Lo in Pamir

1 agosto-1settembre 2018


Foto

Perche' mi piace viaggiare in bici

GPS track kml (a few km missing at the beginning): open it with googleearth.

Diario

Non sei nella tua zona di conforto quando: tocchi il sensore del termometro e la temperatura scende; la settimana prima della tua partenza i Talebani (??) uccidono 4 cicloturisti su una strada parallela a quella che hai deciso di seguire; hai una scarica di diarrea sugli scarponi e 5 minuti dopo stai martellando la bici con un sasso sotto il sole a spacco a 50 metri dall'Afghanistan; stai attraversando scalzo un torrente impetuoso con l'acqua all'inguine e la bici sopra la testa urlando per farti coraggio; l'unico venditore di pane per 100km lo pesca da un sacco della spazzatura dopo essersi infilato le dita nel naso... Eppure basta uno sguardo al panorama da 5000m di altitudine per andare in pari, oppure il tifo festoso dei bambini nei villaggi che attraversi, oppure la via lattea vista da 4000m solcata dalle stelle cadenti di meta' agosto. Il posto e' spettacolare: "magnificent desolation", desolazione stupenda, citando Gene Cernan dell'Apollo 17 quando scese sulla luna.

Ma andiamo con ordine. Sono anni che Simo, che e stato in Pamir due volte, incita Lo dicendo che e' il posto piu' bello del mondo. Finalmente Lo capitola: quest'anno ci sono le condizioni giuste e Lo parte alla scoperta di questo sperdutissimo angolo di mondo. Purtroppo nessuno che abbia esperienza sufficiente per un viaggio cosi' duro puo' venire quest'anno e Lo parte da solo, speriamo bene. Volo a dushanbe (capitale del Tajikistan) con Utair, che promette di far volare gratis la bici, ma poi la fa pagare o stesso. Pazienza, avendo deciso all'ultimo, non ci sono alternative. Scalo a mosca, dove Lo si rende conto di svettare tra i passeggeti tajiki, il piu alto dei quali gli arriva alla spalla. E' un paese molto povero ed evidentemente c'e' diffusa carenza di vitamine nelle fasi critiche dello sviluppo. Non manca certo l'allegria nonostante lo scassatissimo Boeing 767 inviterebbe invece a stilare testamento. L'arrivo a dushanbe alle 4 di mattina e' tragico: la fila dei passaporti dura oltre un'ora e Lo si diverte ad osservare degli italiani che si sentono molto avventurosi ad andare in pamir con un'agenzia di viaggio. La bici e' arrivata e Lo si dirige all'uscita assieme a Davide, un altro cicloturista italiano fisico arrivato sullo stesso aereo. Scatta la gara per vedere chi riesce a preparare la bici nel tempo minore, ma finiamo alla pari. Lo passa ai pantaloncini da ciclista, ha visto le previsioni meteo (38 gradi oggi a dushanbe) e vuole correre via con il fresco della mattina. Partenza! Ci fermiamo al green house hostel che ci conserva gli scatoloni delle bici. L'altro ciclista saggiamente decide di andare a korog in taxi, mentre Lo che ha piu' tempo, rimane stolidamente nella decisione di andarci in bici. Tanto si sale di quota in fretta, la temperatura non sara' un problema, no? Errore tattico clamoroso. Lo scappa di corsa da dushanbe e si ferma all'ultima citta', Vhadat, per le faccende: scheda SIM per il telefono, cambio valuta, spesa, e benzina per il fornello. Lo si fa fregare clamorosamente nel negozio della SIM, dove gli vendono una SIM da 10gb di internet, ma dopo 10gb diventa illimitata. Boh!? Tanto sa gia' che non riuscira' mai a usare 10gb. Al colorato e vivace mercato di vadhat (sembra un mercato indiano), compra delle banane e ne da' una ad una mendicante con un bimbo in braccio, ma la venditrice di banane ci rimane malissimo, come mai? La banca per il cambio valute e' buffissima, quando Lo appoggia la sua pesante bici al muro esterno di cubi di porfido, la bici ci sprofonda dentro e il muro si buca clamorosamente: e' porfido finto, fatto di polistirolo dipinto! L'interno e' altrettanto grottesco e Lo finisce per cambiare i suoi soldi da una commessa gentile che non parla una parola di idioma comprensibile, mentre tutte le decine di clienti della banca cercano di aiutare creando un'enorme confusione. Non e' un'operazione difficile, non serve aiuto grazie. Lo non si era reso conto che probabilmente erano tutti incuriositi dall'enorme quantita' di denaro che Lo ha cambiato, ben 250 euro (lo stipendio di un insegnante e' meno di 50 euro). Al distributore di benzina, Lo incontra un ciclista milanese che lo saluta da un taxi: ha deciso di uscire dalla citta' in taxi. Lo lo incontrera' 4 volte prima di korog, in due delle quali l'altro e' su un mezzo motorizzato, eppure arriveremo a korog a distanza di poche ore! Il caldo sale inesorabile ma la strada rimane per oggi a quote basse. Lo si deve fermare da un venditore di cocomeri a prendere fiato. Qui incontra la leggendaria ospitalita' tajika che lo accompagnera' per tutto il giro. Compra un cocomero piccolo, ma il negoziante gli regala un fantastico graspo d'uva e un pane fresco. Lo si svacca all'ombra mangiando l'ottima uva. Poi cerca di pagargli l'uva e il pane, ma in cambio ottiene un altro enorme graspo. Il cocomero finisce nella borsa del cibo e Lo se lo deve accollare. La gentilezza qui va semplicemente accettata! Si riparte sotto un sole a spacco, e presto bisogna fermarsi all'ombra di una casa in costruzione. Quando i muratori vedono Lo boccheggiante, scatta nuovamente l'ospitalita': lui vorrebbe solamente termalizzare, ma inizia il rito del te' e del pane: tovaglia per terra, tazzine di porcellana, teiera riempia di te' in foglie e di acqua calda da un thermos, e pane raffermo poggiato per terra. Il trucco e' non bere tutto il te' in modo che le foglie rimangano in fondo alla tazzina. Questo rito, con piccolissime differenze, accompagnera' Lo per tutto il suo giro. La strada finalmente inizia a salire, ma la temperatura non scende! Clamorosamente, rimane quasi costante fino a 1500m, in palese violazione delle leggi della termodinamica. La notte e' passata in un campo in discesa vicino alla strada dove Lo perde conoscenza stremato dal caldo. La mattina dopo e' finalmente fresco, ma purtroppo la strada scende di nuovo e si rientra nel caldo devastante. Lo si deve fermare ad una pensilina e decide di attaccare il cocomero: non e' certo il cibo adatto al trasporto in bici. Purtroppo una volta aperto, va finito! Si ferma un tajiko sotto la pensilina, ma non accetta neanche un pezzo purtroppo. In compenso telefona alla fidanzata e sembra descrivere a gran voce il buffo straniero in un bagno di sudore, nonostante i ridicoli pantaloncini, che si mangia un intero cocomero usando il coltellino delle pinze multiuso (il fedele coltellino svizzero e' in fondo ad una borsa). Lo finge di non sentire le risate sonore della fidanzata che almeno illuminano il picnic. Purtroppo un intero cocomero in queste condizioni non e' una buona idea e Lo deve correre verso un cespuglio, operazione che diventera' purtroppo molto comune. Si riparte, ma fa ancora troppo caldo e Lo riesce solo a fare un paio di km, fino ad un boschetto di alberi promettente che compare dietro una curva. C'e' perfino una fontana! Pausa tecnica immediata. All'ombra degli alberi dei muratori su un enorme tappeto attendono anche loro il passaggio della caldazza e invitano Lo al rito del te' e del pane, ma stavolta hanno anche un cocomero. No, pieta', il cocomero no! In realta' e' molto migliore di quello di Lo ed e' molto fresco. Il pomeriggio trascorre piacevolmente oziando sul tappeto all'ombra. Ogni volta che una macchina si ferma alla fontana, gli occupanti vengono invitati a partecipare a gran voce e presto c'e' una piccola folla incuriosita dalla presenza di Lo. Ogni volta che arriva un nuovo ospite avviene una complicata cerimonia di preghiera. I tajiki sono praticamente tutti mussulmani. La preghiera finisce passandosi le mani sulla faccia dicendo "Allah akbhar", cioe' " sia fatta la volonta' di Allah". Lo partecipa alla preghiera tra l'ilarita' generale. Uno dei presenti ridendo fa il gesto inequivocabile di tagliare un orecchio, che Lo abbia involontariamente commesso un terribile sacrilegio? Meno male che tutti ridono di gusto.. Nonostante le barriere linguistiche, si riesce a comunicare un po': vogliono sapere dove sta l'Italia rispetto alla Spagna, Inghilterra e Germania. Sono molto interessati alla Spagna, perche' sembrano credere che la Spagna sia un paese mussulmano. Certo la moschea a Siviglia era spettacolare, pero'... E' piu' difficile capire quando chiedono a Lo di sua moglie: il gesto per indicare "donna" e' quello di passarsi le dita sulle sopracciglia. Certo non si possono indicare i capelli lunghi o altri attributi. Molte delle donne hanno il velo in testa (ma molte ne fanno a meno: non e' obbligatorio come in iran). Invece Lo usa la sua cultura di fantascienza per capire quando gli chiedono il suo mestiere: lavoro si dice rabota, l'etimologia di robot! Quando i muratori si rimettono al lavoro sotto il sole a spacco, Lo riparte con grandi saluti e ringraziamenti per l'ospitalita'. La strada inizia a distruggersi e Lo ha i