ed addirittura stanno studiando il modo di aggiungere una pista ciclabile attraverso il bay bridge (gia' c'e' fino all'isola). Fa una breve deviazione per fare vedere a Lo una delle vie verticali di San Francisco e Lo si raccomanda al suo angelo custode, speriamo che la sua antica auto abbia buoni freni! Lascia Lo nel quartiere del business dove lui deve raccogliere sua moglie. Dice che il quartiere e' cambiato molto dai tempi in cui lui era giovane e veniva qui a comprare le sue droghe, un ingengnere molto alterna! Lo ha voglia di passeggiare ancora, e arriva all'imbocco del bay bridge, che e' molto scenografico. Sotto c'e' il molo dei pompieri, che orgogliosamente ti vendono anche le t-shirt o il mug dei pompieri, se vuoi. Lo se ne torna, devastato ma soddisfatto, a Moffett field. Il giorno dopo deve lavorare, quindi decide per una breve gita pomeridiana: prende il bus fino al capolinea, De Anza College, Stevens Creek boulevard, Cupertino! Sceso dall'autobus, non si ricorda nulla, boh! Forse e' cambiato tutto, o forse la California e' tutta uguale? In lontananza ci sono delle colline che Lo proprio non ricorda. Ecco, pero' che, avvicinandosi alla vecchia casa, i ricordi rivengono fuori. Ecco la sede della Apple, ma gli alberi non c'erano! (O forse 30 anni fa erano un po' piu' piccoli!) C'e' ancora il mitico Donut wheel, il negozio di doughnuts che era un mito per noi bimbi perche' c'era sempre una (o anche piu'!) macchine della polizia parcheggiate dietro. Purtroppo ora non c'e' neanche una macchina della polizia, che i poliziotti moderni siano piu' salutisti? Lo entra a comprarsi un doughnut, e vede sulle pareti del locale i ritagli del giornale, orgogliosamente appesi, che narrano la storia di 40 anni di questo piccolo bar, un'epoca geologica per gli standard americani. Il doughnut e' abbastanza disgustoso: dolciastro, fritto e appiccicoso, ma Lo se lo mangia con gusto, non e' proprio una madalenette proustiana, ma bisogna accontentarsi. Poco oltre c'e' 10163 Parish place (l'indirizzo e' scolpito a fuoco nella memoria: one-o-one-six-three, probabilmente i genitori prima di lasciarci andare a scuola a piedi da soli ce lo avevano fatto imparare bene a memoria, altrimenti guai se ci perdevamo!) Il cancello esterno non e' affatto imponente come Lo se lo ricordava, del resto ora lui e' alto quasi il doppio. La casa e' sempre uguale, anche se gli alberi di fronte sembrano molto piu' alti. Lo fa un paio di foto di rito e una passeggiata fino alla piscina. Quante sbucciature di gomiti su questi sentieri imparando ad andare sui pattini a rotelle... Poi Lo si dirige verso la sua scuola, facendo il percorso fatto malvolentieri milioni di volte. C'e' ancora lo stranissimo marciapiede pieno di sassi di fiume in MEZZO alla strada. La scuola e' quasi uguale, ma hanno aggiunto un paio di edifici e non e' piu' dipinta di giallo. Hanno tolto le altalene sotto cui c'era un tappeto di scaglie di sequoia, quante schegge che si era preso Lo! Il cortile della scuola non e' cambiato. Lo ritorna con la memoria alla piu' strana lezione a cui ha assistito in tutta la sua carriera di studente: una lezione pratica di come si attraversa la strada. Tutti i bimbi della scuola erano stati fatti allineare lungo il cortile. Era arrivato uno sceriffo con cappellone e pistolone che aveva spiegato che bisogna guardare prima di attraversare la strada. Per sottolineare la sua lezione, era salito sulla sua mitica auto, acceso lampeggiante e sirene a tutto spiano, preso la rincorsa e poi... ha piantato un'inchiodata da film con il fumo che usciva dalle ruote, davanti agli studenti entusiasti. I lunghi segni delle ruote rimasero sul cortile per mesi, e gli studenti non si dimenticarono mai piu' di guardare prima di attraversare la