Lu & Lo in Canada

Trekking nel nord del Nord America!

           23 Dicembre 2009 - 3 Gennaio 2010



Foto

Tracciato del trekking per google earth: la prima parte riguarda il giro attorno al B&B, la seconda il trekking di 4 giorni (se non si apre google earth da solo, salvare il file e poi caricarlo usando "File -> Open"

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Lu vuole andare in bicicletta a dicembre nel Maine, ma per fortuna Lo riesce a orientarla verso piu' miti destinazioni: il Quebec invernale, -30 gradi centigradi con tempeste di vento e neve! La mitica Lu sfoggia la sua solita impeccabile organizzazione. Primo passo del viaggio: affittare la macchina. Andiamo ad Harvard square, dove abbiamo prenotato un'utilitaria. Invece, ci rifilano un cassone di Chrisler 300, in lega di ghisa e cerchioni di legno: tecnologia anni 80 in un'auto del 2009; non e' difficile capire perche' l'industria automobilistica americana e' in fallimento totale: niente abs, trazione posteriore, cambio automatico e niente gomme termiche (nonostante le rassicurazioni degli addetti): la macchina ideale da guidare sulle nevi del Canada come scoprira' presto il povero Lo. L'unica concessione alla modernita' e' un termometro digitale (in Farenheit!) che si puo' attivare ma solo in alternativa al contachilometri. Tappa all'MIT a ritirare l'attrezzatura affittata al fornitissimo MITOC (MIT Outing Club): sci ibridi tra sci da fondo e da alpinismo, fortunatamente senza pelli, sacco a pelo, bottiglia di benzina, ecc. Si parte! L'autostrada scorre via nella monotonia piu' assoluta del ridicolo limite 65 mph (100kmh!) con boschi, boschi e boschi a perdita d'occhio. Tutte le macchine in USA hanno il cruise control e non si deve neanche "faticare" a premere l'acceleratore. La sfida maggiore e' rimanere svegli. 500 km di guida qui sono faticosi quanto 1500 in Italia a 150 kmh. Dopo un tragico errore a Montreal, sotto una bufera di neve ma con autostrada perfettamente pulita, arriviamo finalmente a destinazione, o meglio, vediamo nel buio della sera il cartello di riferimento per il nostro b&b. Peccato che per arrivare al b&b si debba attraversare l'autostrada tagliando la corsia di sorpasso (!) e la carreggiata opposta per poi risalire per una stradina coperta da uno strato di neve compattata non battuta e che si inerpica nel nulla. Dopo non poche imprecazioni, sgommando come un matto e facendo vari principi di testacosa, Lo riesce a portare il cassone fino in cima, dove troviamo il B&B di Gigi' (elegante e fine signora molto francese un po' rigida: etichetta o torcicollo?) e Richard (ex collaudatore di elicotteri per la Bell!). E' una casetta incantata in mezzo al bosco boreale. Molto suggestivo. Ci accolgono con un'ospitalita' quasi imbarazzante offrendoci un bicchiere di vino in un calice d'argento. Sembra di essere ricevuti alla corte di re Artu', ma il grande fuoco nel caminetto e il vino hanno un effetto soporifero sullo storditissimo Lo, che quasi si addormenta sul divano! Effetto anche dell'anno pesantuccio che sta per finire? La stanza e' fantastica e crolliamo nel sonno piu' profondo, grazie anche al silenzio ovattato dovuto all'isolamento totale e al bosco coperto di neve. Alla mattina, l'entusiasmo di Lu e' incontenibile: Lo sospetta (correttamente) che lei abbia organizzato la vacanza al solo scopo di visitare quanti piu' B&B possibile. La colazione si svolge su un tavolo riccamente imbandito con stoviglie d'argento. La tavola da' su una magnifica vetrata da cui si vede il bosco incantato coperto di neve. C'e' un bird feeder (casetta di alimentazione per uccelli infreddoliti) dove giungono uccelli da tutto il bosco in continuazione. Richard dice con orgoglio che l'ha installato perche' il primo anno che erano qui trovavano in continuazione uccellini morti per tutto l'inverno. Dice che quando finisce il becchime, gli uccelli lo vengono a cercare: si poggiano su un ramo ad altezza occhi e iniziano a cinguettare vivacemente con riprovazione. Hanno anche un feeder per i colibri', ma ci sono solo d'estate. Per colazione c'e' una porzione omeopatica di fragole, yogurt e cereali e un po' di frutta. Con orrore di Lo e somma curiosita' di Lu, Gigi' ci dice soddisfatta che ci ha preparato la colazione "italiana" usando il panettone per fare il french toast. Si avvicina con la sua invenzione culinaria (neanche Torquemada poteva inventare una tale tortura) e voila', panettone fritto nel burro con strato di pancetta sopra. Lo alza bandiera bianca dopo la prima forchettata. Lu, impavida, mangia tutto (anche la porzione di Lo) con gran gusto: "Nella vita bisogna essere rotti a tutte le esperienze, bisogna provare tutto!" Sara', ma Lo non e' molto convinto (tutto tutto?!). Lu dimostra uno stomaco di ferro e un palato di durissimo metallo amorfo (v. sotto). Decidiamo di provare la nostra attrezzatura negli sterminati boschi qui intorno che per fortuna sono pieni di sentierini adatti allo scopo. Gli sci sono simili a sci da alpinismo con attacchi da fondo e sotto le scagliette che si trovano sugli sci da fondo da principianti: non servono le pelli di foca per fare le salite e non prendono troppa velocita' in discesa. Si riveleranno ottimi strumenti per il giro che abbiamo in programma dove sorprendentemente troveremo parecchie salite (non troppo ripide, ovviamente). L'unico difetto e' che la punta e' troppo poco curva (come purtroppo INSPIEGABILMENTE accade con tutti gli sci d'alpinismo di ultima generazione): se uno non fa attenzione, in neve fresca si piantano le punte con molta facilita', come presto scopre Lo che piu' e piu' volte cade rovinosamente in una pioggia di imprecazioni. Lu, che dalle retrovie non ha il problema di battere la traccia, se la ride e immortala in fotografia le improbabili capriole di Lo nella neve. Il bosco sembra incantato ed e' pieno di alberi di natale ("conifere semperverdi" dice Lu!) Presto troviamo il primo degli innumerevoli laghetti ghiacciati che incontreremo. Oggi c'e' un sole splendente ed e' gradevolissimo. Non ci fidiamo ad avventurarci troppo sul ghiaccio perche' non c'e' modo di stabilirne lo spessore visto che e' coperto da uno spesso strato di neve. Proviamo gli sci in salita e si dimostrano validissimi finche' c'e' un minimo di traccia da seguire. Quando invece si passa alla boschina (espressione dialettale di Lo aborrita da Lu; "boschina" indica sulle Alpi un rododendro-vaccinieto o una giovanissima ontaneta; in Quebec e' semplicemente un arbusteto basso), diventa quasi impossibile evitare che le punte si incastrino tra i rami e le cadute di chi batte la traccia si susseguono numerose. Torniamo verso casa e ci avviamo verso la rete di sentieri che ci ha suggerito Richard. I boschi sono molto belli e pacifici, ma bisogna dire che un po' di monotonia c'e': bosco bosco bosco bosco bosco, senza mai vedere un panorama. Solo ad un certo punto si intuisce da una cresta un sistema di laghi (o e' un largo fiume?) che corrono nella valle sotto di noi. Alla fine totalizziamo una decina di km di sentiero nei boschi e ci sentiamo in confidenza con questi nuovi sci. Anche il resto dell'attrezzatura (vestiti e calze termiche) e' piu' che adeguato (un po' freddo ai piedi, forse). La fatica si sente, pero', e iniziamo ad avere qualche timido dubbio sull'itinerario che dovremo fare nei prossimi giorni che prevede 11-12 km al giorno (questi dubbi per fortuna si riveleranno infondati!) Torniamo al B&B inondato di sole e succede la tragedia del viaggio: Lu ha perso la fede. Cerchiamo ovunque, ma non si trova. Pazienza, almeno rimarra' in un posto bellissimo! Lo le regala la sua, dove tanto c'e' gia' scritto il suo nome. Giammai! Privare Lo della sua fede? Piuttosto me ne faccio una nuova e me la metto al naso cosi' non la perdo piu'. Ci avviamo tremebondi verso la cena: Gigi' ha promesso una mousaka' di agnello, saremo in grado di affrontare questa prova?! (Notare che la mousaka' e' un piatto greco, non e' ne' di alta cucina francese ne' di bassa e orrida cucina americana). Per fortuna la cena e' ottima e le perdoniamo il panettone fritto, che comunque a Lu e' piaciuto come esperienza di vita. Entrambi ne prendiamo doppia porzione con grandissima soddisfazione di Gigi'. La sera e' spesa nel tentativo di razionalizzare gli zaini per il vero e proprio trekking; dobbiamo portarci cibo che la previdente Lu ha comprato a Boston per vincere la fame di quattro giorni tra le foreste del Parco Nazionale di Mont Tremblant: quanti risotti knorr? Quante prugne secche