primi assaggi dei famigerati sterrati tajiki, meno male che gira con la sua fedelissima, anche se datata, mountain bike rossa. Si arriva all'unico bivio tra Vhadat e korog. Le indicazioni stradali? Prendi la prima a destra (su una pedalata di 8 giorni), certo non ci sono molte strade qui! Lo si ferma a dormire su un precipizio a picco su un fiume all'imbocco di una valle spettacolare, accompagnato dal volo di un'aquila. Il giorno dopo Lo si ferma a comprare del cibo ad un "ristorante". Offrono una zuppa che sta ribollendo da decenni dentro a un pentolone nero di fuligine. Lo preferisce comprare un pane che viene tirato fuori a mani nude da un frigo marcio pieno di carne e poggiato su un tavolo che non viene pulito dal cenozoico superiore. OK, Lo capisce che qui gli standard di igiene vanno ricalibrati. E anche le papille gustative. A parte la frutta fresca, il cibo sara' terrificante per tutto il giro. La strada sale verticale, ma nuovamente il caldo non scema inesplicabilmente. Lo arriva ad una fontana con una cascatella ed entra nel getto d'acqua senza esitazione e senza neanche rallentare, tra l'ilarita' generale delle donne che stavano spettegolando all'ombra li' accanto. Ad ogni villaggio tutti i bambini corrono incontro a Lo salutando e gridando le uniche parole in inglese che conoscono "hello! What is your name?" tutti cercano di battere il 5, e Lo ha il terrore di investire qualcuno. Delle misteriose enormi valli laterali si aprono nel nulla. Chissa' che posti spettacolari. Iniziano le montagne colorate: rosso vivo, nero, giallo. Ad un villaggio sperduto Lo cerca di fare la spesa: bisogna chiedere "magazin" per trovare il negozio che spesso e' una stanza a casa di qualcuno. Un bimbo su un asino scorta Lo al tristissimo negozio. Come tutti gli altri che incontrera', sembra non avere nulla di commestibile. Lo cerca di comprare la pasta. Il negoziante, orgoglioso di avere questo imprescindibile alimento, prende un grosso secchio della spazzatura rosa e vi estrae a mani nude manciate di pasta riempiendo un sacchetto per Lo. Condizioni igieniche?! Ma insomma, la pasta va bollita, giusto? Quando Lo finalmente avra' il coraggio di mangiare questa pasta, scoprira' tragicamente che si scuoce quando e' ancora cruda, rilasciando abbondante amido mucoso. Abbinata al pessimo succo di pomodoro piccante, viene una schifezza inenarrabile che finisce quasi tutta alle formiche. Lo si ferma poco dopo il negozio a mangiare e ad aspettare il fresco. Passano dei bambini sugli asini che dirigono orgogliosamente fustigandoli a gran voce. Si ferma un'auto scassatissima e scendono una decina (!) di ragazzi che vogliono farsi un selfie con Lo. Certo non vedono molti stranieri qui! E sono abilissimi a riempire le (poche) auto. Lo ozia a lungo all'ombra della pensilina leggendo Montalbano, che pacchia. Piu' avanti, vicino a Talvidara osserva una falesia molto bella e si ferma poco dopo vicino alla strada dormendo sotto uno stellato spettacolare. Ora si sale decisamente verso un passo a 3400m attraversando delle gole profondissime contornate da falesie spettacolari. Il caldo non accenna a diminuire se non oltre i 2900m. Primo problema tecnico: la catena della bici e' completamente secca gia' al terzo giorno e cigola disperata! Che ha usato il ciclista di Pavia che ha tagliandato la bici per il viaggio? L'olio d'oliva?! Lo si ferma ad uno sperdutissimo villaggio dove riesce a far capire il problema ad un tajiko gentilissimo che apre una bottiglia d'olio della macchina e Lo puo' ripartire. Si ferma per pranzo poco dopo in mezzo ad un prato spettacolare vicino ad una fontana e subito arrivano dei contadini curiosi. Lo offre il suo pane e parte della pessima scatoletta di alici (o sardine? non si capisce!) del suo pranzo e ottiene in cambio un osso con qualche pezzetto di legamento attaccato. Come si mangia? Soprattutto, con la temperatura che supera i 30 gradi, forse mangiare della carne conservata fuori dal frigo non e' una buona idea! Meno male che riesce a restituire l'osso senza offendere i contadini, ma questi insistono per dargli parte del loro pane. Non si puo' evadere la loro gentilezza. Salendo, il panorama diventa quasi appenninico, anche se qui la quota e' di 3000m. In lontananza si iniziano a vedere le maestose montagne del Pamir! Eccole alfine! Il passo e' contornato da bellissimi prati in fiiore, sorvegliati da colorati cartelli che avvertono che sono disseminati di mine antiuomo! il messaggio e' chiaro: un omino che esplode da una parte e la sua gamba dall'altra, oppure un bimbo senza un piede che tiene per mano una bimba senza una gamba. Forse per stanotte e' meglio piantare la tenda altrove... Lo visita una vecchia caserma sovietica abbandonata e inizia la discesa. Con tutta la fatica fatta per arrivare fin quassu' nella caldazza, spera di guadagnare un po' di km di discesa. Neanche per idea, la discesa e' praticamente verticale con quasi 2500m di dislivello in una dozzina di km. Il panorama e' spettacolare, con montagne aguzze che spiccano tra valli verticali ma la strada e' pericolosissima. Se si sbaglia una curva c'e' un salto assicurato di un migliaio di metri in gole profondissime di cui non si vede il fondo dove nessuno ti trovera' mai. Chissa' quante delle Lada scassatissime o dei camion Kamaz sovietici sono laggiu' impilati?! Inizia a farsi tardi, ma e' troppo scosceso per fermarsi a dormire. L'unico posto in piano (escludendo le radurine di fronte agli alveari) e' un traliccio elettrico e Lo si ferma a dormire li' stremato. E' talmente stanco che uccide il preziosissimo pacco di tortellini Barilla portati dall'Italia. Peccato che non c'e' condimento, purtroppo all'ultimo momento era mancata la bottiglia per portare l'olio. Sono buonissimi anche conditi solo con il sale e una bustina di zafferano! Il giorno dopo si continua la discesa passando di fronte a delle fattorie poverissime arroccate, alcune sono semplici tende. Eppure non manca l'inventiva e davanti ad una c'e' un bellissimo mulino ad acqua. La discesa e' talmente verticale che i freni di Lo si surriscaldano e la camera d'aria posteriore cede clamorosamente. Mentre Lo imprecando si mette a ripararla, sbuca un pastore tajiko stolido che distrae Lo e cerca di mettere le dita nella colla delle pecette. Risultato: la riparazione cede nuovamente dopo un paio di km e poi nuovamente dopo altri 5. Per fortuna Lo ha una camera di riserva e la sostituisce con l'aiuto di un gentile soldato ad uno dei dodicimila posti di controllo che si incontrano lungo la strada. Ogni volta la procedura e' la stessa: i dati del passaporto e del visto vengono faticosamente copiati a mano su degli enormi quadernoni a quadretti. Tutto sommato la procedura e' indolore per Lo. Un po' meno per i camionisti locali che devono contribuire generosamente con una banconota arrotolata nella mano che viene prontamente scambiata con il poliziotto di turno durante una pseudo-stretta di mano. Stranamente gli ilari camionisti sembrano piu' contenti di dare di quanto i poliziotti imbronciati di ricevere. Boh?! Ora la strada si riunisce con la strada principale (e' vero sono due incroci, non uno) e la qualita' migliora notevolmente, ma purtroppo anche il traffico, inclusi degli enormi scassatissimi TIR cinesi con rimorchio che passano rombanti seppellendo tutto in enormi nuvole di polvere. Lo commette un errore clamoroso bevendo l'acqua della fontana cittadina di Kalai Kum. Certo aveva chiesto a gesti se era potabile, ricevendo ampie e condivise assicurazioni da tutti i presenti, ma non ha ancora capito che per i tajiki l'acqua e' sempre potabile, a cos'altro puo' servire se non a bere?! Passera' il resto del mese con la diarrea. La strada e' scesa decisamente di quota e il termometro segna 38 gradi all'ombra. Peccato che non ci sia ombra neanche a pagarla (il sensore e' all'ombra del manubrio della bici). Il sensore al sole invece supera i 48 e ad un certo punto finisce a fondoscala. Portare il termometro e' stato un clamoroso errore. Lo si ferma sotto a un rarissimo albero, ma trova una zecca che gli si sta arrampicando su una gamba. Via! Scappare. La giornata e' durissima (3 forature, diarrea, caldo da plasma stellare e zecche) e ad un certo punto Lo ha un collasso. Si ferma ad un paesino sperduto dove ha visto una fontana. Ovviamente viene accolto come un ospite di riguardo anche se e' in condizioni pietose. Un paio di ragazze che stanno facendo una tesi di sociologia sui costumi del villaggio parlano inglese benissimo e fanno volentieri da traduttrici, probabilmente usano Lo per studiare come vengono accolti gli ospiti. Il patriarca e' sdraiato su un baldacchino e gioca con un coltello, passandoselo sulla faccia, ma presto si lascia incuriosire da Lo e gli chiede molte cose. Rimane molto impressionato dal costo del pane in Italia. Qui un pane grosso (un paio di kg?) costa 5 somoni, circa 50 centesimi. Alla fine il patriarca rimane contento dell'interrogatorio e invita Lo a trasferirsi