strada! Il cortile era anche il luogo dove bisognava raccogliersi durante i fire drill. C'era una campanella apposta per segnalare l'incendio: bisognava uscire con calma, senza spingersi, e allinearsi in cortile. Un giorno durante un'esercitazione si vide del fumo dietro la scuola, tutti gli studenti speravano che la scuola bruciasse veramente, ma non fu cosi', peccato!!! Un'altra campanella serviva per avvertire del terremoto, tutti (compresa la maestra!) dovevamo metterci sotto il banco e rimanerci fino alla campanella di cessato allarme. Gia' che siamo in vena di ricordi, una nota sociologica: tutte le mattine bisognava, in piedi e con la mano sul cuore, fare il giuramento (pledge allegiance) alla bandiera degli Stati Uniti e della California. Chissa' che il nazionalismo americano ("I'm proud to be American") non nasca soprattutto da questo? E' una nazione ricchissima di risorse umane, culturali ed etniche. E' una nazione in cui chiunque si puo' fare strada, senza troppe convenzioni sociali e caste. Pero' e' anche una nazione con grandissimi problemi sociali (niente assistenza sanitaria, servizi pubblici pessimi, mezzi di trasporto quasi assenti, problemi addirittura ad accedere a cibo sano, poverta' molto diffusa), eppure tutti, dal presidente all'ultimo degli straccioni e' fiero di essere americano, gonfia il petto quando vede una bandiera ed e' disposto a combattere qualunque minaccia (reale o percepita) all'"american way of life", che paradosso! Di ritorno al Moffett field, Lo non ha voglia di rimettersi a lavorare e decide di andare a visitare un negozio di computer di recupero, che (da googlemaps) e' li' vicino, accanto all'aereoporto della base. Naturalmente, Lo si era dimenticato che gli aereoporti non sono piccoli, e "li' vicino" vuol dire piu' di un'ora di cammino, parte della quale lungo la mitica autostrada 101. Lo passa vicino alla sede di Yahoo, ed arriva al negozio "Weird stuff". Il nome e' un programma, e Lo passa un'ora felice a fare shopping in mezzo a cataste di vecchi server, schede RAID di tecnologie estinte e techno-trash della peggiore specie. Alla fine lo devono buttare fuori di peso quando il negozio chiude. Il giorno dopo inizia la conferenza, ma c'e' il tempo di visitare il visitor center del Moffett field assieme a Matteo. Qui mostrano alcuni memento della NASA tra cui una roccia lunare presa dall'Apollo 15. Un orgoglioso vecchietto fa da volontario e ci fa da Cicerone, ma gli manca un po' di verve, diciamo che ci induce alla catatonia cronica. Comunque cerchiamo di dargli soddisfazione per il suo ruolo che svolge con molto orgoglio spiegandoci che sulla luna non c'e' l'atmosfera. In un angolo ci sono i copertoni dello space shuttle, in un altro c'e' una capsula del programma Gemini e alcune tute spaziali. C'e' anche il modello del telescopio SOFIA: hanno preso un boeing 747, gli hanno fatto un buco nella carlinga e ci hanno messo un enorme telescopio a infrarossi. L'aereo vola a quote elevatissime per evitare l'assorbimento dell'infrarosso da parte dell'atmosfera. Siccome il telescopio non puo' essere coperto da un vetro, hanno dovuto studiare con cura come vola un 747 con un buco di 5 metri nella carlinga! Questo e' il modello originale che hanno usato nelle imponenti gallerie del vento del Moffett field. C'e' anche un enorme tasto rosso che serve a fare girare il telescopio nel modellino! Pare che anche l'aereo vero sia basato qui in questo aereoporto, ma probabilmente e' parcheggiato in uno degli enormi hangar, perche' in giro non si vede. Lo entra nel gift shop ed esce con il portafoglio alleggerito, ma pieno di paccottiglia NASA, il suo mito! Anche solo la busta con il logo degli astronauti valeva la spesa!! La conferenza e' vicino al mitico hangar one, una