Lo pedala fino al circolo polare (da Trondheim)

2-17 Agosto 2021


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Perche' mi piace viaggiare in bici

traccia GPS in formato kml (per googleearth).

Diario

Lo pedala fino al circolo polare
Trondheim-Lofoten

Lo ritira dal ciclista la sua storica bicicletta rossa e decide di vedere se funziona con il giro di Zavattarello. Trauma totale: la giornata afosa lo devasta talmente che arrivato a casa cerca un viaggio al nord. Un giro in Islanda sarebbe bello, ma le previsioni sono catastrofiche: 10 giorni di fila di pioggia (ovvio, di Agosto!) Pero' a Trondheim le previsioni contengono addirittura qualche giorno di sole: domenica si compra il biglietto per Trondheim (offerta KLM) e lunedi' si parte!!! C'e' giusto il tempo domenica di organizzare il tutto. Tragedia: mentre viene impacchettata la bici, Lo scopre che il cerchio anteriore e' crepato. Non e' proprio il caso di fare un giro di 1000km con un cerchio sul punto di cedere: panico! Per fortuna Decathlon ha un'ultima ruota anteriore del 26 e Lo se la accaparra al volo. E' di pessima qualita' con il mozzo di lega di ghisa e piombo, ma sempre meglio di un cerchio crepato. Per il resto dell'attrezzatura, basta aprire l'armadio e pescare da li'. In poche ore tutto e' organizzato. Ormai la procedura e' affinata: bici in auto fino all'aereoporto (Linate, stavolta) il giorno prima della partenza e deposito bagagli, in modo che il giorno del viaggio si puo' andare in aereoporto completamente scarichi! Il viaggio procede senza grossi traumi, meno male perche' Lo e' proprio stanco da questo anno difficile. All'aereoporto di Trondheim piove (oh no!!). Nella sala ritiro bagagli c'e' un altro ciclista che sta montando la sua bici e Lo si aggrega e in un attimo la bici e' pronta e lo scatolone abbandonato. Il ciclista e' diretto a sud (Lo e' diretto a nord) e dice che se uno non visita la zona montuosa della Norvegia a sud di Trondheim, e' come andare in Italia e saltare la Toscana! Sara', ma Lo non e' proprio convinto: essendoci gia' stato milioni di anni fa, sa che la costa nord della Norvegia e' spettacolare e non rimarra' deluso neanche stavolta!! Comunque il ciclista consiglia a Lo un campeggio a est dell'aereoporto dicendogli che i campeggi di Trondheim fanno schifo. Lo si fida e si dirige a est (anche se dovrebbe andare a ovest!), dopo una rapidissima spesa (inclusa sosta al distributore per la benzina per il fornello). Deve necessariamente spendere la prima notte in campeggio perche', data l'improvvisazione del viaggio, deve testare la sua attrezzatura prima di allontanarsi da una citta' provvista di negozi! Lo sbaglia strada clamorosamente e si deve fare subito una ventina di km sotto la pioggia battente. Il campeggio appare, ma e' dalla parte opposta del fiume e Lo deve trovare il piu' vicino ponte ritornando indietro di parecchio. Il ciclista ha promesso che la pioggia in Norvegia e' solo locale, speriamo bene! La grigia campagna piovosa e' un po' triste, ma allietata da cespugli di lamponi con frutti delle dimensioni di lampadine! Il campeggio tanto decantato e' solo un prato coperto di roulotte, a fianco del fiume. Il signore del campeggio tutto orgoglioso illustra la presenza di una cucina coperta dove uno puo' cucinare se piove (effettivamente piove), ma tale cucina non ha neanche una sedia o un tavolo: uno dovrebbe stare in piedi a guardare il cibo che si prepara?! Lo comunque deve testare il suo fedele fornello a benzina e non se ne cura troppo. Per fortuna tutto fila liscio: sia la tenda, che il fornello (smette di piovere per il tempo della cena) che il (nuovo) materassino. Siamo pronti per il viaggio, ma il campeggio e' talmente deludente che Lo passera' il resto del giro a campeggiare nella natura (in Norvegia non solo e' permesso, ma addirittura incoraggiato!) Il giorno dopo per fortuna il tempo e' bello e Lo attraversa Trondheim che e' molto carina e attraversata (come tutta la Norvegia) da bellissime piste ciclabili. Si entra in centro attraversando un ponte bordato da vasi pieni di coloratissimi fiori e si arriva ad una strada di negozi completamente decorata da coloratissimi ombrelli aperti sospesi: molto colorato, ma anche di cattivo auspicio... Comunque che partenza maestosa! Poco fuori dalla citta' trova il primo traghetto. I ciclisti (e i pedoni) vanno a gratis su quasi tutti i traghetti! Lo si gode il sole, ma presto arriva la pioggia: bisogna avere pazienza... La strada che Lo vuole seguire (Eurovelo 1) e' un tracciato per ciclisti da 11000km che parte da Capo Nord e arriva in Portogallo. Lo ne seguira' un pezzettino in direzione opposta. La traccia che ha scaricato dice di andare a sinistra, ma il sito web di Eurovelo 1 diceva a destra: Lo decide per la strada dove girano meno macchine, quindi a sinistra! Ottima scelta: presto si trova a pedalare con pochissimo traffico. La giornata volge fortunatamente al bello e Lo si gode la pedalata nelle condizioni ideali per il ciclismo: sole, cielo azzurro solcato da nuvole bianche che corrono sulle colline verdi, abbondanti cespugli di lamponi in cima alle (dolci) salite e temperatura ideale per la pedalata. Ecco perche' si continuano a fare queste vacanze!! Appaiono in lontananza dei ciclisti che si fermano sorridenti. E' una coppia di olandesi(?) che hanno venduto la casa e tutte le loro cose e hanno iniziato a viaggiare: hanno in programma di fare il giro del mondo, anzi di viaggiare in tutti i continenti! Sono qui: http://www.xplorid.today. Sono molto simpatici e Lo gli consiglia un paio di posti spettacolari che ha visto in giro per il mondo, raccomandandosi di non saltarli. La strada ora inizia a salire e presto Lo si trova davanti a dei bellissimi laghetti. Incuriosito da una sterrata che parte dalla strada principale, Lo approfitta della sua mountain bike (bici per il resto decisamente non adatta a questo tipo di viaggio) e si avventura fino alla fine della strada. In lontananza si vedono delle colline brulle coperte da radi abeti. In Valle d'Aosta abbiamo le rocce montonate, cioe' sagomate dagli antichi ghiacciai, qui invece hanno le montagne montonate! Si trova una bellissima radura vicino ad un torrente che esce dall'ultimo laghetto spettacolare. Lo decide di fermarsi e in un attimo la tenda e' piantata. Quando pero' si toglie gli scarponi per entrare in tenda, il piede sprofonda di 30 cm nel muschio e l'acqua gorgoglia copiosa. ARGH!! E' un prato pingue!! Eppure Lo aveva oculatamente scelto un posto sopraelevato e anche leggermente in discesa, da dove arriva tutta questa