ad abitare al villaggio. Che sia un onore? Le sociologhe devono andare via, ma Lo non riesce piu' a pedalare e chiede se puo' fermarsi a dormire sul baldacchino in cortile. Invece la donna di casa gli prepara un letto nella stanza principale nel sottotetto della casa (coperta di salubri lastre di eternit) e lascia il vecchio patriarca a dormire fuori nel baldacchino. Lo tenta in tutti i modi di fare scambio (ha un sacco a pelo North Face che, per quanto datato, puo' sopportare temperature abbondantemente negative) oppure di dire che possono dormire tutti assieme nella stanza enorme, ma non c'e' verso. Lo perde conoscenza, ma ad un certo punto si accorge che gli hanno portato la cena! Ovviamente si trascina al baldacchino per mangiare assieme al patriarca e ai bambini (le femmine evidentemente mangiano altrove). Non c'e' verso di spiegare che forse il riso con i peperoni e il pomodoro e l'insalata di cetrioli, cipolle crude e pomodori non sono i cibi adatto per Lo stasera, e Lo se li deve accollare per non offendere la gentilissima mamma. Senza traduzione, la cena si svolge silenziosamente anche se i bambini cercano di comunicare ridendo sonoramente del fallimento. Il giorno dopo sembra vada meglio e Lo parte dopo aver lasciato 300 somoni, che gli vengono prontamente restituiti. Alla fine riesce a lasciarne 200, che scoprira' essere una cifra molto elevata per l'ospitalita' ricevuta. Poco male, sono stati provvidenziali! Purtroppo il riso con peperoni non ha aiutato e Lo riesce a fare solo 30-40 km prima di doversi fermare in un altro villaggio. Pianta la tenda vicino ad un torrente e perde conoscenza al fresco della tenda in un frutteto. Ripetutamente deve correre al bagno e, per non sporcare il prato, la fa nel torrente. Poi scende in paese a cercare l'acqua e tutti gli indicano di prendere l'acqua dallo stesso torrente! "Natura" gridano male interprentando l'evidente disagio di Lo. Certo, e' tutto naturale, non c'e' dubbio, ma forse oggi e' meglio usare il filtro dell'acqua. Lo fa vedere la carta igienica chiedendo dov'e' il bagno e loro indicano il negozio del paese credendo che Lo voglia acquistare la carta igienica. Quando il malinteso si chiarisce, tutto il paese scoppia a ridere e Lo viene indirizzato ad una latrina fetida nel pollaio di una casa. Comunque l'idea di fare scorta di carta igienica non e' male e Lo ne approfitta. Il giorno dopo il torrente e' secco e non c'e' acqua in tutto il paese. L'unica cosa che si capisce e' che c'e' un "problema". Lo non puo' stare senz'acqua e smonta faticosamente la tenda e parte. Nonostante tutto riesce a pedalare agevolmente e chiude la giornata con un rispettabilissimo risultato di 60km. La giornata e' comunque faticosissima per il caldo e il maldipancia. La strada costeggia un fiume che fa da confine con l'Afghanistan e Lo osserva incuriosito questa misteriosa nazione. La strada afghana e' molto peggiore e il traffico quasi inesistente. Qualche macchina scassata, qualche motocicletta smarmittata con tre o quattro persone sopra e qualche asino, molti se la fanno a piedi. Tutto sommato i paesi afghani non sembrano pero' molto diversi dalla controparte tajika. La giornata ha un picco negativo quando Lo ha un attacco di maldipancia sotto il sole a spacco in congiunzione con l'ennesima foratura alla ruota posteriore. Com'e' possibile?! Copertoni e camere d'aria nuovi e fasce antiforatura in kevlar, dovrebbe essere impossibile bucare!! Il mistero e' svelato: il cerchio posteriore e' leggermente deformato (nonostante Lo avesse chiesto al ciclista di ripararlo) e questo implica che frenando si scalda soprattutto in quel punto. Li' il calore della discesa ha rovinato la fascia di protezione dei raggi. Capito il problema, la soluzione e' semplice: prendere a sassate il cerchio per cercare di ridurre la deformazione. In un raro momento di lucidita', Lo si chiede cosa stia facendo a 50m dall'Afghanistan con gli scarponi sporchi della sua stessa cacca a prendere a sassate la propria bici sotto il sole a spacco. Certo era chiaro che sarebbe stato un viaggio duro, ma speriamo che migliori! Per fortuna sara' cosi', ma ci vuole una certa forte motivazione... Comunque c'e' chi se la passa peggio: pochi km piu' avanti uno dei colossali TIR cinesi ha avuto un tracollo epico e due poveretti stanno sostituendo l'intero blocco motore (20 cilindri?) a bordo strada nella polvere. Sono completamente coperti d'olio motore lavorando a testa in giu' in pieno sole a 45 gradi. Al contrario di Lo, non lanciano neanche un'imprecazione: c'e' sempre qualcosa da imparare. Un altro TIR parcheggiato di fronte attende paziente con sopra il massiccio motore di ricambio. Gli autisti del tir guasto e' in stoica attesa all'ombra del camion bevendo te' e mangiando pane che ovviamente offre a Lo con grandi gesti festosi. 20km piu' avanti, un altro TIR ha le sospensioni esplose. Qui l'autista sta cercando di riparare il guasto da solo e di nuovo la prende con molta filosofia. Appena scoperto che Lo viene dall'Italia inizia a ridere e a dire "Berlusconi". OK, ci mancava anche la presa in giro del camionista tajiko per i nostri rappresentanti, peraltro democraticamente eletti. Aggiungiamo il Tagikistan all'Iran e alla Bielorussia (oltre a una dozzina di altre nazioni) dove sono stato preso in giro per via di Berlusconi, che figure colossali. La giornata riprende quota inaspettatamente quando un contadino afghano posa un attimo il forcone e saluta Lo dall'altra parte del fiume. Un semplice gesto che pero' colma delle distanze enormi: culturali, tecnologiche, economiche e anche temporali. Quel contadino che raccoglie la paglia col forcone di legno per le sue capre probabilmente vive esattamente come gli antenati di Lo di cent'anni prima o piu'. La bici di Lo e' invece carica di tecnologia, dagli indumenti tecnici, al navigatore gps, cellulare quadribanda, libro elettronico, telo di sopravvivenza, tenda con i picchetti in titanio e la paleria in lega di scandio. Lo si commuove un pochino, ma magari era un banchiere miliardario svizzero in vacanza-natura in Afghanistan. Lo viene nuovamente raggiunto dal ciclista milanese che ha preso un passaggio su un furgoncino, ma in quel momento e' preso bene e rifiuta il passaggio: il mal di pancia e' finalmente passato e la sera ha portato un minimo di refrigerio, la temperatura e' scesa di qualche millikelvin. La notte e' trascorsa in un boschetto di albicocchi. Purtroppo la frutta e' gia' tutta raccolta e Lo riesce solo a trovare un paio di albicocche per terra, sono molto piccole rispetto a quelle italiane, ma dolcissime e buonissime. Il giorno dopo scatta la sfida: Lo vuole uscire dalla caldazza e decide di fare un tappone da 100km per arrivare a korog. La strada e' abbastanza buona e quasi in piano. Durante un devastante tratto sabbioso Lo incontra una cicloturista kirghisa da sola con la bici pateticamente coperta di borse. E' in evidente difficolta' e Lo le offre un po di acqua fresca (che ha da poco preso ad una casa isolata). Grandissima, molto coraggiosa a muoversi in quelle condizioni, con quella bici e attrezzatura. Lo si ferma a fare i complimenti anche a quattro inglesi che arrivano da Londra in una sgangherata Nissan micra, ma come vedremo, non saranno loro a vincere il premio dell'auto piu' improbabile. A pranzo Lo si ferma a fare un picnic dividendo l'ombra di un albero con una mucca di fronte all'Afghanistan. Moster via chat telefonica suggerisce il suo rimedio per far passare il maldipancia. Una intera scatola di fagioli e tre (!!) scatole di alici al pomodoro, ingollate tutte di un fiato e senza masticare. I vantaggi di avere una sorella medico.. Purtroppo Lo ha una sola scatola di alici e una di fagioli, ma il rimedio funziona lo stesso: lo stomaco si mette a gorgogliare come un reattore nucleare da 50MW e poi passa tutto. Durante il picnic Lo osserva l'Afghanistan: passano un paio di SUV truzzissimi con musica a palla che si sente fino dall'altra parte del fiume, poi un furgone pieno di gente che grida sul tetto: evidentemente un matrimonio dove tutti gli invitati vengono trasferiti festosamente da un villaggio all'altro. Sembrano tutti molto felici. L'arrivo a korog e' catastrofico, la tappa era di oltre 100km e Lo sta a malapena in piedi. Il famoso Pamir Lodge e' introvabile e quando finalmente Lo arriva dopo un'ora di ricerca, si trascina a malapena sui gomiti. L'unico ristorante della zona e' completamente riservato per una festa (occorrenza comune) e Lo si deve anche stasera mangiare i tristissimi noodles istantanei cinesi, prima di perdere conoscenza nel letto. La fantastica colazione del giorno dopo bilancia tutto. Siamo serviti su un baldacchino dove si mangia sdraiati: pane freschissimo, ciliegie allo sciroppo, uova, wurstel (non sono mussulmani qui? Forse e' di carne di pollo?), burro, torta e biscotti. Lo fa amicizia con due carine autostoppiste francesi che sono in viaggio da mesi e hanno soldi per viaggiare ancora altri sei