delle costruzioni piu' grandi al mondo che originariamente serviva per proteggere un enorme dirigibile, ormai scomparso. Ora hanno scoperto che e' ricoperto con sostanze tossiche e devono sostituire tutta la copertura. Miscroscopici ometti avvolti in tute (spaziali?) bianche si calano lungo le pareti per lavorare rumorosamente. I conferenzieri sperano che il centro congressi sia sopravvento, altrimenti ci becchiamo tutti i materiali tossici! Nel parcheggio, accanto alle auto e' parcheggiato anche un F-104 supersonico, un elicottero da combattimento ed un quadrimotore a elica Orion P3 da pattugliamento antisommergibile. La conferenza e' molto interessante, e quelli della NASA pensano che sia realistico mandare un quantum computer in orbita per aiutare le missioni interplanetarie nei complicatissimi conti (soprattutto legati al mission planning) che tali missioni devono affrontare. Questa ingenuissima proposta farebbe ridere se fosse avanzata da chiunque altro (il quantum computer piu' potente che esiste ora ha una decina di qubits, occupa un laboratorio intero ed e' capace di fattorizzare 15 uguale 3 per 5), ma quelli della NASA hanno mandato uomini sulla luna con quello che praticamente era il primo computer a circuiti integrati, o giu' di li'.. Sicuramente non hanno paura di abbracciare in maniera entusiasta le nuove tecnologie! La gita sociale della conferenza e' alla sede di Google, che e' proprio qui a Mountain view. All'ingresso ci fanno firmare un non-disclosure agreement: non possiamo raccontare nessuna delle tecnologie incredibili di cui verremo a conoscenza! Per noi scienziati questo cerimoniale fa un po' sorridere, ma forse e' abbastanza comune nel mondo industriale che si basa su intellectual property, di cui Google e' uno dei maggiori esponenti. Uno dei dirigenti Google e' un esperto di quantum computation: aveva anche fatto un seminario alla conferenza il giorno prima (per la verita' un pochino noioso, ma con una visione affascinante di come la computazione quantistica possa essere applicata a far imparare concetti ai computer). Ha organizzato delle brevissime presentazioni di suoi colleghi, che ci raccontano gli ultimi sviluppi di Google. Anche loro vogliono capire se il quantum computer puo' essergli utile per i calcoli che fanno. Delle 7 persone che rappresentano l'azienda, solo uno e' americano. Uno e' orientale, uno e' indiano, altri sono europei. Ci presentano le loro tecnologie per il riconoscimento vocale, per la traduzione automatica, per l'aumento della qualita' della ricerca, il piazzamento delle pubblicita' (c'e' uno studio attentissimo su come piazzare le pubblicita' nella pagina di google, e un sistema molto complicato per selezionare come e quanto farsi pagare per esse). Il vantaggio che ha Google rispetto a tutti questi problemi e' che possiede una quantita' di dati impressionante. Le voci di tutte le persone che usano android per il riconoscimento vocale, milioni di pagine web multi-lingua, ecc. Studiano algoritmi statistici complicatissimi per filtrare tra questa mole di dati ed "imparare". Fa un po' paura la loro visione di Google nel futuro, vogliono arrivare a sapere cosa chiederai prima ancora che tu lo faccia, incrociando tutti i (numerosissimi) dati che hanno su di te. Invece di essere un oracolo passivo, diventerebbe un suggeritore attivo che ti aiuta e ti consiglia su quello che devi fare tutti i giorni. Ovviamente cio' puo' essere utile, ma fa un po' paura ed e' anche molto pericoloso. Lo si raccomanda di lasciare la possibilita' di poter spegnere questo tipo di ricerca avanzata. Per uno scienziato, Google e' diventato uno strumento molto importante ed e' fondamentale che non introduca dei bias di alcun tipo nei risultati che fornisce. In un angolo, uno