acqua!?!?! Niente da fare: impossibile dormire qui. Lo smonta la tenda appena montata e la rimonta in cima ad una collinetta poco lontano (dopo aver ATTENTAMENTE testato il terreno!) Non si arrabbia neanche, perche' il posto e' talmente pacifico che si sta in pace con il mondo! ...o quasi: quando, nella migliore tradizione scout, la pasta asciutta cade dalla pentola sul prato mentre si cerca di scolarla, qualche imprecazione viene estirpata a forza nonostante l'ambientazione arcadica. Il morale riprende pero' rapidamente quota: nonostante sia pasta norvegese, condita con concentrato di pomodoro da tubetto, e nonostante i pezzettini di muschio che ostentatamente rimpiazzano il basilico, la pasta e' sorprendentemente buona! O forse e' la fame del primo giorno di pedalata seria?! Sicuramente e' bastata una giornata di pedalata in queste condizioni ottimali per lasciarsi completamente alle spalle stress e situazioni di un anno complicato!! Evviva la bicicletta. Il giorno dopo i laghetti si susseguono ai fiordi e non c'e' molta distinzione tra i due: il panorama a livello del mare e' praticamente alpino. Certo che mangiare lamponi, mirtilli e fragoline di bosco al livello del mare non e' tanto comune! Passando vicino a una fattoria, due alci si scostano dalla strada e si avventurano pesantemente nel bosco, ma Lo e' troppo lontano per tentare il test dell'alce con la bici. Si ferma a mangiare nel porticciolo di un microscopico paesino dimenticato nel nulla: una scatoletta del famosissimo Makrell fillet al pomodoro con pane, fantastico. Durante la tappa pomeridiana accade l'escursione turistica. Un cartello decanta il "buco nella roccia piu' grande d'europa scavato da un torrente" o qualcosa del genere. Lo incuriosito si avventura. C'e' una scaletta di legno che sale lungo una falesia di roccia verticale. La scaletta e' bloccata da un asse di legno messo per traverso, ma Lo, delinquente italiano, scavalca senza remora e si avventura. Su ogni gradino della lunga scalinata c'e' segnato un nome di persona. Chissa' chi sono? I cartelli esplicativi, rigorosamente solo in norvegese, sono assolutamente incomprensibili. La falesia e' abbastanza verticale e la roccia ben compatta. Chissa' se qui scalano? Probabilmente no: la roccia sara' bagnata 6 giorni su 7. Infatti e' coperta di muschio e licheni. Si arriva al famoso "buco nella roccia" che e' abbastanza imponente, in effetti, ma c'e' solo meta' buco: la parete esterna e' crollata in ere geologiche. Una buffa falesia nella montagna di fronte ha la forma di una faccia. In alto degli enormi mulini a vento sfruttano i venti artici. La norvegia e' molto bella naturalisticamente, ma e' tutt'altro che selvaggia. Probabilmente ci saranno anche posti selvaggi, ma irraggiungibili. I posti vicino alle strade sono tutti costellati di abitazioni (tutte seconde case), fili della luce e fattorie. Ogni fattoria ha la sua Audi o Mercedes o BMW parcheggiata davanti: evidentemente le mucche rendono qui! (O forse una Fiat Panda perderebbe le quattro ruote alla prima gelata seria?!?) La sera si avvicina e Lo decide di allontanarsi dalla strada "principale" per avventurarsi verso la fine di un fiordo. Ottima scelta: il posto e' spettacolare. Dopo aver attraversato il paesino di Mostervik (!!), l'asfalto finisce e si inizia a pedalare su uno sterrato. Una renna (o un alce?) pascola tranquillamente in un prato. Finisce anche lo sterrato e Lo tira di peso la bici lungo la scogliera coperta di muschio. Il muschio e' talmente soffice che sembra di camminare su spessi orsi di peluche. Parlare di "tappeto" e' completamente improprio: non esistono al monto tappeti cosi' spessi (30 cm!) e morbidi. Lo si ferma in cima ad uno scoglio e rapidamente monta la tenda. Stasera non c'e' neanche bisogno del nuovo (costosissimo!) materassino... E' ancora presto e c'e' una collina poco distante che chiama: Lo recupera il binocolo e si lancia all'attacco. Si vedranno le balene dalla cima?!? Scoprira' piu' avanti che le balene non ci sono proprio qui, peccato. Pero' il panorama vale sicuramente: una pace incredibile scende su tutto mentre il sole lentamente (molto lentamente) scende. Qui la notte non e' mai buia d'estate: siamo quasi al circolo polare... Lo torna alla tenda e si cucina un marcissimo cuscus allietato dal Makrell fillet. Per fortuna che quest'anno e' riuscito a trovare una bottiglietta per l'olio buono! Arrivano moscerini e zanzare cattivissime e Lo si rintana nella tenda: finalmente viene giustificata la sua rete antizanzare. Il giorno dopo si riprendono i saliscendi per passare da un fiordo all'altro. Lo si ferma per pranzo ad un lago e si tuffa per togliere il marciume del sudore accumulato: meno male che c'e' il sole!! Ecco perche' il sole veniva venerato come una divinita' nell'antichita'!! Qui il traffico e' quasi inesistente e i laghetti si susseguono idillici. Purtroppo ad un incrocio il traffico aumenta visibilmente e Lo decide quindi nuovamente di abbandonare la strada principale e addentrarsi su un'isola collegata con un imponente ponte sospeso. Purtroppo pedala a lungo (lunghissimo!) senza trovare un posto adatto per la tenda. Segue uno sterrato ma l'unico posto in piano e' sulla spiaggia di fronte ad una casetta di norvegesi molto poco ospitali: quando Lo gentilmente chiede se puo' mettere la tenda sulla spiaggia, il permesso gli viene bruscamente negato. Lo chiede se c'e' un altro posto, ma il norvegese fa capire che non e' un suo problema: che Lo si arrangiasse... Lo faticosamente (ormai e' molto stanco) spinge nuovamente la bici fino alla strada. Una radura che sembra promettente a distanza e' totalmente impraticabile: il prato e' bozzuto ed e' impossibile trovare due metri quadrati (due!) ragionevolmente in piano per mettere la tenda e, dopo aver faticosamente trascinato la bici, deve riportarla indietro al punto di partenza. Per fortuna il prato conteneva abbondanti cespugli di lamponi e quindi il bilancio non e' totalmente tragico. Ormai si sta facendo tardi e Lo ritorna quasi fino al ponte dove aveva visto uno spiazzo per picnic. Ottimo posto, anche se c'e' gia' un camper parcheggiato. Lo pianta la tenda proprio sul bordo del fiordo e si svacca a leggere il suo libro. Ogni tanto sente quello che sembrano colpi di tosse provenire dal fiordo. Che sia una foca? Ogni volta si vedono solo delle ondine e non si capisce chi e'.. Il giorno dopo Lo chiede spiegazioni al camperista che da' una improbabile spiegazione: una balena lunga un metro?!? Lo capisce che deve essere un delfino o un tursiope. Infatti, poco dopo, mentre attraversa