mesi. La giornata e' dedicata al riposo al Pamir Lodge che e' il punto di incontro dei viaggiatori piu' avventurosi. C'e' un ciclista olandese piuttosto provato. E' partito dal Portogallo e vuole attraversare un passo in Cina e poi proseguire lungo la Karakorum highway verso il Pakistan e l'India. Una ragazza partita da Londra viaggia da sola perche' la sua amica l'ha mollata ad Almaty. Ci credo, la temperatura da quelle parti era probabilmente 45 gradi all'ombra. E' in viaggio da mesi e non ha nessuna intenzione di fermarsi mai, il suo sogno e' viaggiare tutta la vita. Ha il deragliatore della bici distrutto, ma una simpatica famiglia di spagnoli in camper offre il deragliatore della scassatissima bici del figlio. Un attempato ciclista di Grenoble (un cuoco venuto in bici dalla Francia) si mette all'opera e riesce a fare un'ottima riparazione usando gli attrezzi del kit di sopravvivenza che ogni ciclista porta con se'. C'e' un ciclista che mostra orgoglioso la sua bici a vela, un oggetto molto curato, e un altro ciclista che gira con la bici con il telaio di bambu'. Ognuno ha i suoi accorgimenti tecnici e le bici spaziano dalle bici super tattiche a quelle comperate al supermercato per quattro soldi. Al contrario di altre discipline, il cicloturismo ha mantenuto ancora un'enorme varieta' e spensieratezza. Lo gira con una bici specialized di quasi vent'anni fa, ma l'ha seguito fedelmente in tre continenti, ha attraversato le Ande tre volte, oltre all'Islanda, la Sardegna e ad aver pedalato per 1000km oltre il circolo polare. Tutti si scambiano informazioni sulle tappe future e sui viaggi passati. Lo fa un salto in paese e porta una anguria che divide fra tutti. Nel pomeriggio si distinguono i vincitori dell'auto peggiore, due ragazzi che vengono da Amsterdam con una Fiat Panda 30. Quando la accendono, si alza un gemito di cinghia non tirata, e non riescono neanche ad uscire dall'albergo: la macchina non riesce a fare la salita del cancello. Dei volenterosi la spingono tra le risate di tutti, soprattutto dei fuoristradisti presenti con enormi cattivissimi gipponi 4x4. Pero' che stile! Ci sono anche dei tedeschi con un Iveco Daily 4x4 dei pompieri che hanno trasformato in camper. Purtroppo hanno dovuto togliere le sirene, ma loro confermano che il tragitto che ha in mente Lo (consigliato da Simo) e' fattibile, la mitica Bartang valley. Se sono passati con un furgone, sicuramente si passa in bici. Inoltre dicono di aver incontrato dei ragazzi che l'hanno fatta in bici con dei rottami acquistati ad un supermercato di Bishkek. Anche la ragazza londinese e' passata da li' e conferma tutto. Action, si va! Lo riesce anche a fare un pranzo/cena a meta' pomeriggio ad un caffe' poco distante in mezzo ad un rumorosissimo party di compleanno di bimbi che ballano scatenati al suono di musica pop tajika. Il giorno dopo la strada chiama e finalmente si inizia a salire decisamente. Finalmente ci lasceremo il caldo alle spalle? Fin troppo!! Inizia presto a fare un freddo polare e anche qualche goccia di pioggia. Niente mezze misure qui! Lo si ferma d'urgenza in un campo di un contadino gentilissimo e monta la tenda. Si guadagna la riconoscenza eterna del contadino trovandogli il falcetto che aveva perso. Dividera' il campo con le sue mucche, speriamo non vogliano entrare in tenda! La notte avviene un diluvio universale, ma la tenda regge bene e Lo si gode il calduccio del suo antico ma ancora efficiente sacco a pelo ascoltando la pioggia che scroscia sul telo della tenda, esiste qualcosa di piu' rilassante al mondo?! La pioggia ha anche il buon gusto di smettere quando Lo deve correre al bagno per via della tradizionale diarrea. Il giorno dopo scopre quanto e' stato fortunato: il torrente e' esondato a pochi cm dalla tenda e la bici e' in una pozzanghera. Eppure il posto era stato scelto con cura la sera prima. In futuro bisognera' essere ancora piu' attenti. Il giorno successivo Lo si deve fermare ad un raro negozio per asciugare la tenda. La signora del negozio ha dei rarissimi biscottoni che sono quasi buoni. Lo, nell'attesa, continua a comprarne e a mangiarli sotto il suo sguardo divertito. Da Montalbano, Lo e' passato a leggere "The Hunger Games", chissa' da cosa e' stato ispirato?! Alla sera di nuovo Lo e' sorpreso dalla pioggia, ma stavolta c'e' anche un fortissimo vento contrario. Che battaglia continua! Lo vede in lontananza una squallidissima tettoia e decide di fermarsi la' sotto per evitare di dover montare la tenda e bagnarla nuovamente. Il posto e' abbastanza triste e Lo dorme accanto ad una carcassa distrutta di una Mercedes abbandonata. Pero' ad un certo punto il cielo si apre, e le stelle che si affacciano dalla tettoia tra le aguzze vette circostanti fanno un suggestivo contrasto. Nella tappa successiva inizia la parte naturalistica piu' bella. Oggi c'e' da fare un passo a 4200m! La strada peggiora a vista d'occhio, ma in compenso il panorama migliora e Lo si trova a pedalare presto in brulle distese desertiche di altissima quota, attraversate da torrenti circondati da bassa vegetazione abitata da grasse marmottone. In lontananza delle panciute montagne sono coperte da bianchissimi ghiacciai e nevai eterni che contrastano con il blu profondo del cielo d'alta quota. Che spettacolo! Lo se la gode anche perche' il traffico e' scomparso e non passa neanche una macchina in tutta la salita. La strada ha un fondo pessimo ed e' un continuo sali e scendi, e a queste quote il fiato si sente. Lo si ferma al passo ed e' raggiunto dalla prima macchina: due francesi con una scassatissima Peugeot 205, ma qui fanno a gara ad andare con le macchine piu' scadenti possibile? Lo prosegue nel deserto piu' desolato ma stupendo (la famosa "stupenda desolazione") finche' gli cedono le gambe. C'e' il remotissimo villaggio di Alichur poco avanti, ma Lo preferisce fermarsi a dormire nel deserto e scrocca una bottiglia d'acqua da 1.5 litri da un fuoristrada svedese fermatosi a fare una foto alla spettacolare valle che si apre sotto di noi. Con lo svedese ci sono le due autostoppiste francesi incontrate qualche giorno prima! Lo si svacca nel deserto senza montare la tenda e si gode lo stellato di quota 3900, ma anche le zanzare. Che ci fanno in mezzo al deserto e a questa quota?! Quante stelle, che bella la via lattea. Il giorno dopo Lo commette un errrore tattico clamorodo e decide di fare una tirata fino a Murghab a 110km di distanza. Ha sbagliato il conto dei giorni necessari a chiudere il giro e teme di non farcela. I primi 50km ha il vento in faccia e pedala come un forsennato coperto di goretex. Il panorama e' pero' splendido, si susseguono una valle dietro l'altra enormi e completamente desolate, lunghissime, larghissime e completamente vuote. Ogni tanto una yurta occhieggia in mezzo al nulla. Anche qui una desolazione stupenda, il leitmotiv del giro. Clamoroso errore numero due, ignora una evidente sorgente (l'unica per 70 km) e si trova presto a pedalare senz'acqua. La temperatura nel frattempo e' risalita follemente e il goretex e' scomparso. In compenso si ergono montagne coloratissime e spettacolari che fiancheggiano la strada a distanza. Finalmente l'acqua! A fianco di una fattoria sperduta in mezzo al nulla, c'e' un microscopico torrentello che nasce da una montagna rosso ciliegia e lungo cui pascolano degli enormi yak pelosissimi, chissa' che caldo hanno nella loro lunga pelliccia nera. Lo fa una breve pausa pranzo ma rischia ripetutamente di perdere conoscenza. Ora inizia la lunghissima discesa verso Murghab, che passa attraverso altri panorami spettacolari. Ad un certo punto sembra di essere sulla luna, tutto il panorama e' grigio-nero se uno ignora i gialli cespi di vegetazione e l'azzurrissimo cielo. Poi si aprono un paio di valli con dei profondissimi canyon, infine una valle piu' bassa attraversata da un fiume incassato. Ecco finalmente la valle di Murghab, larghissima e attraversata da un enorme fiume. Che tappa meravigliosa! Peccato aver sbagliato i conti, andava fatta con piu' calma in almeno due giorni o piu'. Murghab e' un posto abbastanza squallido e sporco. Lo si ferma al Pamir Hotel che gli e' stato caldamente consigliato da alcuni ciclisti incontrati qualche giorno prima, ma si rivela un errore tattico, probabilmente quei ciclisti erano completamente fatti di cocaina. Non ci sono piu' stanze e Lo deve condividere la sua con due cinesini in evidente viaggio di nozze, poveri, si dovranno accollare il grezzo e puteolente Lo che stasera e' talmente stanco che barcolla in giro per l'albergo. Dei turisti italiani si preoccupano addirittura e la famiglia di spagnoli in camper del deragliatore offre la loro zuppa. Sono molto cari e simpatici, ma Lo non e' messo cosi' male, suvvia! Certo che rimane delusissimo dalla promessa doccia calda. Bisogna prima aspettare le 1930 che partano i generatori, mica ci aspettiamo la corrente elettrica tutto il giorno?! Poi una delle docce non va e l'altra ha solo un rivoletto