schermo mostra le ricerche fatte su google in tempo reale. Appaiono richieste stranissime su antichi generali messicani e su ricette (di cucina?) dai curiosissimi nomi. Le leggende di Google corrispondono a verita': effettivamente ci sono enormi frigoriferi dove chiunque puo' prendere le bevande che vuole e tavoloni immensi di frutta e biscotti a disposizione di tutti: un vero bengodi. Lo prova una lattina di Cocacola al gusto ciliegia, bleah disgusting! Lungo il corridoio ci sono palestre (si puo' evidentemente lavorare mentre si fa un workout) e stanze per i massaggi. Nel parcheggio i posti migliori sono riservati alle donne incinta (e poi agli handicappati). Alcuni parcheggi hanno anche la spina per ricaricare la propria auto elettrica. Non e' un caso che Google venga considerato uno dei posti migliori al mondo per lavorare. Sabato pomeriggio, finita la conferenza, Lo si aggrega a Paolo, Pino e Matteo per un giro sulla costa. Facciamo una lunga passeggiata sulla spiaggia. Niente foche, ma vediamo schiere di pittoreschi personaggi con metal detector. "Che cercate?" chiede Paolo incuriosito. L'entusiasta panzone snocciola improbabili tesori di anelli e gioielli che la tempesta della sera prima avrebbe fatto emergere spostando la sabbia. Paolo conclude che il cercatore, nonostante l'apparente giovialita', deve avere dei seri problemi familiari per passare cosi' il sabato! Ci arrampichiamo su una scogliera sotto cui i surfisti (quelli veri stavolta) aspettano invano l'onda perfetta, ma oggi l'oceano e' quasi calmo (nel senso che le onde non superano il metro e mezzo!) E loro ne approfittano per socializzare fra le onde. I loro camper enormi e supertecnologici sono parcheggiati li' vicino. Alcuni hanno una specie di balconcino che si allarga una volta che il camper e' fermo, mancano solo i gerani. Sotto consiglio di Paolo, ci dirigiamo ad un chiosco/ristorante di granchi. Se vuoi, porti il tuo granchio e loro te lo cucinano. Lo si rifuta categoricamente di mangiar e tali disgustose bestie e si accontenta (si fa per dire!) di una piu' prosaica ma ottima clam chowder, seguita da fish and chips. La clam chowder qui e' molto diversa da quella di Boston, qui non si usa ne' panna ne' latte, ma patate. Il resto della comitiva si delizia con i succulenti crostacei che vanno mangiati previa apertura con l'apposito schiaccianoci. Per fortuna sono riusciti a farselo portare "plain": il burro fuso arriva in una vaschettina separata e il granchio non e' affogato in tale questionabile condimento. Il rischio per le arterie e stato altissimo ma l'hanno scampata stavolta (anche se comunque il granchio di per se' non e' uno scherzo). La cameriera e' stupita dalla nostra domanda se mezzo granchio a testa sia troppo. "I come from a five-crab-a-person family" esclama divertita, alla facciazza!! E' inevitabile spruzzarsi nel maneggiare lo schiaccianoci, e veniamo forniti di buffissimi ed enormi bavaglini che sarebbero l'invidia di Bud Spencer. La sera scorre spensierata guardando il tramonto sul porto dalle finestre del chiosco e le discussioni di fisica sono rimandate a data piu' propizia (e meno appesantita). Dopo cena, andiamo per la classica passeggiata sul molo stile Montalbano per digerire l'immane magnata. Nei giorni successivi Lo deve lavorare, ma e' conscio che se non visitera' l'acquario di Monterey incorrera' nell'ira funesta della dolce Lu. Affitta quindi una macchina, e via verso sud attraverso spettacolari boschi di sequoie. Sotto suggerimento di una park ranger di una delle state beach lungo la strada, Lo si ferma a Mos landing. Il nome promette scenari da film di fantascienza, e le aspettative non sono deluse: una spiaggia oceanica spettacolare si perde all'orizzonte e fa da cornice a enormi onde che