il ponte, vede un paio di pinne caudali che scompaiono nel fiordo sotto al ponte. Che spettacolo!!! Lo rimane un'ora estasiato a guardare il panorama (spettacolare) e ad aspettare il ritono dei delfini. La giornata e' bellissima e il traffico sul ponte e' quasi inesistente.. Si rimarrebbe qui per tutto il giorno, ma la strada chiama e si riparte! Attorno all'ora di pranzo, Lo si trova in una zona "montagnosa" tra un fiordo e l'altro e quindi si ferma a mangiare su una collinetta boscosa che si affaccia sul fondo di un profondissimo fiordo. Che buffo, il posto sembra identico alle colline di Los Alamos (che pero' e' a 2200 metri di altitudine!): rocce panciute divise da piccoli canyon costellate di abeti. L'unica differenza e' il comodissimo e profondissimo tappeto di muschio. C'e' il rischio di addormentarsi per un'era geologica carezzati dalla brezza al sole e svaccati nel muschio! Un nuovo breve traghetto ci porta ad un promontorio dove nuovamente viene abbandonata la strada principale per cercare un posto dove dormire: una spiaggia occhieggia dietro ad una curva e Lo si trascina la bici per parecchie centinaia di metri di terreno infame fino ad arrivare alla spiaggetta. Peccato che dietro al promontorio c'e' l'ormeggio di una barca e i turisti deficienti che giocano a trascinare con un motoscafo i bimbi su delle camere d'aria. Lo si deve accollare il rumore del motoscafo smarmittato per tutta la serata. Almeno sembra che i bimbi si divertano... Vabbe', non ci si puo' aspettare che tutte le sere si trovi un posto in tenda nel nulla, giusto? Comunque la vista dalla tenda sul fiordo merita e la cena di pasta asciutta cucinata sugli scogli non delude: per la vista, non certo per il sapore di pastaccia muffita. Lo ha comperato il famoso salmone norvegese e prova (senza successo) a fare la pasta al salmone: spaghetti spezzati (altrimenti non entrano nella gavetta), olio d'oliva crudo e salmone tagliato a dadini. Evidentemente non va preparata cosi', o perlomeno ci va un po' di limone... Ma va bene lo stesso! Il giorno dopo un'altra tappa gradevolissima finisce (dopo un traghetto) sull'isola di Vennesund. Lo e' un po' stanco ora, ma vale la pena cercare un posto sperduto sull'isola. Lo incontra un cicloturista tedesco (Noa) che gira con un bellissimo drone. Lo si fa riprendere e si fa promettere che gli mandera' il video via mail, speriamo! Come spesso accade in questi viaggi, Lo continuera' a incontrarlo periodicamente fino alle Lofoten! E' il crepuscolo e c'e' una bellissima luce, quindi le riprese saranno venute spettacolari, anche perche' Noa segue Lo quando abbandona la strada e si avventura sulla scogliera per piantare la tenda. Anche stanotte si dorme su una scogliera spettacolare godendosi il tramonto e senza bisogno del materassino (soldi buttati!) Lo e' oggi piuttosto stanco e non se la gode come dovrebbe... Il giorno dopo, ripesa la strada principale, compare un cartello che promette un itinerario lontano dalla "autostrada 17" adatto per i ciclisti. Considerato che nella "autostrada" passa una macchina ogni 10 minuti, veramente non sembra necessario seguire una pista ciclabile, ma Lo si fa allettare dal cartello che promette un itinerario nella natura. Ottima scelta: la stradina perde presto l'asfalto e si snoda in mezzo alla campagna al bordo del fiordo. Cartelli segnaletici molto dettagliati dirigono il ciclista verso questo paesino di Borg che e' un nulla, ma a furia di vedere indicazioni "Borg" diventa una meta imprescindibile del giro. Ad un certo punto la strada diventa un sentiero single track in una bellissima pineta e si esce su una spiaggia in mezzo al nulla! Molto gradevole. Purtroppo c'e' bassa marea, sarebbe stato bello con il mare fino al sentiero... Finalmente si arriva al mitico e agognato Borg, ma purtroppo il supermercato e' chiuso (e' domenica) e Lo si accontenta del negozietto del distributore. L'ormai tradizionale cartone di latte al cioccolato viene accompagnato da ottimi panini con uvetta che diventeranno da ora in poi un'altra imprescindibile tradizione norvegese. Si riparte verso nord e poco fuori Borg c'e' lo spartiacque metereologico del viaggio. Lo incontra un gruppetto di tatticissimi cicloturisti diretti a sud che sono fermi lungo la strada: c'e' un problema? No: si sono fermati solo per tirare fuori l'attrezzatura da pioggia. Infatti a sud i nuvoloni stanno incalzando. Lo e' contento di andare verso nord e si illude (poveretto) di mantenere la pioggia a distanza. Presto viene invece raggiunto (in un tratto isolatissimo e sperdutissimo) tra due traghetti a nord di Borg e avviene il diluvio universale. Eppure lui era convinto (dopo l'esperienza in Islanda) che la pioggia nordica fosse una pioggerellina poco consistente oppure una pioggia intensa ma di breve durata. Alla faccia, qui invece viene un diluvio di intensita' e durata temporale infiniti. Per fortuna le borse e il materiale sono ben protetti. Anche Lo e' abbastanza protetto: sta inaugurando il nuovo goretex della Arcteryx (materiale di primissima qualita', anche se molto costoso, ma in questi momenti si e' ben felici di aver speso) ed e' asciutto sopra, ma purtroppo non sotto, dove usa dei vecchissimi copripantaloni Marmot che evidentemente non sono piu' impermeabili. I fedeli scarponi Meindl per ora reggono, ma purtroppo non dureranno a lungo. La giornata e' veramente triste ed ha un picco negativo quando un tir (cosa ci fa un tir qui?!?) supera Lo coprendolo d'acqua. Per fortuna in mezzo al nulla appare una tettoia per aspettare l'autobus e Lo si ferma per mangiare un po' di pane e cioccolata e per aspettare che il diluvio passi un pochetto, leggendo il suo libro elettronico. Finita la pioggia forte, si riparte e si arriva in fondo al tratto isolato. Ci sarebbe da prendere un altro traghetto. Purtroppo e' appena partito e il prossimo parte dopo parecchie ore. Lo si avventura verso la punta di un promontorio nella speranza di trovare un posto per la tenda, ma questo non si materializza: ci sono solo campi recintati pieni di pecore. Il panorama e' molto bello anche qui, con i verdi pascoli bordati da una stranissima montagna a strisce, ma Lo non e' piu' tanto dell'umore giusto oggi! Torna al traghetto e recupera l'acqua alla graziosa chiesetta di Nordvika: le chiesette sono uno dei pochi posti dove c'e' una fontanella pubblica (che serve per annaffiare i fiori dei cimiteri attorno alla chiesa). Vicino c'e' anche un piccolo museo che ha il tetto con il prato sopra (una caratteristica tipica della Norvegia). Si prende il traghetto che dura molto e quindi