d'acqua patetico. Vabbe' almeno e' tiepida, non lamentiamoci troppo. Per cena c'e' solo riso e carne oppure zuppa di cavoli con carne, i due piatti "tipici" di qui. Lo si trova a tavola con due turisti tedeschi, la loro guida molto in gamba e suo cugino. I turisti sono contenti perche' oggi hanno visto un leopardo delle nevi. Lo e' invidiosissimo e cerca di fare capire loro che privilegio e' stato: e' un animale rarissimo. Anche la guida rincara la dose dicendo che lui ha vissuto tutta la vita qui e l'ha visto una sola volta. Lo praticamente aspira la sua zuppa da una narice per la fame. La signora tedesca impietosita gli offre il suo riso, dicendo che non se la sente di finirlo per il maldipancia. Lo fa i complimenti per un intero nanosecondo e poi spazza agilmente il piatto della signora. Mancanza di proteine? Qui e' impossibile averne a meno di mangiare quelle pessime scatolette di alici/sardine russe disgustose. Probabilmente i russi esportano in Tagikistan gli scarti di produzione, Lo non puo' immaginare che qualcuno volutamente possa inscatolare quella risciacquatura di piatti. Lo collassa nel letto al piano di sopra di uno dei due letti a castello (i piani bassi sono occupati dai cinesini) e scopre con orrore che non ci sono le lenzuola. Si dorme direttamente sul materasso con una trapunta sopra, nella puzza di tutti gli avventori precedenti. E che puzza! Lo rimane talmente disgustato che dormira' solo nel suo sacco a pelo di qui in avanti (a parte il mitico Pamir Lodge). Probabilmente, a sentire gli altri avventori, e' meglio (e anche piu' economico) fermarsi negli homestay, la versione locale del b&b. Ma Lo e' rimasto talmente shockato dall'esperienza che preferira' dormire in natura senza piu' fare la doccia per 12 giorni piuttosto che rischiare un'altra esperienza simile. La colazione dell'indomani non solleva le sorti dello squallido albergo, ma almeno e' abbondante, anche se il pane e' raffermo come praticamente ovunque. Lo si dirige al bazar per fare una rapida spesa. Gli unici a vendere il pane cosi' presto sono due fratellini che pescano il pane da un enorme saccone nero dell'immondizia. La bimba e' molto carina con le sue treccine orizzontali stile Pippicalzelunghe. Lo le offre alcuni dei biscotti che ha appena comprato e lei ci si avventa con gusto. Il fratello fa un approfondito e studiato sondaggio della propria cavita' nasale e poi passa a Lo i suoi pani a mani nude. Lo ha ormai messo da tempo a tacere le sue remore igieniste e fa finta di niente. Partenza! Lo sbaglia clamorosamente strada (ma com'e' possibile, ce ne sono solo due!) e, se non fosse per dei camionisti gentili che lo indirizzano, finirebbe in Cina! Poco piu' avanti Lo incrocia un ciclista che va nella sua stessa direzione, finalmente si puo' fare una tappa in compagnia? Errore tattico. Si tratta di Andres, un signore argentino di 55 anni che e' in viaggio da 10 anni in giro per il mondo e ha deciso di viaggiare per il resto della sua vita. Non parla ne' inglese ne' russo e quindi non gli pare vero che Lo riesca a capirlo (almeno, una parola ogni 5) e si lancia in un discorso entusiasta e infinito in spagnolo. E' chiaramente affetto da una gravissima forma di logorria cronica e Lo e' presto rintronatissimo. Lo cerca di svagarlo dicendo che il panorama spettacolare che si dipana attorno gli ricorda molto le montagne colorate dell'Argentina e Andres ha vissuto per anni a Salta in Argentina, da cui Lo e Simo erano partiti per il deserto di Atacama tanti anni prima. In effetti lui guarda stupito Lo fotografare e ammirare le montagne spettacolari che a lui probabilmente non dicono niente. Era partito in moto, ma gliel'hanno rubata in Africa. Allora e' passato alla bici elettrica ma la batteria si era demolita a Dushanbe e ora sta pedalando. E' chiaro che non e' in grado e procede adiabaticamente con una lentezza esasperante lamentandosi che gli manca il fiato e ha troppa panza. Dopo qualche ora, Lo ne ha abbastanza, anche se e' simpatico e lo saluta riprendendo il suo passo. Ci stiamo dirigendo ad Ak Baital, un passo a 4655m, ce la fara' l'argentino esploso? Il panorama e' molto bello, ma la ammazzata del giorno prima si fa sentire e Lo si ferma nel deserto a una sessantina di km da Murghab. Siamo di nuovo a quote rilevanti, oltre i 4000, e lo stellato non delude. Dentro il sacco a pelo si sta comodissimi, dormendo sulla soffice sabbia del deserto (con un telo e il materassino di polistirolo espanso). Che dormite fenomenali. Ogni tanto ci si sveglia guardando la via lattea che ruota attorno alla stella polare e contando le stelle cadenti. La luminosita' di fondo stranamente non e' bassa, neanche a centinaia di km da qualunque citta' e neanche ore dopo il tramonto della luna. Certo il cielo e' spettacolare, ma non agli stessi livelli di Atacama. Forse c'e' una residua foschia d'alta quota che diffonde la luce delle stelle? Magari e' dovuta all'incredibile caldo di quest'anno. Molte persone confermeranno che quest'anno fa molto piu' caldo del solito. Partenza di buon mattino e ben presto Lo si trova a scalare l'ultima rampa del passo, molto ripida. Il fiato si sente! Eppure si sale tranquillamente rispetto alla gita sul Monte Bianco di questa primavera. La quota e' confrontabile, ma la differenza sta nell'arrivarci pedalando su piu' giorni oppure passare dai 250m di Ivrea ai 4800 del bianco in giornata. Gia' prima del passo le montagne sono bellissime: nerissime attraversate da bianchissimi nevai e ghiacciai che spettacolare contrasto! Pero', arrivato al passo, Lo rimane 10 minuti a bocca aperta (e non solo per la mancanza di ossigeno): non puo' esistere su questo pianeta un posto cosi' bello. Valli misteriose si aprono in lontananza sotto a montagne di tutti i colori dell'arcobaleno coperte di bianchissimi ghiacciai, mentre torrenti e ruscelli scorrono festosamente gorgogliando in basso. La desolazione stupenda e' meravigliosa qui e solo delle grasse e goffe marmotte se la godono oltre a Lo. Chissa' perche' i leopardi delle nevi sono cosi' rari. Un qualunque leopardo minimamente dignitoso potrebbe mangiarsi una marmotta al millisecondo. Lo inizia la lunga discesa fino a Karakul, ma deve continuamente fermarsi meravigliato per vedere nuovi particolari e per osservare le valli che si aprono senza sosta a destra e sinistra. Una decina di km e 300m sotto, Lo incontra due turisti di Biella a piedi, cosa ci fanno in mezzo al nulla? Oggi ancora non e' passata neanche una macchina! Viene fuori che la loro guida ha demolito la macchina poco lontano e loro vogliono arrivare al passo. Ecco lo stolido tajiko che arriva con una scassatissima monovolume che sarebbe piu' adatta ad accompagnare i bambini all'allenamento di calcio che ad attraversare un passo alpino da 4600m. Emette una fumata nera che sembra un conclave indeciso: come minimo ha distrutto le fasce di tutti e quattro i pistoni e sta bruciando piu' olio che benzina. Non riesce a salire e l'autista ordina stolidamente: push! Proviamo tutti e tre a spingere ma tra la mancanza di ossigeno e soprattutto il densissimo fumo nero siamo piegati in due a tossire nel giro di venti microsecondi. Lo stolido non demorde: scende di un km in retromarcia, prende la rincorsa e riparte deciso. Lo si allontana disgustato promettendo ai turisti di non preoccuparsi perche' una decina di macchine erano passate il giorno prima. Quando si ferma nuovamente per il panorama, vede la macchina combattere ancora contro la salita. Ogni tanto uno sbuffo di fumo bianco accompagna la continua fumata nera, ha spaccato anche la guarnizione della testata, oppure gli e' solo esploso il radiatore? Eppure lo stolido non demorde... Lo si trova ora in una enorme piana solcata da ruscelli. Ad un bordo c'e' un antichissimo caravanserraglio. Chissa' se la via della seta passa anche da qui. Magari ci si e' fermato Marco Polo?! Qualche km dopo si entra in una sperdutissima valle e appare un cancello in mezzo al nulla, e' il confine con la Cina. A che serve il cancello qui?! Siamo in mezzo al nulla, a nessuno mai verrebbe in mente di attraversare la frontiera qui! E se anche fosse, avrebbe tutto il tempo di tirare giu' il cancello con un temperamatite prima che chiunque se ne possa accorgere... L'assurdita' di alcune frontiere e' ben metaforizzata da questo cancello nel nulla. Lo si rende conto che e' gia' quasi a Karakul. Ma come! Avrebbe dovuto metterci 4 giorni da Murghab... L'errore nei conti dei giorni e' ora chiaro. Decide allora di esplorare il deserto e taglia deciso verso l'enorme lago (frutto di un'antichissima collisione con un asteroide). Il terreno e' inizialmente compatto e i robusti copertoni della sua bici non hanno problemi, ma presto si trova a spingere faticosamente nella sabbia, abbandona la bici e prosegue a piedi. Ogni piccola deviazione implica decine di km. Lo non e' abituato a lavorare con cartine al 500000, sulle sue alpi usa quelle al 50000 e c'e' una bella differenza. Anche stasera quindi la