si frangono con il boato ricco di basse frequenze tipico del Pacifico (mai nome fu meno azzeccato). Prima di schiantarsi, le onde fanno dei tubi lisci e levigati per cui un surfista darebbe un braccio. Infatti, una coppia di surfisti sfegatati stanno tornando all'auto gocciolanti con la faccia soddisfatta. Ed in effetti, ad uno dei surfisti manca un braccio, ma con lo spirito tipicamente americano di vedere opportunita' ovunque, ha sostituito la sua protesi con un piccolo remo, per poter pagaiare nell'oceano: e' anche probabile che sia avvantaggiato rispetto agli altri. Su una rivista di alpinismo americana avevo visto la foto di un alpinista che aveva perso un braccio e si era fatto fare una protesi con piccozza incorporata. Certo non rischia che gli sfugga la presa dalla picca. Magari gli scambi di "mano" sono un po' complicati, ma sicuramente non si prende bollite alle dita scalando su ghiaccio! Chissa' se Moster potra' introdurre questi tipi di protesi utili anche in Italia? Di certo il surfista non si e' fatto scoraggiare dal suo handicap, anzi ne ha approfittato alla grande, tanto l'altra mano per portare la tavola da surf sulla spiaggia c'e'. Erano gli ultimi due avventori della spiaggia e quindi Lo se la puo' godere tutta da solo. Le onde sono proprio impressionanti, e piu' di una volta deve scattare verso le dune per non essere sepolto dalla schiuma che arriva fino alla fine della spiaggia. Dopo una breve passeggiata si arriva ad un frangiflutti. Lo nota una persona seduta in meditazione, incurante degli spruzzi e del vento. Che flemma, che pensieri profondi. In effetti ad una piu' accurata analisi, si rivela una filosofica foca enorme che scruta l'infinito, godendosi il sole. Al lato opposto dei frangiflutti c'e' un moletto dove alcuni messicani stanno pescando. Un paio di lontre (sea otter) sguazzano poco distante. Ogni tanto spariscono. Ne riappare una che si mette ad applaudire! Lo si chiede il motivo di tanto entusiasmo, ma evidentemente ha pescato un pesce (o una conchiglia?) e lo sta sbattendo per prepararselo prima di mangiarlo. Un gabbiano si avvicina subito per cercare di fregargli la preda, ma la lontra si guarda bene dal farsela soffiare. Poco distante un paio di foche focheggiano nel mare, agitando le loro pinne fuori dall'acqua. Peccato che dietro la spiaggia ci sia un'enorme centrale elettrica (o qualcosa di simile) che guasta un po' l'atmosfera, ma Lo cerca di rimuoverla dal suo campo visivo e conservare solo il roboante oceano e gli allegri animali. Lo passeggia lungo il frangiflutti, incurante dei cartelli che avvisano di improvvisi tsunami a ciel sereno. Pero' man mano che si avvicina alla foca in fondo al molo, sente la vocina di Lu che lo frena: do not disturb wildlife, do not feed the animals! Meglio tornare indietro prima che un fulmine evocato dalla dolce Lu lo polverizzi per aver osato avvicinarsi al focone. A Monterey, Lo si dirige immediatamente verso l'acquario. Parcheggia sul lungomare, ma mentre cammina verso l'acquario viene attratto da un capannello di persone che guarda dietro una rete. Una spiaggia letteralmente coperta di foche! Queste sono vere foche, le harbor seal, che c'erano anche a Boston (ma a Boston se ne vedeva al massimo una per spiaggia, qui saranno un centinaio o piu'). Un panciuto signore con giacca blu e cappello e' il volontario di turno che spiega agli interessati gli usi e costumi delle foche. Fa notare che c'e' anche un elefante marino, che ogni tot anni viene sulla spiaggia a fare la muta della sua pelliccia (durante quel periodo preferisce non stare in acqua per non avere troppo freddo). Il volontario ha anche un cannocchiale puntato sull'elefante marino, ma si vede solo una enorme montagna di carne inerte. Lo rimane un po' deluso, ma