per facilitare il transito intestinale? Quante barrette energetiche? La mattina dopo si parte di buon'ora dopo una colazione un po' piu' convenzionale della precedente: peccato, Lu c’aveva preso gusto a mangiare panettone sperimentale! Non altrettanto Lo…… Ci dirigiamo al parco di Mont-Tremblant. La strada diventa sempre piu' desolata e isolata finche' rimane una specie di pista di neve in mezzo al bosco ma fortunatamente molto larga per consentire di fare in sicurezza i testacoda con il nostro cassone a trazione posteriore e cambio automatico. Il posto di accoglienza del parco e' una specie di cattedrale nel deserto dove un guardiaparco annoiatissimo (essere di turno il 25 dicembre alle 9 del mattino non piace nemmeno ai guardiaparco canadesi, non solo a quelli italiani) ci spiega tutte le (assurde) regole del parco. Sembrano studiate per contenere un'affluenza di milioni di persone, ma la nostra auto e' l'UNICA in tutto il parcheggio! Stranezze canadesi, oppure e' dovuto al fatto che e' la mattina di Natale? Le previsioni danno pioggia (pioggia a fine dicembre in Canada?!!?) e quindi chiediamo al ranger se, invece del giro programmato, ci possiamo magari fermare per due notti allo stesso rifugio... GUAI!! Secondo loro dovremmo camminare sotto la pioggia (che e' la cosa peggiore a basse temperature, perche' ci si bagna tutto e poi si congela!). La cosa non ha senso e Lo si altera: siamo qui per una vacanza, e non abbiamo certo voglia di rovinarci il giro camminando sotto la pioggia gelata solo per una stupida regola!! Lu zittisce lo sposo e, sapendo come trattare con i guardiaparco, chiede se possiamo trattenerci nello stesso bivacco in caso di emergenza. Ovviamente la risposta e’ si: in caso di emergenza si puo’, ma solo emergenza! Alla fine il ranger sembra avere un barlume di intelligenza e ci conferma che non ci sono troppe prenotazioni nei rifugi dove dovremmo andare (understatement: si riveleranno praticamente vuoti!), quindi ci potremmo anche fermare per piu' notti, ma si lamenta: "It's not the way it's supposed to be"! Vale sempre la regola degli anglosassoni piu’ chiusi che Lu ha imparato in 7 mesi di lavoro in UK “You can’t do it, it’s against the law”. Partiamo di buona lena e dopo i primi 500m scopriamo di aver lasciato le bottiglie d'acqua in macchina. Il felicissimo Lo deve fare una corsa indietro a recuperarle, che bello poter iniziare il giro ansimanti e gia' sudati e stanchi! Quasi quasi varrebbe la pena dimenticare qualcos'altro. Ben presto pero' le arrabbiature dell'inizio vengono dimenticate perche' ci rendiamo conto che il tracciato e' tutto battuto (quindi estramemente scorrevole) e che siamo gli unici due su tutta la pista. Il bosco si srotola attorno al nostro rapido incedere... Ad un certo punto avvistiamo un gatto di Schroedinger che si arrampica veloce su un albero e inizia a soffiare minaccioso: ha la faccia da gatto, ma il corpo pelosissimo che sembra in una sovrapposizione quantistica. La naturalista Lu cerca di far tornare l'immaginativo Lo con i piedi per terra: "Sara' un mustelide". Boh!?? Lo (che sta portando tutto il cibo, fornellino, ecc) ha uno zaino enorme e arranca faticosamente gia’ alla prima salita, una salita drammaticamente poco ripida rispetto a quelle appenniniche e alpine. Dopo aver costeggiato uno splendido lago appare finalmente il primo rifugio. In tutta la giornata non abbiamo visto nessun altro sulle piste ed e' chiaro che sono passate solo 2 persone da quando hanno battuto la pista (magari il giorno prima!). Alla faccia del guardiaparco il quale ci aveva detto che bisognava rispettare il senso unico dei sentieri: rischiavamo di venire travolti! Il rifugio e' enorme (ma ci si puo' dormire solo in 6, guai a far stare due o tre persone in piu’) ma dentro ci sono solo due tavoli, due panche e il soppalco con sei materassi; niente sale e olio, niente scatolette di tonno, niente nutelline e marmellatine come nei bivacchi alpini. C’e’ una balconata che affaccia su un’ampia valle: finalmente un po' di panorama che non e' solo tronchi e rami. Il posto e' bellissimo e il panorama pure, anche se conferma quanto e' ormai ovvio: boschi boschi boschi su dolci colline a perdita d'occhio. Ci accingiamo a prepararci la mitica pasta e fagioli, peccato