stanchezza si sente e Lo va a fermarsi al riparo dal vento sotto un enorme roccione. Pero' quando arriva un fuoristrada che rigurgita dei turisti che prendono a salire su un montagnozzo, la curiosita' ha la meglio e Lo li segue fino in cima. Sono di nuovo dei turisti italiani. Siamo saliti di soli 150 m dal deserto, ma e' sufficiente a superare i 4000m di altitudine e ad apprezzare lo spettacolo mozzafiato di questo spettacolare enorme lago azzurrissimo a 3900m di altitudine, circondato da dolci montagne coronate da ghiacciai d'alta quota. Purtroppo oggi e' stranamente un po nuvoloso, ma il panorama e' imponente lo stesso, anzi forse le lontane nuvole che corrono sulle distanti montagne da 7000m rendono il panorama ancora piu' suggestivo. Il vento d'alta quota increspa profondamente l'enorme lago. Lo decide che e' saggio montare la tenda stanotte e si mette lungo le rive di uno stagno appena sotto il montarozzo. Buona idea, nella notte ci saranno un paio di scrosci di pioggia e Lo si salva! Il giorno dopo bisogna fare l'ultimo rifornimento prima di addentrarsi nel nulla assoluto della Bartang valley. Lo si dirige al villaggio di Karakul, ma l'unico negozio e' desolantemente vuoto. Lo prova a comprare della cioccolata, ma desiste quando vede che l'etichetta dice "barretta al gusto di cioccolato" e la lista degli ingredienti inizia con grasso di palma idrogenato (probabilmente la cosa commestibile piu' malsana possibile) e sembra non contenere cacao. Non c'e' molto altro e Lo fa scorta di noodles istantanei al gusto di pollo (che sarebbe una bustina di plastica piena di grasso di pollo che andrebbe aggiunta a fine cottura). Compra anche dei fichi secchi che hanno il nocciolo di albicocca e un vago retrogusto albicocchesco. Eppure erano grigi e grinzosi come fichi! Non c'e' pane, che Lo trova ad un homestay poco lontano. Ovviamente e' completamente raffermo e la signora lo tira fuori da un secchio di metallo al cui precedente contenuto Lo cerca disperatamente di non pensare. Le donne di casa stanno industriosamente preparando il pranzo per gli ospiti dell'homestay sul pavimento della cucina, nero per l'uso e la fuliggine. Lo ha ormai perso ogni forma di esigenza igienica e ne chiede un piatto. Purtroppo non e' possibile averne per qualche straordinario motivo, ma la signora si muove a pieta' e prepara un uovo fritto con un pomodoro. Lo lo paghera' a carissimo prezzo: cacchetta a spruzzo per tre giorni. Via, fuori, meglio essere nella natura incontaminata. Lo si dirige verso la Bartang rifacendo una 15 di km della strada del giorno prima in senso opposto. Qui incontra Andres che sta preparando un caffe' a bordo strada e ne offre entusiasta una tazza a Lo. Tutto sommato se l'e' cavata bene con il passo di Ak Baital, anche se ammette di aver sputato un paio di polmoni o giu' di li'. Certo che per un motociclista ex fumatore di 55 anni, se l'e' cavata alla grande. Lo entra finalmente in Bartang ed e' come sbarcare su un altro pianeta. Anzi una dozzina di pianeti diversi, perche' il panorama cambia completamente ogni dieci o venti km, quando una valle si sussegue ad un'altra, con una desolazione stupenda sempre diversa. Il posto e' assolutamente incredibile. Lo arriva al primo guado. Sia la ragazza londinese che quelli del camion dei pompieri hanno detto che nel pomeriggio l'acqua supera le ginocchia ed e' meglio attraversare al mattino. Lo ci prova lo stesso. Via gli scarponi e attraversa in un attimo con gli scarponi in mano assieme alle due borse posteriori. E' talmente in confidenza che prende la bici sottobraccio e attraversa senza togliere la borsa anteriore ne' la tenda e il sacco a pelo sul portapacchi, tenendo la ruota posteriore sollevata. Il mozzo anteriore finisce abbondantemente sott'acqua, ma ci vuole ben altro per scalfire la superbici. In un attimo Lo rimonta le borse e si infila gli scarponi e riparte tranquillo. Sembra che passi le giornate a guadare fiumi invece che a fare il fisico teorico... Peccato che nessuno abbia assistito alla spettacolare performance, ma qui non passa proprio nessuno. Nei prossimi giorni Lo vedra' non piu' di una macchina al giorno (e spesso nessuna proprio). Poco dopo Lo si trova lungo la riva di un lago bellissimo. Ci sarebbe tempo per procedere ancora, ma che senso ha? Il posto e' bellissimo e Lo si ferma volentieri a rilassarsi. Tira fuori il suo libro, ma il panorama e' talmente bello che ripone il libro e passa ore a guardasi attorno, mentre lentamente il sole tramonta. In lontananza c'e' una altissima montagna coronata di ghiaccio e Lo osserva il tramonto che la scala gradualmente mentre le stelle si accendono piano piano. Tutto osservato dal calduccio soffice del suo sacco a pelo poggiato sulle rive del laghetto. Durante la notte rimane a lungo a guardare le stelle a bocca aperta. Stranamente si sveglia alla mattina con il sacco a pelo marcio, evidentemente il lago ha rilasciato molta umidita', ma per fortuna l'umido non e' penetrato all'interno e Lo volentieri attende che il sole lo asciughi mentre ozia pigramente. Quando e' tutto asciutto, Lo riparte con calma. Poco oltre incontra una comitiva di torinesi che hanno affittato un fuoristrada e che lui aveva incontrati al Pamir Lodge. Sono preoccupati che la strada peggiori in basso e stanno tornando indietro. Come Lo scoprira' a sue spese, hanno visto giusto. Scoprira' piu' avanti che il loro viaggio non sara' banale perche' poco dopo perderanno una ruota e saranno salvati solo grazie ad un inventivo tajiko (l'unico che passera' per giorni) che riparera' la loro ruota. Lo pranza pigramente lungo un torrente che sbuca da una valle laterale cercando di rendere commestibili le albicocche secche lasciandole decantare a lungo in acqua. Nel pomeriggio si trova in una enorme pianura che va a finire contro altissime montagne con spettacolari seracchi e ghiacciai a 6000m di altitudine e oltre. Sembra di essere atterrati su un ennesimo pianeta e Lo decide di fermarsi qui per la notte. E' molto stanco e il posto e' semplicemente troppo incredibile. Per evitare l'umido decide improvvidamente di montare la tenda, ma succede una tragedia. La stanchezza non gli permette di valutare bene il vento e l'impresa diventa presto disperata. Ad un certo punto una folata dispettosa butta il materassino nel torrente e Lo ci si deve lanciare appresso. Per fortuna e' poco profondo e non succedono disastri. L'impresa titanica e' compiuta e la tenda e' montata. Lo si accascia dentro alla disperata ricerca di un riparo dal vento implacabile. E' presto chiaro pero' che questo vento e' troppo forte e rischia di danneggiare la tenda seriamente. Disperato Lo deve smontarla 5 minuti dopo aver terminato di montarla. Che impresa di Sisifo, ma per fortuna non sembra essersi rotto nulla. Lo e' disperato dalla stanchezza ma non c'e' altro da fare che rimontare tutto sulla bici e cercare un posto piu' riparato. Ma perche' quando si va in bici, il vento e' sempre, sempre contrario? Alla fine, Lo stremato, decide di soprassedere con la tenda e si mette finalmente nel sacco a pelo dove collassa clamorosamente. Il posto e' ancora piu' spettacolare della sera prima, per quanto possa sembrare impossibile. Nonostante la demolizione pregressa, Lo riesce a goderselo dal calduccio del sacco a pelo che il vento (fortunatamente scemato) non riesce a intaccare. Tutta la tragedia della tenda e' stata inutile perche' la notte si rivela secchissima e la tenda sarebbe stata inutile, anzi controproducente perche' avrebbe ostacolato l'incredibile panorama. Lo rimane talmente sconvolto che non tocchera' piu' la tenda per il resto del giro, relegandola a costosissimo cuscino e dormendo all'addiaccio fino alla fine del giro. Oggi va molto meglio, soprattutto perche' il vento e' scomparso e Lo si addentra nell'infinita piana in cui ha dormito profondamente, riprendendosi in pieno. Presto si incuriosisce dalle montagne che la circondano e un piano malato inizia a formarsi nella sua testa. Chissa' che panorama ci deve essere dalla cima?! Ovviamente non c'e' nessun sentiero che sale e quindi ne sceglie una che salga abbastanza dolcemente. Trovatala, abbandona la strada dirigendosi alla base e dimenticandosi la storia delle distanze enormi e della prospettiva fallace. Quindi deve pedalare nel deserto per parecchi km solo per avvicinarsi. Per fortuna il fondo e' compatto e la bici ha pochi problemi a negoziarlo. Partenza! GPS, goretex, macchina foto, sottotuta in lana e batterie di ricambio. Per fortuna Lo ha l'accortezza di prendere il punto GPS della bici abbandonata in mezzo al deserto!!! La montagna sale decisa e la mancanza di sentiero si fa sentire. Lo si trova presto a negoziare enormi campi di sfasciumi aiutato solamente da qualche traccia di marmotta o di caprone Marco Polo. Purtroppo il nevaio sommitale non riempie il torrente e Lo si trova a salire a bocca asciutta, peccato dal basso sembrava avrebbe trovato l'acqua. Poche ore dopo Lo e' in vetta. Ha fatto solo 1200 