non sa cosa lo aspetta al ritorno! Verrebbe voglia a stare tutto il giorno a guardare la vita sociale delle foche, che sbadigliano, si stiracchiano, ruttano e fanno puzze incuranti dei vicini di spiaggia e di ogni regola di buona educazione. Lo pero' deve assolutamente andare a vedere il museo, che e' proprio in Cannery row, la strada descritta cosi' vivacemente da John Steinbeck. Le sue citazioni costellano la strada, e Lo scopre con stupore che molti dei suoi personaggi, incluso il mitico Doc, sono presi da personaggi realmente esistenti. Doc era un tale Ed Rickett che effettivamente aveva un laboratorio di raccolta di campioni marini ed era effettivamente il personaggio un po' bohemienne efficacemente descritto da Steinbeck in "Cannery Row", "The Log from the Sea of Cortez". Anche il grocery store del cinese e il ristorante/bordello di Dora esistevano veramente. Il laboratorio di Doc/Ed Ricketts esiste ancora, e si vedono le vasche di cemento nel cortile di fronte alla scogliera dove teneva i suoi speciment. Anche qui la zona e' diventata molto turistica e i negozi di paccottiglia hanno preso il sopravvento, ma con un pochino di immaginazione uno puo' ancora immaginarsi la strada bordata da fabbriche di sardine descritta da Steinbeck. Anche qui, per fortuna, si puo' girare dietro l'angolo e vedere l'oceano dietro ai negozi. L'acquario e' in una antica fabbrica di sardine ed hanno mantenuto un'enorme caldaia con sopra le foto delle operaie intente a riempire a mano le scatole di sardine, e l'intervista al caldaista. Hanno anche ricreato un angoletto del laboratorio di Doc con tutti i suoi barattoli pieni di animali raccolti dall'oceano. Una sala ovale ha una vasca lungo le pareti dove uno sciame di sardine circola senza sosta, la sala e' illuminata di blu e dovrebbe dare l'idea di nuotare in mezzo allo sciame. Una sardina testona decide di andare controcorrente, chissa' che insulti che si prende dalle altre piu' disciplinate. Accanto c'e' una mostra di meduse molto eleganti. Il fondo degli acquari e' blu profondo, ma le meduse sono illuminate con una luce gialla radente, creando uno strano effetto. Un volontario volenteroso mostra una goccia di oceano pullulante di Krill con un microscopio. Ora c'e' una sala spettacolare con un vascone immenso dove nuotano interi sciami di tonni velocissimi, un paio di squali martelli, un paio di razze e due enormi tartarughe marine. C'e' anche un enorme sciame di terrorizzate aggiughe che deve scappare ogni volta che uno degli enormi predatori si avvicina. Chissa' se sono parte dell'exhibit o se sono il cibo per i pescioni? Sicuramente l'effetto scenografico di questo tappeto d'argento che ondeggia, si arrotola e si apre attorno ai predatori e' molto spettacolare. Soprattutto quando una razza si avvicina lentamente, la nuvola di acciughe ha il tempo di disporsi in un cerchio mobile attorno alla razza che incede elegante. In alcuni periodi dell'anno mettono in questo vascone anche degli squali bianchi, ma sono animali troppo feroci per stare a lungo in cattivita' e bisogna liberarli molto presto. Probabilmente tutte le acciughe nella vasca dopo un po' muoiono di ipertensione e infarto da stress! Alle 1330, via di corsa alla vasca delle sea otters, dove tre giovani volontarie daranno loro da mangiare. Devono anche stimolarle con giochi di gomma e trucchi, ma le lontre non sembrano proprio annoiarsi, visto che per tutto il tempo si arrotolano con un tubo di gomma che e' nella vasca e giocano a rincorrerlo. Le volontarie sono molto entusiaste e spiegano che non tutte le sea otters sono presenti oggi: alcune sono state portate dietro le quinte per fare da compagnia ad una sea otter selvatica che si e' ammalata ed e' in convalescenza. Una signora asiatica, anch'essa