si arriva a Tjotta che e' gia' piuttosto tardi. Lo vede sulla cartina una stradina che si addentra nella campagna dietro Tjotta e si avventura attraverso un paio di pascoli di pecore/asini. Ottima scelta. E' un percorso "turistico" probabilmente pensato da fare con gli sci da fondo che arriva in cima ad una collinetta alle spalle della cittadina da cui c'e' un ottimo panorama a 360 gradi. Il posto e' molto gradevole, ora che ha smesso di piovere. Il giorno dopo, sulla strada appare un altro cartello turistico: una chiesa molto grande circondata da un enorme cimitero tradizionale fa capolino tra gli alberi e Lo si avvicina incuriosito. La parte interessante e' il piccolissimo villaggetto a fianco alla chiesa con le case tradizionali dai tetti di prato e, soprattutto, una stranissima struttura modernissima (stile Zaha Hadid). Dopo aver asportato un tratto di collina con un taglio verticale molto netto, la hanno rimpiazzata con un museo coperto di scaglie metalliche tipo Guggenheim di Bilbao. Una scalinata a fianco del museo permette di salire in cima alla collina segata su cui campeggia un monumento all'artista (Petter Dass) a cui e' dedicato il museo. La parte piu' interessante e' la montagna che e' stata segata di netto e poi levigato: come avranno fatto?!? Lo non e' molto interessato a visitare musei artistici in mezzo al nulla, e si ferma nel paesino a mangiare pane e cioccolata. Un cartello invita a fare una passeggiata di un paio di km per arrivare ad un montarozzo artificiale che dovrebbe essere un sepolcro del neolitico (Haugsneset). Purtroppo il sentiero non sembra praticabile in bici e Lo non e' certo dell'umore di farsi 5 km a piedi tra andata e ritorno, anche se il meteo ora si e' ripreso. Peccato... Si continua la strada e si arriva ad una quasi citta' (Sandessjoen) dove Lo fa rifornimento al tradizionale supermercato Rema 1000. Appena esce si mette a piovere! Lo deve fare il suo attesissimo picnic in una triste sala d'attesa di un traghetto, che pero' almeno e' un posto riparato e tranquillo. Per fortuna era un falso allarme e la pioggia smette presto e riappare il sole. Lo continua attraversando un enorme ponte da cui c'e' un panorama molto bello sulle montagne circostanti. Dopo il "traffico" della citta', per fortuna qui le macchine si diradano un po' e la vacanza riprende quota, grazie anche ad uno spettacolare (spettacolarissimo) arcobaleno che passa da una parte all'altra di un fiordo durante l'attraversamento in traghetto. Scendendo dal traghetto, il tempo non sembra stabilissimo, ma Lo ha la tenda asciutta e si avventura alla ricerca di un posto dove piantarla che aveva visto dal traghetto. Una scogliera a picco sul promontorio in fondo al fiordo (dove finiva l'arcobaleno) viene presto raggiunta (anche se si deve trascinare la bici di peso attraverso un campo fradicio). Il posto e' bellissimo, la tenda e' presto montata, ma purtroppo gli scarponi iniziano ad essere fradici. Lo sacrifica un preziosissimo paio di calze asciutte pur di avere i piedi asciutti. Al Rema 1000 Lo aveva trovato la Fyrstekake, torta tradizionale norvegese che avevamo mangiato ripetutamente nel precedente viaggio e se ne scofana piu' di meta' per cena: certo che il cicloturismo fa venire una fame atavica! Purtroppo deve tenere la tenda chiusa perche' piove ancora e quindi il giorno dopo deve riporla ancora bagnata. Per tornare alla strada, taglia direttamente attraverso il mare, grazie alla bassa marea, e quindi la bici si impiastriccia tutta di fanghiglia salata corrosiva e altamente appiccicaticcia. Il giorno e' nuovamente triste anche se non piove a dirotto, ma abbastanza da rendere la pedalata piuttosto miserabile: Lo si dispera, anche perche' la tenda e' bagnata dalla notte e gli scarponi non tengono piu' e rimanere tutto il giorno con i piedi (e le gambe) a mollo sotto l'acqua battente non e' il modo migliore di passare le vacanze. Le previsioni norvegesi sono poco affidabili, oppure l'iconcina del sole sopra alle nuvole serve solo per ricordare che nell'universo, da qualche parte oltre alle nuvole, il sole continua ad esistere... I traghetti da prendere vengono usati per scaldarsi e cercare disperatamente quanto inutilmente di asciugarsi. L'attrezzatura buona non e' quella che non si bagna (cosa impossibile in certi casi) quanto quella che si asciuga presto. L'attrezzatura Arcteryx (goretex e t-shirt in lana merino) sono ovviamente all'altezza, i pantaloni da bici di Decathlon e gli antichi copripantaloni Marmot decisamente no. Purtroppo anche gli scarponi sono ormai intrisi: l'impermeabilizzazione ha ceduto rapidamente. Lo decide di dormire in una hutte (un bungalow) nel campeggio Polarcamp, largamente pubblicizzato lungo la strada, ma tutte le hutte sono occupate!!! Per fortuna c'e' un b&b nel paesino di Kilboghamn che viene offerto su booking.com e Lo si precipita. La signora non e' particolarmente gentile e si approfitta, ma almeno stasera si dorme al caldo e (soprattutto!) si puo' fare una doccia calda. Lo ne approfitta anche per un bucato provvidenziale e stende tutto sul (quantomai necessario) termosifone. E pensare che in Italia si lamentano dei 42 gradi centigradi in questi giorni! Anche la tenda e il telo sottotenda vengono srotolati in mezzo al soggiorno per asciugarli: speriamo che la signora antipatica non torni! C'e' pure un fornello a disposizione e Lo si cucina una pasta come una persona civile stasera e perde conoscenza in un vero letto, sotto un morbido (e necessario) piumone! Action, con una giornata cosi' ci voleva proprio. La mattina dopo non piove e Lo si avvia al traghetto speranzoso. Purtroppo il tempo non tiene e anche oggi si pedala sotto l'acqua per tutta la mattina. Per fortuna non piove forte ma il morale e' proprio basso. Certo che le vacanze in bici danno delle belle soddisfazioni, ma sono indubbiamente durissime! Per fortuna il sole ad un certo punto fa timidamente capolino fra le nuvole e, anche se insufficiente ad asciugare gli scarponi che si sono purtroppo nuovamente inzuppati, riesce a fare riprendere un po' quota alla giornata. Durante un traghetto viene attraversato il circolo polare artico, segnato da una scultura messa sulla sponda. Lo e' un po' deluso perche' sperava di superarlo pedalando, ma il posto e' molto suggestivo anche se il tempo non e' bello (anzi forse proprio per quello) e da' un'idea di selvaggia sperdutezza totale. Ora la parte ciclabile prende un tragitto diverso dalla strada principale dove c'e' un lungo tunnel impraticabile alle biciclette e il (gia' poco) traffico si annulla completamente. Lo