metri di dislivello, ma siccome e' partito da 3800, arriva a 5000m! Anzi, 4985 per la precisione. Il caldo e' anche qui imbarazzante e Lo arriva fino in cima in pantaloncini corti da ciclista e magliettina a maniche corte. Solo in punta si mette il sottotuta e il goretex, ma piu' per proteggersi dal sole e dal leggero vento che dal freddo. Inoltre sembrerebbe un faux pas alpinistico essere a queste quote senza neanche un indumento tecnico, suvvia un minimo di stile... Il panorama e' cambiato ancora una volta, mentre da dietro Lo vede la spettacolare piana da cui e' partito sotto un'altra prospettiva, davanti si trova una successione incredibili di valli sperdutissime che vanno a terminare contro altissime montagne da 6000 a quasi 7000m a ovest, in una zona ancora piu' selvaggia e misteriosa. Che desolazione stupenda, che posto incredibile. Senz'altro uno dei momenti piu' memorabili della vita di Lo: che impresa arrivare fino a qui. La discesa e' piu' faticosa del previsto, Lo e' ora molto stanco. Soprattutto e' preoccupato di non vedere piu' la bicicletta. Possibile che sia passato qualcuno che se la sia portata via? Ma se non c'e' nessuno per decine (50?) di km! Lo segue stolidamente la freccia sul GPS, ma aveva semplicemente sottovalutato la visibilita' di una bicicletta nel deserto, nonostante sia rossa con il materassino rosa sul portapacchi. Finalmente la scorge a poche centinaia di metri di distanza e ci si dirige assetato. C'e' ancora un po d'acqua e l'ultima meletta mezza acerba! Dall'alto Lo aveva visto un fiume poco distante e ci si dirige deciso, bisogna fare scorta d'acqua e il pranzo. Pochi km dopo Lo si ferma in un prato per dormire. Che giornata incredibilmente spettacolare, ma che stanchezza. Lo perde rapidamente conoscenza e per stanotte neanche si accorge delle stelle. La parte spettacolare del viaggio e' ormai terminata, e ora si tratta di rientrare a Korog attraverso la bassa valle Bartang, ma le avventure di Lo non sono certo finite! Bisogna ora scendere la valle, ma perche' allora la strada continua a salire?! Lo si convince che gli ingegneri civili sovietici devono essere tutti dementi, oppure semplicemente hanno dato le chiavi del caterpillar ad uno stolido operaio qualunque e gli hanno detto "fai la strada". Non c'e' altra spiegazione possibile al forsennato tracciato della pista che non segue alcun criterio razionale. Ad un certo punto la strada passa da 3800 a 3300 in un paio di km. I freni di Lo sono messi a durissima prova e Lo si ferma di frequente a fare raffreddare i cerchi incandescenti per evitare i problemi pregressi. Arriva al primo villaggio, Gudhara, dove incontra due cicloturisti scozzesi che vengono in direzione opposta. Uno e' preoccupato di aver dimenticato la crema solare: un pallido scozzese in un deserto a 4000 m di altitudine senza crema?! Mmmmm, non promette bene. Lo ha usato la crema protezione 50, ma purtroppo e' praticamente finita (ed e' scaduta da un paio d'anni). Lo cerca il negozio del villaggio senza troppa speranza. I bimbi del villaggio trascinano festosamente Lo dentro la casa di un vecchietto che lo guarda molto perplesso. No, non e' il negozio questo, non ci sono negozi qui. Il primo sara' a 60 km, due giorni dopo, ma li' lo riuscira' solo a comprare dei pacchi di biscotti, e non trovera' niente fino a 110 km piu' avanti! Per fortuna la gente, pur poverissima, e' sempre ospitale e uno puo' chiedere a loro. Lo da' fondo ai viveri e il giorno dopo deve fermarsi al villaggio di Nisur dove viene ospitato dal maestro di scuola. Presto mezzo villaggio si trova a passare (per caso?) per osservare il buffo straniero. Lo che non ne puo' piu' di te' e pane raffermo, riesce a farsi portare chili di ottime albicocche e mele colte direttamente dall'albero. Ne mangia una quantita' indecente e si salva la vita. Quando arriva il vero piatto (una specie di spaghetti fritti fatti di farina e conditi con erba cipollina) e' ormai satollo e ne mangia solo poche cucchiaiate anche se sono molto buoni. Non ci sono molti alberi ne' energia elettrica, quindi vanno di moda i fornelli a energia solare: degli enormi specchi parabolici nel cui fuoco mettere la pentola. Lo ha il momento piu' imbarazzante della sua carriera di fisico teorico: ha detto che il suo mestiere e' "teacher" e che insegna fisica. Allora due amici del maestro iniziano a fare domande di fisica. Lo riesce a calcolare l'altezza di una montagna se un peso ci mette dieci secondi a cadere, ma fallisce clamorosamente nel ricavare la formula del periodo di un pendolo. Ragazzi, questi sono problemi di fisica 1 che Lo non vede dal suo esame 25 anni fa, cosa pretendete?! Scrive le equazioni di Maxwell in notazione vettoriale e relativistica per mostrare quale tipo di fisica insegna e i ragazzi le guardano perplessi. Viene fuori che uno di questi e' il maestro di matematica il quale ha uno stipendio di ben 500 somoni, meno di 50 euro, e Lo e' parecchio imbarazzato a rivelare il proprio stipendio che probabilmente e' piu' alto del prodotto interno lordo dell'intero villaggio di un'ottantina di case. Ciononostante in questo buco di villaggio si incontrano piu' persone sorridenti di quante se ne vedono a Milano in un giorno intero. Qui sembrano tutti felici, ma probabilmente ridono del buffo turista in pantaloncin: qui sembra che nessuno mai metterebbe i pantaloni corti neanche con 48 gradi all'ombra. Poi iniziano le domande di matematica: come si scrive a+x elevato alla n? Lo scrive la formula del coefficiente binomiale e i ragazzi sono perplessi dai fattoriali, concludendo che e' una formula troppo difficile per i loro alunni. Lo e' abbastanza stremato e ci mancava pure di organizzare una lezione in condizioni di crisi ipoglicemica e in carenza d'acqua con un'insolazione incipiente. Soprattutto uno si rende conto che cambia proprio mentalita' e non e' facile riprendere la testa da fisico quando ha passato le precedenti settimane come un gretto automa a trasformare, pedalando, zucchero in km. Lo deve fare un notevole sforzo anche solo per mettere i segni corretti nelle equazioni di Maxwell, argh! Aiuto, preferisco farmi 600m di dislivello in salita con la bici carica! Lo sara' purtroppo presto accontentato. Che pomeriggio surreale! E' ora di partire anche per fuggire alle successive domande. Lo si accomiata lasciando 50 somoni, e anche stavolta e' troppo... Il perfido maestro insiste piu' volte che bisogna per forza salire al paese di Roshohv, appunto 600m piu' in alto, anche se la mappa mostra un'agevole strada sul fondovalle. Lo ci casca clamorosamente anche se poi dall'alto vedra' una moto che ha chiaramente fatto la strada bassa. Nonostante la lunga esperienza in materia, Lo non smette mai di stupirsi di quanto i locali siano completamente inaffidabili quando uno chiede informazioni. Questo accade in tutto il mondo: mai fidarsi di quanto indicato dagli autoctoni. Nella maggior parte dei casi non hanno la minima idea di dove vivono. Prima della salita pero' capita l'avventura della strada che scompare. Il maestro aveva accennato che il giorno prima la strada era interrotta, ma Lo non ci aveva dato troppo peso. Ora pero' capisce che il problema e' serio. Girata una curva si trova il torrente al posto della pista. Come fare? Qui sembra guadabile e Lo si lancia, memore dei passati successi. Purtroppo, una volta attraversato, la strada non c'e' piu' e Lo deve faticosamente trascinare la pesantissima bici in un alveo di fiume costellato di massi incastrati nella sabbia, un terreno completamente improponibile. Con fatica immane avanza eroicamente sollevandola spesso di peso, ma si trova il passo sbarrato da un altro affluente completamente inattraversabile. Non si capisce la profondita' per via delle acque fangose, ma si sentono enormi massi trascinati dalla corrente velocissima con un profondo brontolio continuo e sara' largo una 30ina di metri almeno. Che fare? Attraversare qui e' impossibile e pericoloso. Rimanere tutta la notte qui non sembra una buona idea, l'acqua potrebbe cambiare direzione. L'unica e' tornare indietro. Il guado dell'andata non si trova piu' e stavolta Lo si trova la corrente impetuosa fino all'inguine. Beh, almeno si fa un bide' anche se decisamente fangoso. Non si puo' attraversare spingendo la ruota anteriore nell'acqua stavolta, sarebbe completamente sommersa e la bici verrebbe trascinata via dalla fortissima corrente. Cosi' a Lo toccano tre viaggi: scarponi e borse posteriori, tenda e borsa anteriore, e finalmente la bici. Lo e' stremato e lancia urla belluine per farsi coraggio mentre attraversa l'ultima volta con la bici sollevata sulle spalle. L'immagine di Rambo che guada un torrente in Vietnam con un cannone a tracolla balza appropriatamente in mente. L'autista di una jeep rimasta bloccata alza un sopracciglio perplesso, e guarda Lo con curiosita', che strani questi turisti... Lo riprende fiato dopo essersi allacciato gli scarponi. Dieci minuti dopo l'acqua scompare improvvisamente