volontaria, gira tra gli spettatori con una pelle di lontra per fare toccare quanto e' soffice e folta. In un'altra zona dell'acquario ci sono due vasche con due enormi polpi, entrambi molto piu' grandi di Lo, che viene prontamente sgridato dalla volontaria li' davanti, non bisogna usare il flash quando si fa la foto perche' hanno gli occhi molto sensibili. Lo pensa alla dolce Lu che all'aquarium di Boston stava spesso davanti alla vasca di Athena, il polpo di Boston. Purtroppo nessuno qui sa il nome del polpo locale, ma spiegano che sono in due vasche separate perche' sono maschio e femmina e tipicamente muoiono poco dopo l'accoppiamento. Il polpo qui, al contrario della sonnolenta Athena, e' molto attivo e non fa altro che andare da una parte all'altra della vasca, cambiando colore e ruvidezza della pelle e nuotando oppure avvinghiandosi alle rocce e al vetro con i suoi lunghissimi tentacoli. E' veramente uno spettacolo vederlo muoversi con questa grazia, nonostante i suoi molti gradi di liberta'. Pare che sia raro che sia cosi' attivo, e la volontaria non sa spiegarsene il motivo. Un video li' vicino spiega che sono animali molto intelligenti (come un house cat) e che si affezionano ai propri curatori. C'e' il video del polpo che cambia colore dopo che una inserviente lo accarezza e le si avvolge affettuosamente attorno al braccio. Dietro c'e' una specie di tunnel di vetro, e mentre Lo lo attraversa, si sente un enorme scroscio d'acqua e il tunnel viene sommerso! E' l'habitat delle scogliere bagnate dalle onde. E' spettacolare mettersi in mezzo al tunnel e vedere l'acqua che scroscia improvvisa attorno. Dopo c'e' la "splash zone" dove i bimbi (e i non bimbi) possono toccare le stelle di mare, le conchiglie e gli altri molluschi, altro posto preferito di Lu quando faceva volontariato all'aquarium di Boston (ma li' si chiamava in un altro modo). C'e' anche una vasca tropicale in cui hanno messo tutti i pesci del cartone "Nemo", sono proprio uguali! Un'altra vasca spettacolare e' la kelp forest, un enorme vascone pienissimo di pesci in cui ondeggiano nella falsa corrente delle enormi alghe altissime. All'orario del feeding entra nella vasca un palombaro che saluta i bimbi che guardano estasiati. Inizia a parlare, spiegando i pesci, l'importanza di non buttare la plastica nel mare, quali sono i seafood che si possono mangiare e quali no. Ha una maschera speciale che gli permette di parlare, pur con voce molto squillante. Uno squalo si avvicina, e Lo gia' si pregusta lo spettacolo del palombaro squartato in un esplosione di sangue e intestini, ma invece, senza perdere l'aplomb, il palombaro semplicemente prende un pesce da un secchio e lo mette in bocca allo squalo! Arriva anche un enorme serpente di mare con una bocca enorme. Il palombaro e' stupitissimo, di solito se ne sta sempre ben nascosto, si vede che oggi aveva molta fame! Nell'auditorium dell'acquario, Lo assiste ad un paio di presentazioni di simpatiche volontarie: una spiega tutti i meccanismi che sono stati copiati dalle creature marine: ad esempio una pala eolica che usa le stesse protuberanze che sono sulle pinne delle megattere e guadagna il 40% in efficienza (Lo ci crede poco, e' un numero troppo elevato!) Un'altra presentazione spiega come vengono studiati gli squali bianchi: i ricercatori attaccano una sonda che registra la posizione e la profondita' dello squalo. Dopo un anno si stacca e viene recuperata mandando un'email via satellite con la sua posizione allo studioso (che quindi riceve un'email dallo squalo!). Poi lo studioso puo' estrarne i dati. Si e' scoperto che gli squali stanno vicino alle coste a mangiare le fochine quando nascono i piccoli, ma passano tutti il resto dell'anno in uno specifico punto dell'oceano