decide di provare a campeggiare perche' la tenda e' asciutta e vuole vedere se riesce a montarla sotto la pioggia senza tragedie. In effetti, seguendo una stradina sterrata oltre alla fine della strada asfaltata (che finisce al porticciolo di un traghetto) trova una radura su una falesia che da' su tutta la baia. Il panorama e' spettacolare, ma purtroppo dovra' tenere la tenda chiusa per via della pioggia. Fortunatamente smette di piovere durante il momento in cui la tenda viene montata, ma succede la tragedia: la tenda era stata riposta male (nel soggiorno del b&b) e Lo ci mette il triplo a montarla perche' continuano a invertirsi i tiranti, mentre inizia a piovigginare. Per fortuna viene montata prima di farsi prendere dallo sconforto e Lo puo' dormire sull'ormai tradizionale tappeto di muschio. Purtroppo il giorno dopo deve riporla ancora bagnata. Per fortuna e' un'ottima tenda (ricordarsi: l'attrezzatura buona e' quella che si asciuga presto) e quando viene montata si asciuga in brevissimo tempo se c'e' un minimo di aria. Il giorno dopo un contrattempo: siccome non siamo sulla strada principale, i traghetti sono qui rarissimi e Lo stupidamente non aveva controllato gli orari. Sono le nove quando arriva al molo di Vassdalsvik (dopo una sosta tattica per lamponi) e il primo traghetto e' alle 14:20!!! Mannaggia. Non c'e' alternativa: bisogna per forza aspettare. Lo fa un piccolo giro nella bella spiaggia a fianco al molo dove degli antichi attrezzi dei pescatori sono mangiati dalla ruggine e poi si mette a leggere il suo libro nella sala d'attesa, cercando disperatamente (e inutilmente) di asciugare gli scarponi. Tutto sommato una pausa ci puo' anche stare, anche se le panchine della sala d'attesa avrebbero potuto essere un po' piu' comode! C'e' anche un accenno di pioggia, ma per fortuna e' un falso allarme e il resto del giro sara' tempo bello (almeno, dignitoso) e, a tratti, bellissimo per fortuna. Anche i suoi scarponi, eventualmente finiranno per asciugarsi! Un promontorio promettente (Sauberget) appare sulla carta: e' uno dei pochissimi posti del giro da cui si puo' vedere il mare aperto, senza isole davanti. Lo pedala fino alla fine della strada, poi procede deciso fino alla fine della sterrata e infine prende un'infame stradina in mezzo ad un pascolo di mucche e pecore. Spinge la bici fino a dove e' pedalabile (per una volta e' comodo avere una mountain bike), e poi la abbandona. Si apre un panorama incredibile: il cielo e' infinito, il mare aperto (senza isole) e' un infinito di un ordine superiore. Il gioco delle nuvole contro il mare e' di una grandiosita' spropositata. Lo rimane a lungo a contemplare lo spettacolo appollaiato su uno scoglio in fondo al nulla: questo momento mistico vale da solo tutto il viaggio e il cuore si allarga: sembra di toccare l'assoluto... Che ironia sublime se una natura cosi' incredibile fosse veramente senza nessun significato, se tutto fosse veramente il risultato di qualche fluttuazione quantistica senza nessun motivo, scopo o fine, se l'universo davvero fosse in uno stato quantistico puro senza nessuna struttura ad alto livello!! E' un pensiero talmente sopraffino che varrebbe la pena che esistesse un Dio solo per farsi beffe di noi che cerchiamo di dare un significato a tutto questo nulla, incredibilmente bello. Lo riprende la strada del ritorno con l'anima sollevata, ma viene riportato bruscamente alla realta' terrena venendo fulminato sonoramente dal cancello elettrificato per le mucche uscendo dal pascolo. Un quasi arresto cardiaco e una pioggia di imprecazioni evaporano le considerazioni filosofiche che svaniscono istantaneamente in una scintilla anti-vacca. La pedalata riprende sommessamente. Inizia a sembrare possibile fare qualche giorno di puntatina alle Lofoten e Lo inizia a spingere la tappa: cerca di tirare il piu' possibile, ma purtroppo questo vuol dire che, quando scopre che l'area che aveva puntato non e' adatta a piantare la tenda, dovra' farsi ancora parecchi km e arriva devastato. Soprattutto perche' alla fine inizia una pioggerellina fine fine (anzi, piu' un'umidita' diffusa che una pioggia) e Lo sta quasi facendosi prendere nuovamente dallo sconforto. Per fortuna non inizia a piovere seriamente e appare una stradina sterrata che porta Lo ad una radura che sembra fatta apposta per mettere la tenda. Peccato che la stanchezza non gli permette di gustarsi il posto che e' molto bello: un promontorio a cavallo tra due fiordi con il tradizionale tappeto di muschio-peluche. Lo perde totalmente conoscenza stremato, ma il giorno dopo si riprende visibilmente dopo aver dormito come un morto, per fortuna. Oggi si vuole arrivare presto a Bodo e quindi si parte di buon mattino e si pedala spediti. Peccato, perche' ci sono dei posti che, dalla mappa, sembrano molto promettenti e le imponenti montagne montonate che appaiono tra gli alberi sono bellissime, ma non c'e' tempo se si vuole fare un giro alle Lofoten. Il programma ambizioso di oggi: arrivare a Bodo, cercare una scatola per la bici per il volo di rientro, lasciarla all'albergo gia' prenotato per l'ultima notte e saltare sul traghetto per le Lofoten. Il programma si complica ancora di piu' quando Lo scopre da una simpaticissima coppia di cicloturisti (lui tedesco, lei francese) che il traghetto per le Lofoten parte alle 16 e arriva alle 20 (4 ore!) Il traghetto successivo arriva alle 22, troppo tardi... Ce la fara' il nostro eroe? Scatta la sfida, grazie anche al fatto che il morale e' risalito alle stelle grazie al bel sole e al simpatico incontro con i cicloturisti (che in realta' Lo aveva gia' incontrato un paio di volte durante il diluvio). Lo si piega sui pedali e via di corsa (si fa per dire: la sua pachidermica bici da viaggio e' totalmente inadatta a queste tappe di trasferimento veloci). Un cartello turistico: fra 3 km c'e' il Maelstrom! Che sia quello famoso raccontato da Edgard Allan Poe? C'e' un enorme ponte ed effettivamente si vedono dei violentissimi mulinelli e sobbollimenti di acqua, ma niente di paragonabile al tragico racconto di EAP (che e' sicuramente molto, ma molto, romanzato). Lo incontra un altro cicloturista (statunitense) che gira in assetto leggero da bikepacking. L'americano ha un problema al deragliatore posteriore e suggerisce a Lo un negozio di bici a Bodo a cui lui stesso e' diretto. Lo tenta inutilmente di stargli dietro, ma riesce a tallonarlo per circa 10 nanometri prima di essere lasciato clamorosamente al palo. L'ingresso a Bodo non e' particolarmente gradevole, ma avviene tutto su bellissime piste