che i fagioli siano dolci (conditi con il famigerato high fructose corn syrup) ma la fame e' tale che vengono spazzolati con gusto. L'accensione della stufa e' piu' complicata dell'accensione di una centrale nucleare: i minus habentes passati prima di noi hanno usato tutta la legna asciutta depositata all'interno del rifugio e ci tocca usare quella che sta fuori, all’aperto, nella legnaia, completamente ricoperta di neve. Lo sembra un mantice a soffiare sulla fiamma e ci vuole piu' di un'ora ad accendere il fuoco con la legna marcissima, al costo di un polmone e mezzo! Portiamo dentro e asciughiamo un po' di legna per i viandanti successivi. L'atmosfera con la stufa accesa diventa gradevolissima. Siamo gli unici nel rifugio e ci godiamo la serata a guardare il fuoco nella stufa: cosa avra' mai di cosi' ipnotico la fiamma? Saranno le decine di migliaia di anni che i nostri antenati hanno passato davanti ai fuochi dei loro accampamenti? Andiamo a letto prestissimo: sono appena le 18.45, c'e' una splendida finestra che da' sul bosco e Lu ovviamente veglia contemplando gli alberi e la luna. Ma ben presto la sua veglia si trasformera’ in una lotta senza se e senza ma contro la proprio vescica e i propri reni. Per avere l’acqua da bere abbiamo usato la neve sciolta e vi abbiamo messo abbondanti sali minerali come integratori; piu’ che integratori sono dei Sali diuretici: la povera Lu passera' la notte a sperimentare l'effetto diuretico di tali sali, 7 uscite in 12 ore, povera Lu (esci dal sacco-lenzuolo, esci dal sacco a pelo, metti gli scarponi, metti la giacca, cappello, guanti, esci, trova un posto adatto, fai, rientra, togli scarponi, giaccacappellosaccoapelosaccolenzuolo, basta!!!). [Per inciso, c'e' una latrina, che e' una casetta di legno con un buco dove bisogna prendere la mira per centrare un enorme barile pieno di ogni ben-di-dio: meglio il bosco!]. Lo, invece, dorme come un papa per quasi 12 ore: ci voleva proprio! La mattina dopo si parte di buon'ora dopo un insipido te' con i biscotti al cioccolato, alla faccia di tutte le colazioni luculliane dei B&B! Per fortuna la famigerata pioggia si rivela essere una ridicola pioggerellina ghiacciata (la temperatura alla partenza è -6°C), anzi un'umidita' sospesa. Un leggerissimo fastidio, piuttosto che la tragedia che Lo temeva! Il tracciato e' agevolissimo tra leggeri sali-scendi. La prima parte e' ancora lungo la pista da fondo del giorno prima. La seconda parte (che temevamo fosse da battere) e' stata battuta da una motoslitta. Non c'e' neanche bisogno di consultare la mappa e il GPS e' relegato a semplice contachilometri/altimetro. Ci aspettavamo di doverci districare in mezzo ai boschi con sfide di orienteering quasi impossibili nella foresta in tormenta e siamo quasi delusi, ma e' meglio cosi': abbiamo tutti e due bisogno di una passeggiata rilassante e non di un trekking spossante!! (E comunque poi il trekking sara’ lo stesso un po' pesante). Il sentiero si inerpica lungo un versante (ma non doveva essere tutto piatto!?!), vediamo molte tracce di cervi e alci (il ranger aveva detto che non ne avremmo incontrati) e anche una scapola rosicchiata (speriamo non sia del precedente turista!). Probabilmente e' stata fatta cadere da qualche rapace, perche' non ci sono impronte di lupi qui. La lunga salita e' in un bosco incantato. La vegetazione e' molto fitta e molti alberi sono caduti e lasciati li', in altre parole il Canada applica la selvicoltura ecologica con il rilascio del legno morto in piedi e a terra; quando impareremo a fare altrettanto in Italia? (Lu, che legno che sei!) Passiamo sotto un pino che e' rimasto sospeso all'ingiu' grazie a un altro albero su cui e' caduto. Speriamo che non decida di terminare la caduta proprio ora! Intuiamo in lontananza un lago e presto ci troviamo davanti un meraviglioso rifugetto che affaccia sul lago in mezzo ai pini: il posto e' spettacolare. Subito accendiamo la stufa, stavolta la legna e' asciutta e la procedura e' molto semplice, bastano due fogli di giornale, e ci mangiamo il riso precotto (stranamente gustoso, ma con la fame che abbiamo avremmo mangiato anche larve di mosca con lo zafferano). Lo si avventura sul lago ghiacciato e il panorama vale: un enorme lago spazzato dal