lasciando Lo a bocca aperta, ma come, un attimo fa stavo combattendo per la mia vita e ora ci sono dieci cm di acqua?! Lo puo' ora attraversare senza neanche togliersi gli scarponi! nuovamente bisogna attraversare il campo di massi (terza volta!), ma stavolta la strada non e' piu' sbarrata si riesce ad arrivare al ponte che solca l'affluente principale. L'acqua vi scorre sotto con una violenza inaudita e Lo rimane a lungo a guardare boccheggiante. Sull'altro lato della valle la strada e' fortunatamente scorrevole ma ne mancano 100m letteralmente mangiati dalla furia del fiume. Per fortuna e' rimasta una strisciolina e Lo passa agevolmente con la bici, ma le auto e le moto non hanno speranza e gli occupanti di un paio di veicoli guardano la strada sconsolati. Pare che la strada rimarra' bloccata per giorni e Lo vedra' veicoli di ogni tipo tornare indietro. Lo attacca la famosa salita per Roshov che e' praticamente verticale, ma non c'e' un attimo di pace?! Al primo spazio in piano Lo tira fuori il sacco a pelo e collassa in coma depasse', ma non prima di aver evacuato a spruzzo i tre chili di albicocche mangiate nella mattina. Tutto il pomeriggio per fare si' e no 5km, pero' veramente epici! Il giorno dopo Lo conclude la salita su una strada infame ritornando quasi verticalmente a 3100, ma che senso ha?! Almeno il paese e' molto carino, arroccato sotto un'enorme montagna incrostata di ghiacciai. Il global warming qui avra' conseguenze drammatiche: se scomparira' il ghiacciaio, il paese morira', tutti i suoi campi si trasformeranno nel deserto circostante. Lo trova il negozio e una decina di persone curiose lo seguono per vedere cosa comprera'. Non c'e' assolutamente niente di commestibile tranne i biscotti. Lo tenta di comprare il pane, ma gli viene offerto il solito pane raffermo. No, grazie quello raffermo ce l'ho gia'. Niente da fare, ormai ha chiesto il pane e gli verra' regalato quando lui rifiuta di comprarlo, impossibile sottrarsi alla loro generosita'. Anche la discesa e' praticamente verticale e tutta l'energia viene dissipata sui freni e non per fare km. Per fortuna la strada si stabilizza un po' e ora tende a seguire il corso del fiume invece di salire e scendere a caso per i versanti per centinaia di m di dislivello. Purtroppo il fondo stradale rimane pessimo con enormi massi, sabbia oppure ciottoli. Ci sono anche le famigerate pozzanghere di polvere: buche piene di una polvere finissima che viene sollevata in enormi nuvoloni appena e' sfiorata da una ruota e devasta la catena e i polmoni. Ogni masso lungo la strada viene scavalcato con un piccolo strappetto verticale: qui la dinamite non e' mai arrivata, forse e' vietato usarla. L'attrezzatura di Lo inizia a dare segni di cedimento. La bici per fortuna e' solidissima (anche se ormai la catena nuovamente cigola come una metropoli di ratti), ma il pannello solare cede completamente, dopo aver dato problemi per tutto il giro. Le batterie per il gps, macchina foto e torcia sono ancora cariche fortunatamente, ma il telefono e il libro sono fuori uso e Lo sente molto la mancanza del suo libro. Dopo due giorni di viaggio, Lo non ne puo' piu' e decide di cercare fare una tirata fino a Rushon per chiudere il giro. Per fortuna gli ultimissimi km sono su strada decente, addirittura asfaltata a tratti. Il giro e' terminato e il contachilometri del GPS ha totalizzato 1340km (piu' altri 80 senza borse lungo il confine afghano da Korog). Ovviamente i km contano poco quando la condizioni della strada sono cosi' brutte, probabilmente circa la meta' e' stata fatta su piste e in fuoristrada. In tutto Lo ha pedalato per 22 giorni e riposato per 1: 8 giorni dushanbe-korog, 4 fino a murghab, 2 fino karakul, 4 per l'alta bartang e 4 per la bassa bartang. Promblemi tecnici minimi: 8 forature e due soste tecniche per oliare la catena. Ora Lo vuole arrivare a Korog dove c'e' il mitico Pamir Lodge. Siccome e' stremato e ha gia' fatto il tratto Rushon-Korog, tenta di farsi dare un passaggio su un TIR che passano su quella strada. Oggi pomeriggio passano solo due camion che fanno cenno di essere pieni. Ma Lo non si da' per vinto e li segue fino a un ristorante che si ricordava sulla strada piu' avanti. I camionisti sono infatti li' a rifocillarsi e uno infine e' mosso a compassione dallo stato di Lo e lo carica volentieri. I 50km vanno via molto lentamente, e i camionisti continuano a fermarsi per pregare, tirando fuori un tappeto da dietro il sedile. Certo con degli scassoni di camion cinesi che guidano su queste strade patetiche, ne devono fare di preghiere! Prima di partire, il camionista deve cercare di sigillare il serbatoio su cui sta gocciolando della melma arancione proveniente dal carico (ma che trasportano, scorie radioattive? Speriamo di no, la mia bici e' posata sopra!) e poi da' una stretta alla leva del cambio con un'enorme chiave inglese e si puo' partire. Il camionista e' simpatico e cerca di fare conversazione, ma la barriera linguistica e' difficile da superare e Lo e' stanco. Lo osserva l'Afghanistan scorrere dall'altra parte del fiume dalla sua posizione elevata e si diverte a salutare i bambini dei villaggi che si stupiscono di vedere un turista sul TIR. In due ore siamo a Korog e in un attimo la bici e' scaricata. Qualche giorno di riposo al Pamir Lodge concludono il mitico giro. Ormai l'ondata di viaggiatori e' scemata, ma Lo comunque incontra due tipe molto interessanti. Una ragazza di Hong Kong gira con una bici Bianchi che ha acquistato a Bishkek, ma e' falsa e lei ha coperto le scritte con nastro adesivo nero: che si vergogni di girare con un falso? Sta viaggiando da mesi e vorrebbe anche lei fare la Karakorum highway. C'e' anche una ragazza di Grenoble che fa la guida alpina e sta organizzando un trekking per 6 persone nelle montagne afghane del Wakan. Lo ha la conferma che l'Afghanistan qui e' molto tranquillo. La ragazza e' piu' preoccupata della documentazione necessaria per il visto afghano (servono ben 8 fotografie formato tessera!) che per la sicurezza dei suoi clienti. Passera' un'intera giornata al consolato afghano ma ne emergera' vincitrice. Una delle giornate di riposo e' dedicata a seguire il confine con l'Afghanistan a monte di Korog ed e' una piacevole pedalata senza borse per una volta. Lo si ferma da una simpatica famiglia di venditori di frutta fresca e si fa dare una pera e una mela buonissime. Quando fa per pagare, viene aggredito da un violento coro di "no, no!" da tutta la famiglia e non solo gli viene data un'altra mela e pera, ma anche degli ottimi pasticcini di pane dolce. Che gentili! Magari e' anche un ringraziamento a Lo che ha attirato un paio di clienti incuriositi dalla sua presenza al chioschetto (un paio di secchi pieni di frutta) e dalla sua faccia beata. Certo che la frutta del supermercato a cui siamo abituati in Italia non e' neanche confrontabile, e che piacere una bella pera fresca durante una pedalata sotto il sole. Il rientro a Dushanbe il giorno dopo e' abbastanza traumatico: 15 ore di viaggio su un enorme fuoristrada nero cattivissimo, ma contenente ben 10 persone. Lo fa tutto il viaggio appollaiato sulla leva del cambio, spostando la gamba ogni volta che l'autista deve cambiare (molto spesso visto lo stato delle strade). Ad un certo punto si appisola clamorosamente sulla spalla dell'autista il quale non si scompone minimamente. Spera di non avergli sbrodolato nel colletto o russato nelle orecchie! Alla sua destra c'e' seduto un musicista panzuto e simpatico, orgogliosissimo della sua chitarra Gibson che protegge con ogni cura: sta andando a Dushanbe per un concerto e passa tutte le quindici ore discutendo a gran voce con l'autista per superare il suono del motore e delle routone. Lo e' totalmente rintronato fra i due. Dietro ci sono quattro ragazze che siamo andati a recuperare sopra Rushon in fuoristrada ad una casa sperdutissima, salutate da tutta la famiglia estesa di almeno venti persone. Ridono di gusto alle stupidaggini che evidentemente il musicista elargisce con naturalezza. Nonostante la lunghezza e la scomodita', il viaggio scorre sereno. Facciamo la strada del sud che e' ben asfaltata per la maggior parte a partire da Kalai Kum (al contrario di quella del nord che Lo aveva fatto all'andata). Questa e' la strada lungo cui la settimana prima della partenza di Lo i cicloturisti sono stati uccisi dai Talebani (ma non e' affatto chiaro cosa sia realmente successo e se fossero veramente talebani, improbabile). Vista la incredibile ospitalita' dei tajiki e il numero di posti di controllo di polizia, Lo aveva correttamente valutato nullo il rischio terroristico (questi episodi purtroppo capitano ormai abbondantemente anche in Europa). La strada del sud e' di qualita' migliore, ma e' naturalisticamente meno bella di quella del nord, a parte un lago enorme che compare inaspettatamente al tramonto. Un buon modo per accomiatarsi dalle bellezze naturalistiche del Tagikistan. Che avventure!!
Indietro