pacifico che i ricercatori hanno chiamato lo "shark cafe". Cosa fanno li'? Forse mangiano e socializzano. Perche' proprio li'? Non si sa. L'ultima presentazione riguarda gli animali delle profondita' marine. Proprio davanti a Monterey c'e' una fossa profondissima e gli studiosi dell'acquario vi immergono un ROV, un sommergibile robotico. Le immagini che fanno vedere sono spettacolari, di animali alieni con enormi bocche e denti affilatissimi. Una specie di polipo e' talmente trasparente che si vede il suo cervello (o e' il cuore?) E' l'unica immagine che abbiamo di questa specie, che per il resto e' completamente sconosciuta. Quando l'acquario sta per chiudere, Lo riesce faticosamente a trascinarsi fino al gift shop per prendere l'immancabile libro di Steinbeck e le cartoline degli animali per Lu. Ormai stremato, fa un rapido giro per Cannery row, ma si dirige presto alla macchina. Alla spiaggia delle foche c'e' ancora un capannello di persone, ma il volontario con il telescopio e' andato via. Ora il sea elephant e' molto piu' attivo (si fa per dire): ha scacciato tutte le foche nei dintorni e ogni tanto alza la testa e manda dei rauchi bramiti di protesta contro il suo destino crudele (?), ogni tanto si lancia grandi pinnate di sabbia sulla schiena. Le fochine si tengono a debita distanza da questo energumeno fuori controllo! Intanto il mare si e' alzato un po' e, nel radioso tramonto del far west, le onde si frangono sugli scogli con altissimi spruzzi. E' ora di andare a casa. Lungo il viaggio Lo si ferma ancora a Mos landing, pero' ormai il sole e' gia' tramontato purtroppo, ma il rombo dell'oceano sotto ad una piccola fettina di luna vale la pena. Il giorno dopo riesce ancora a visitare il museo del computer, ottimisticamente sottotitolato "i primi 2000 anni di computazione" (forse hanno gia' in programma l'upgrade del museo fra altri mille?) Il primo computer non meccanico che si incontra nell'esposizione e' una di quelle calcolatrici programmabili elettromeccaniche dell'Olivetti, la Programma 101, che a Ivrea si divertono a restaurare e a fare funzionare. Ci sono tutti i computer che hanno segnato la storia, dalla Curta, al computer che ha portato gli astronauti sulla luna, ai mitici supercomputer Cray, al primo server rack (semiartigianale!) usato da Google. Lo di nascosto pigia i tasti del DSKEY, la cubettosa tastierona che era l'interfaccia utente per gli astronauti: anche lui si sente un vero astronauta ormai. C'e' anche una sezione con la storia dell'hard disk, ma non spiegano molto. L'unico esibito da 5 pollici e un quarto e' un antico modello della Conner. Ci sono tutti i computer della Apple, compreso l'Apple 1 con la sua scatola di legno, che gli utenti dovevano montarsi da se', saldando i componenti alla piastra. Ha un antico processore motorola (pare) e costava 666.66$. Lo e' ormai entrato in modalita' museo e si diverte un sacco a vedere tutti gli exhibits. Ce ne sono molti di interattivi. Non ci sono moltissime persone in visita, ma e' un mercoledi' mattina. Di ritorno alla base NASA passa per caso davanti a UNIX surplus, un altro negozio di computer riusati e si acquista un bellissimo caricabatterie a energia solare per il telefono. Quanta paccottiglia! Alla base si riesce a fare un ultimo giro al visitor center: stanno montando un display sulla storia dello space shuttle, con il cibo degli astronauti e i guanti spaziali. Stanno anche preparando un simulacro di uno dei segmenti della International Space Station. E' ora di andare all'aereoporto e Lo prende il treno per un'ultima volta. L'ometto del treno si diverte con gli annunci: "No smoking ANYTHING anywhere on this train..." Ciao California: creativa e multiculturale. Passeranno altri 30 anni prima della prossima visita?