ciclabili. Lo si dirige al negozio suggerito dall'americano e lo trova in un orribile centro commerciale. C'e' un commesso handicappato che e' gentilissimo con Lo e gli recupera dal magazzino una bellissima scatola per bicicletta, fantastico. Anche gli altri commessi sono molto simpatici e gentili, grazie negozio XXL di Bodo!! Lo ricambiera' la gentilezza comprando li' i suoi souvenir il giorno prima di partire (incluso un sedile da campeggio fatto di pelo di renna!). Con lo scatolone sottobraccio, Lo si dirige verso l'albergo. Con una pesantissima bici in pieno assetto da viaggio, la cosa non e' banale, ma per fortuna sono solo un paio di km. Anche il portiere dell'albergo e' gentilissimo e si prende volentieri carico dello scatolone. Lo e' di molto sollevato: quella che sembrava un'impresa molto complicata si e' risolta immediatamente. C'e' anche tempo di fare una rapida spesa prima di arrivare al traghetto con ampio anticipo! L'americano e' gia' li', ma la coppia tedesco/francese non ce l'ha fatta. Lo si gode il picnic su un tavolino al sole sul porto. Ha trovato lo Skyr! E' una specialita' islandese buonissima: una specie di incrocio tra formaggio e yogurt che non e' ne' l'uno ne' l'altro (e' fatto solamente di proteine, non ha grassi) ed e' molto buono. C'e' tutto il tempo per un abbondante picnic prima di saltare sul traghetto, dove Lo scopre un'altra coppia di cicloturisti (svizzeri) che aveva incontrato tempo prima, nonche' Noa, il cicloturista tedesco che l'aveva filmato con il drone. Inoltre la coppia tedesco/francese appare all'ultimo momento: ce l'hanno fatta anche loro!! Viaggiando si creano questi legami con i propri compagni di viaggio, e si passa il tempo della traversata scambiandosi racconti di viaggio. Lo, con le sue misere due settimane di viaggio, e' il piu' scacino: gli altri sono tutti partiti dai rispettivi paesi d'origine e stanno viaggiando tutti da piu' di un mese!!! Lo alza l'eta' media di parecchio, ma nessuno ci bada. Anche questo traghetto e' gratuito per i ciclisti anche se e' un traghetto da piu' di 100km e 4 ore di viaggio: che strano... Il tempo e' spettacolare: e' uno dei pochissimi giorni di bel tempo qui. Lo forse vede in lontananza un delfino, ma non e' sicurissimo: purtroppo il traghetto e' molto veloce e lui non e' abbastanza svelto con il suo binocolo. L'arrivo alle Lofoten e' un po' traumatico. Il posto e' molto molto turistico e c'e' un continuo traffico di camper e macchine di gitanti. Non e' facile trovare un posto per piantare la tenda (e di camping neanche l'ombra qui) e bisogna pedalare quasi 20 km. Data la corsa della mattina, Lo e' un po' provato, ma il tempo e' bellissimo, e il posto che alla fine trova e' talmente spettacolare (scogliera a picco sul mare) che la stanchezza non pesa affatto. Durante la pedalata serale, Lo incontra una comitiva di italiani visibilmente provati che scendono da una scalinata nel bosco. Chiede incuriosito di cosa si tratta e una ragazza gli fa vedere delle foto spettacolari prese da una vetta qui sopra. "Magari al ritorno" pensa Lo: chissa' se riuscira'? La mattina dopo scopre che Noa ha piantato la tenda poco lontano da lui, pero' oggi non ha voglia di pedalare molto e rimane indietro per fare riprese con il drone. Lo non ha molti giorni e non puo' purtroppo permettersi di oziare. Il tempo e' di una bellezza incredibile per le Lofoten. Lo vede una coppia di contadini che hanno la fattoria sulla spiaggia che si sono incantati a guardare il fiordo nel sole: probabilmente e' uno spettacolo unico anche per loro. Che posto incredibile. La fama delle Lofoten viene interamente giustificata da questa giornata di bel tempo e le carovane di camper (moltissimi italiani) sono oggi pure tollerabili. Dietro ad una curva appare uno spettacolo totalmente inaspettato per un'isola a nord del circolo polare: c'e' una spiaggia tropicale di sabbia bianca. Lo e' talmente incuriosito che si avventura con la bicicletta sulla spiaggia dopo averla sollevata di peso (ma quanto pesa?!?!) oltre ad un cancello. Chiede ad un turista italiano di fargli una foto (che viene spettacolare) e questo gli risponde dandogli del "lei". E pensare che Lo pensava di aver perso qualunque forma di rispettabilita', anche grazie all'olezzo devastante che si solleva dalla sua persona e dalla sua attrezzatura (soprattutto i marcissimi scarponi)! Forse il profumo viene mascherato dall'afroma dei pesci messi a seccare su impalcature di legno? Ne dubito, ma speriamo. Altra pausa pranzo a base di Skyr su un'altra spiaggia "tropicale", dove frotte di surfisti si allineano sulla battigia vestiti di pesanti mute artiche, ma oggi il tempo e' troppo bello e non c'e' un'onda degna di questo nome. I bimbi surfisti sembrano divertirsi un sacco lo stesso pero'. Dopo un lungo giro attorno ad un profondo fiordo, Lo spia una stradina microscopica che segue la riva. Proviamo ad esplorare? Ottima scelta. Il traffico scende a zero, mentre il panorama sale a 1000. La strada finisce in un paesino sperdutissimo sotto un'altissima falesia. Che posto incantevole: anche qui c'e' un'altra spiaggia bianca, ma qui siamo in pieno oceano: di fronte a noi c'e' solo il polo nord! Lo si ferma per farsi un autoscatto lungo questo spettacolare tratto di strada e scopre che ha perso una delle sue calze muffite (per via della puzza erano state appese fuori dalla borsa). Certo non va bene lasciare in giro scorie radioattive in un posto cosi' bello. Per fortuna (o forse no) la calza viene ritrovata sulla stradina nel tornare verso la strada principale. L'asfalto e' visibilmente crepato, ma non sembrano esserci sversamenti di liquami radioattivi e la catastrofe ambientale viene prevenuta. Lo supera il paesino di Leknes e decide di farsi i due promontori che seguono, in modo da togliersi dalla strada principale. In cima alla salita che separa i due fiordi, Lo incontra una famiglia di cicloturisti francesi: padre, madre e due bambini di una decina di anni, ognuno sulla sua bici e le sue borse da viaggio. Che bravi. Lo gli fa i complimenti e si vede che li apprezzano. Anche oggi non e' facile trovare un posto per la tenda e la punta del promontorio (che sembrava promettente sulla cartina) non ha posti adatti. Lo supera il paesino di Stamsund che non gli dice niente, ma c'e' parcheggiata una buffa 600 con dentro dei manichini: uno dei quali legato come un salame. I piedi di un altro manichino spuntano dal cofano della macchina. Sembra che li' abiti uno strano artista. Il paese ha anche un paio di teatri! Dopo aver inutilmente esplorato un paio di stradine sterrate, Lo spia una collinetta isolata e trascina di peso la bici attraverso la brughiera. Una fatica immane, ma il posto vale. Purtroppo accade una piccola tragedia. Non ci sono molti posti in piano e nel posto prescelto la tenda prende il vento di lato. Dopo aver finito di montarla, Lo si rende conto che non puo' sopravvivere. Deve smontarla da capo e rimontarla poco piu' lontano in modo che il vento la prenda di infilata. Ovviamente ora e' in discesa. Lo riesce a cucinarsi una veloce pasta e si imbusta nel sacco a pelo. Giocando con il suo fedele GPS scopre un antichissimo waypoint "Norvegia partenza" che punta al paesino di Stamsund che ha appena passato! Che combinazione, senza volerlo, Lo ha praticamente concluso il suo viaggio laddove avevamo iniziato il viaggio la volta precedente. Purtroppo il vento e' comunque troppo forte e non si riesce a dormire, anche perche' Lo e' preoccupato che la tenda si danneggi. Deve smontarla e rimettersi a dormire all'addiaccio. Per fortuna ha il sacco a pelo pesante e non e' un problema, anche se deve chiuderlo completamente (pensando nuovamente ai 40 gradi centigradi in Italia). E pensare che aveva bestemmiato la scelta del sacco a pelo pesante fino al giorno prima: troppo caldo e troppo poco traspirante per dormire in tenda... Che giornata pesante, ma di soddisfazione. Lo perde conoscenza e dorme come un morto cullato dal vento che gli sfiora la faccia. Il giorno dopo per fortuna c'e' ancora il sole, anche se si vedono in lontananza arrivare le nuvole. In un attimo il campo e' smontato (bella forza: la tenda era gia' stata riposta) e si riparte! Il viaggio e' finito e ora si tratta di rientrare verso Bodo, ma abbiamo ancora una notte e Lo vuole sfruttarla appieno. Si dirige verso un altro posto sperdutissimo dove la strada finisce nel nulla: il paesino di Uttakleiv. Nuovamente si trova davanti ad una spiaggia molto bella, ma ha una gradevole sorpresa: il paesino e' raggiungibile via auto da una galleria oppure da una stradina sterrata che gira attorno al promontorio. Ottimo: parte la sfida dello sterrato. La pedalata e' gradevolissima, anche se oggi e' molto nuvoloso e fa freddo e vento. Questo da' un tono alla giornata. Si arriva al paesino in mezzo al nulla (altra spiaggia bellissima) incontrando solo pedoni. Lo fa anche due passi sul versante della montagna per vedere il panorama dall'alto. Un posto veramente di frontiera. Un cartello spiega che fino al 1850 il paese era raggiungibile solo da una infame strada che fa un passo montano li' sopra. Poi aprirono la strada costiera (con molta fatica e molta dinamite) e solo di recente hanno aperto la galleria (con tanti ringraziamenti al politico locale che li ha appoggiati) per evitare le slavine che di inverno rendono la strada costiera molto pericolosa per i bambini che devono andare a scuola. Il paese ha una bellissima radura molto rigogliosa dietro alla spiaggia, e si capisce che la gente voleva abitarci nonostante le difficolta' logistiche. Lo fa ridere una ragazza autoctona chiedendole se si vedono le balene da qui. No, le balene si vedono solo se si va in mare aperto. Rientrando lungo la strada costiera (ovviamente) Lo si ferma a cucinarsi un marcissimo piatto di instant noodles. Si ferma un vecchietto molto prestante che gli chiede qualcosa in norvegese. Lo rimane perplesso, ma lui immediatamente passa all'inglese e racconta che e' un nativo di questa isola, di cui e' molto orgoglioso, ed aveva chiesto a Lo (per scherzo) quanto costava una tazza di caffe', vedendolo armeggiare con il fornellino. Lo gli da' un generoso pezzo di cioccolata che lui accetta di buon grado. Dice che ha un caro amico italiano a Rivoli che era un pilota di elicotteri che ha conosciuto a Beirut: evidentemente si tratta di un ex soldato. E' molto simpatico e, vedendo i famosi scarponi di Lo, gli chiede se ha scalato qualche montagna delle Lofoten. Gli suggerisce di scalare la Reinebringen, che (dopo una rapida consultazione della cartina) Lo scopre essere il posto dove aveva incontrato gli italiani due giorni prima. Senz'altro ci si provera', ma il tempo a disposizione e' ormai proprio scarso. Dopo, Lo esplora un'altra caletta sperduta nel nulla (Myrland) dove non c'e' anima viva, ma il vento frange delle spettacolari onde sugli scogli e Lo rimane meditativo a guardarle a lungo. Purtroppo la strada non continua lungo la spiaggia e bisogna tornare indietro. Lo si dirige verso il paese di Nusfjord. Dalla sua cartina sembra che ci sia una strada che gira attorno a quel promontorio e quello gli permetterebbe di rientrare senza rifare la strada gia' fatta all'andata il giorno prima. Purtroppo non finira' bene! Il paese di Nusfjord e' molto carino: hanno cercato di preservarlo per i turisti e ci sono dei bei ristoranti e musei di come si viveva nelle Lofoten in passato. Lo attraversa il paesino e si dirige convinto verso la putativa strada. Povero illuso: e' un sentiero che chiamare sentiero e' un'espressione di fede e di profondo ottimismo. Dopo aver sollevato la sua bici oltre 10 alla 18 massi, per fortuna incontra degli escursionisti zainati che lo guardano come se avessero visto un marziano: dove vuole andare questo qui!?!? No, non c'e' nessuna strada, c'e' solo un lunghissimo, infame e difficilissimo sentiero (con tanto di scale e catene) che e' assolutamente impraticabile in bicicletta e molto difficile anche a piedi! Oh, no!!! Lo si dovra' rifare tutto il promontorio al contrario. Pero' ormai e' tardi e Lo pianta la tenda alle spalle del paesino di Nusfjord in un posto molto carino da cui si spia il fiordo. L'ultima sera in tenda e l'ultima pastaccia al pomodoro rancido! Il giorno dopo Lo punta a prendere il traghetto delle 14:45, ma, a causa della debacle del giorno prima, dovra' farsi un sacco di km. Per fortuna (o forse no) si sveglia prestissimo e alle 7 e' gia' in sella alla bici. Oh, no! Si e' persa la bottiglia di plastica dell'acqua da un litro e mezzo. Anche se ormai non serve piu', di sicuro non si puo' abbandonare in mezzo alla natura incontaminata, e Lo deve tornare indietro di corsa. Per fortuna si trova subito (era rotolata in fondo al pendio della tenda) e Lo e' presto di nuovo in sella. Si deve rifare la strada di due giorni prima, ma e' ancora troppo presto per il traffico turistico e la strada scorre via veloce, grazie anche al vento a favore in qualche tratto (e, ovviamente, contrario nei tratti opposti del fiordo). In breve Lo si trova ai piedi della Reinebringen. Che si fa? Sono ancora le 10, ma e' una montagna da 660 metri. C'e' tempo? Lo decide di lanciare una sfida a se' stesso e prova a cronometrarsi (cosa che non fa mai). Decide che alle 12 massimo tornera' indietro. Abbandona la bici contro un sasso (speriamo bene) e via di corsa. Si e' gia' fatto 42km di bici con una mountain bike in assetto di viaggio, ma e' supercarico: via!!! Sale come un fulmine, aiutato anche dal fatto che il sentiero e' quasi verticale, superando schiere di turisti che stanno sputando due o tre polmoni. Nessuno lo supera e in soli 22 minuti e' in cima alla scalinata. La gita non e' ancora finita: via di corsa sul crinale. Scatta il cronometro ad un rispettabilissimo 39 minuti per fare 610 metri di dislivello (da 7 metri sul livello del mare a 618 segnati dal gps). Niente male: il motore funziona ancora bene!! La vetta piu' alta (a 660) e' ancora oltre, ma non e' molto invitante perche' e' avvolta nelle nuvole e Lo si ferma a guardare il panorama spettacolare da questa anticima. Dopo poco le nuvole si sollevano e Lo non puo' trattenersi dal continuare. Ora c'e' poco da correre perche' il sentiero diventa molto impegnativo e un passo falso rischia di portare ad un repentino decollo ed ad un ancora piu' repentino atterraggio alla base della falesia 400 metri piu' in basso. Per inciso, quasi tutti i turisti si sono fermati in cima alla scalinata, qualche coraggioso e' arrivato fino all'anticima e solo tre persone sono sul sentiero per la vera cima. In breve anche Lo arriva alla cima, superando una improbabile ragazza vestita con una maglia Playboy rosa, con le unghie sfavillanti multicolorate di giallo e fucsia, e i capelli afro verde elettrico. Una persona ribollente e multicolorata anche nell'anima, visto che in punta fa amicizia con tutti e si fa fare foto a raffica, mettendosi in posa come una professionista. Che persona buffa. Si offre anche di fare una foto a Lo (che ha lasciato la macchina foto e il telefono piu' in basso, visto che non ha uno zaino e si era portato su la scomodissima borsa anteriore della bici). Certo che si incontrano le persone piu' incredibili: che bello viaggiare! Il panorama da qui e' incredibilmente bello e ha fatto bene il vecchietto norvegese a insistere che Lo salisse qui: si vedono entrambi i lati dell'isola, anche se il lato nord e' purtroppo un po' nascosto dalle nuvole. E' ora di scendere e Lo si avventura a passo sicuro sul precario sentiero. In Italia avrebbero messo delle catene: sicuramente non vorrei essere qui in un giorno di pioggia (cioe' circa 363 giorni l'anno). Ora a Lo e' venuta la paranoia di aver lasciato la bici giu', e scende di corsa (letteralmente) sotto gli sguardi stupiti dei turisti arrancanti (ma da dove spunta questo qui!??). Per fortuna la bici c'e' ancora e Lo, dopo aver aspirato un muffin doppio cioccolato da una narice e' nuovamente in sella: c'e' ancora tempo per arrivare ad A? Certo: via! Il paese di A e' il primo paese delle Lofoten e anche il primo paese del mondo in ordine alfabetico: e' imprescindibile arrivarci. Lo si ferma a fare un provvidenziale picnic sul molo che da' sul grazioso paese costellato di casette su palafitte. Si scola d'un fiato un litro e mezzo di sugo di frutta comprato in un provvidenziale supermercato li' vicino: piena crisi ipoglicemica! C'e' ora giusto il tempo per tornare di corsa fino al traghetto per Bodo. Qui Lo, contravvenendo a tutti i suoi principi, rivolge la parola ad un motociclista italiano su una rombante Harley-Davidson: solo un motociclista puo' prendersi la benzina avanzata del fornello di Lo, che non puo' certo portarsi sull'aereo, ne' puo' buttarla nella fogna. Il motociclista, nonostante la sua tara di essere un motociclista su una moto rumorosa, e' tutto sommato simpatico e fa parte di una grossa comitiva di bikers molto allegri, i "Santi", che sono addirittura seguiti da un furgone con il loro logo. Sembrano tutti molto affiatati fra loro. Nella fila per il tragetto, Lo conosce un cicloturista belga con cui discute animatamente per tutto il tragitto. E' un ragazzo che ha studiato ingegneria fisica (conosce anche un collega belga di Lo, Nicolas Cerf, che e' stato suo professore) e ora fa il professore delle superiori e gira in bici nel tempo libero. Illustra i suoi viaggi, molto numerosi e lunghi e la sua tatticissima bici: una Kona da 1600 euri che e' un modello che Lo aveva preso recentemente in considerazione. Magari in futuro! E' molto simpatico, ma anche lui e' in viaggio da settimane ed e' a meta' del suo viaggio. Il povero Lo si deve "accontentare" delle sue due miserrime settimane!!! Lo arriva piegato all'albergo dove perde conoscenza dopo una provvidenziale doccia bollente che ha inquinato tutte le falde acquifere a nord del 66esimo parallelo. I vestiti di Lo devono essere messi in isolamento a confinamento magnetico, ma per fortuna la sua maglietta e' ancora utilizzabile, e un paio di pantaloni in fondo ad una borsa e' ancora (quasi) dignitoso. Il giorno dopo si parte prestissimo con lo scatolone sotto braccio. All'aereoporto in un attimo la bici e' inscatolata e l'attrezzatura e' imbustata. Nonostante i pasticci pregressi (maledetta Wideroe), e pagando un notevole sovraprezzo, Lo riesce a fare il check in della bici e puo' finalmente rilassarsi. Il tachimetro si ferma su 1228 Km pedalati (non contando, ovviamente, i pezzi dei traghetti). Il viaggio di ritorno e' gradevole su tre scali: Bodo-Bergen, Bergen-Amsterdam, Amsterdam-Linate. Sul secondo volo, per la prima volta in decenni Lo non e' seduto al finestrino, dove c'e' una ragazza olandese molto simpatica (studentessa universitaria) che racconta a Lo del sistema universitario in Olanda e dei suoi sogni della sua vita. Che bello avere tutta la propria vita davanti! L'arrivo a Linate e' liscissimo anche se sembra che la bici non sia arrivata, e invece il ritiro dei bagagli fuori misura era in un angolo diverso da quello indicatomi da ben due persone, due! Lo riesce a montare la bici nell'aereoporto sotto lo sguardo stupito della signora dell'ufficio bagagli smarriti. Esce dall'aereoporto pedalando: che stile! Ma quasi finisce in tragedia quando una enorme Mercedes gli fa il pelo dopo aver fatto 10 picometri di strada. Occhio, Lo: siamo a Milano, non in mezzo ad un fiordo norvegese. Tutto sommato la pedalata per Milano e' gradevole e non fa troppo caldo. Invece di prendere il marcissimo treno, perche' non farsela in bici?!? Lo pedala fino a Pavia (36km da Linate) lungo la gradevole pista ciclabile del naviglio. Arriva a casa smontato, ma contento: che bella avventura anche stavolta! Fantastica Norvegia!
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