vento e dal nevischio si perde nella foschia in lontananza. I bordi del lago sono impenetrabili boschi di conifere coperti di neve. Sul, anzi, nel lago c'e' una specie di scatola di legno che serve per prendere l'acqua: si rompe il ghiaccio dentro la scatola usando un pesante uncino di ferro e ci si immerge la pentola. Meglio fondere la neve e usare i sali diuretici o bollire l'acqua del lago? Lu non ha dubbi e opta per la seconda: non vuole passare un'altra notte a correre dentro e fuori! A un certo punto arrivano altri due escursionisti con gli sci da fondo, una coppia molto simpatica di Montreal: lui e' un software engineer che ci spiega la differenza tra open source e free software e da' consigli a Lo per il VOIP, lei e' una scrittrice. Lu e Lo si dirigono al lago e ne seguono i bordi camminando su ghiaccio (tenendosi vicino a riva per prudenza!), beandosi di tale spettacolo. Questo e' senza dubbio l'essenza del Quebec in inverno. Purtroppo non si puo' andare troppo lontano nel periplo perche' incontriamo un affluente e non e' prudente attraversare il ghiaccio: potrebbe esserci acqua corrente sotto. Il posto e' magnifico e il clima tempestoso che scuote i pini e le nuvole che corrono aumentano la magia del luogo. La serata scorre via piacevole chiacchierando con i due coinquilini e godendosi il tepore della stufa, ma Lo sta per collassare e si ritira presto nel sacco a pelo: a letto alle 19.00, ma si puo’? Lu temporeggia nel terrore di riprendere la battaglia contro l’apparato urinario: per fortuna dovra’ alzarsi solo quattro volte in 12 ore. Per Lo un'altra nottata di sonno papale nel silenzio piu' totale, per Lu un’altra notte nel silenzio piu’ totale e basta. La mattina si parte nuovamente di buon'ora. Il tempo non e' molto migliorato, ma neanche peggiorato per fortuna: pioviggina un pochettino, ma la pioggia è abbastanza ghiacciata. La discesa e' meno peggiore del previsto: Lo riesce a schiantarsi per terra solo un paio di volte. In discesa seguiamo una lunga fila di eleganti tracce freschissime di una coppia di lupi: corriamo giu' in silenzio sperando di vederli, ma naturalmente sono gia' scomparsi da tempo. Arrivati in fondo alla valle, si attraversa uno stretto ponte di legno: il panorama dell'impetuoso ruscello semi-ghiacciato e' veramente spettacolare, ma il tempo uggioso non incoraggia molto. Si risale sull'altro versante: destinazione lago Ernie, dove ci aspetta un altro bellissimo rifugio. Oggi arriviamo parecchio stanchi, ma per fortuna la tappa e' agevole. La pioggia e' talmente leggera che ci si bagna di piu' per il sudore a tenere il gore-tex addosso. Quindi Lo opta per salire in maglietta di capilene, mentre Lu piu' conservativa tiene la giacca (lei tanto non suda!!). Anche questo rifugio e' spettacolare, immerso nella desolazione piu' assoluta, davanti a un enorme lago. Il rifugio du Lac Ernie e' molto piu' grande degli altri, ma e' anch'esso deserto (a parte le antiche tracce di motoslitta, non e' piu' passato nessuno da qui). Anche oggi non e' difficile accendere la stufa: bella la vita, cosi'! Dopo il rituale risotto knorr, si parte per la passeggiata sul lago. Anche qui lo spettacolo e' di una splendida desolazione. Domina il bianco cupo: neve sul lago, sugli alberi, nuvole che corrono in cielo. Poi il verde scuro delle conifere e il marrone cupo dei tronchi: un panorama di una bellissima e triste desolazione. Perfino il pallido sole che filtra tra le nuvole sembra cupo. I colori sgargianti delle nostre arlecchinesche tenute sportive sono completamente fuori luogo. Nuovamente ci accingiamo a una tranquilla serata di fronte alla stufa, ma quando ormai il sole e' tramontato da lungo tempo (tramonta alle 16.30, ora!), sentiamo un movimento fuori. Lo si prende un bello spavento, mentre Lu ha un infarto acuto del miocardio con atriofibrillazione ventricolare. Ore 17.50: arriva una coppia di due escursionisti canadesi; in effetti le nuvole sono andate via e la luna illumina a giorno il panorama innevato. Decidiamo quindi di uscire nuovamente a fare una passeggiata per goderci il lago illuminato dalla luna e per lasciare ai due stremati un minimo di privacy e appena mettiamo i piedi fuori dal rifugio la nuvola di Fantozzi immediatamente copre tutto il cielo: facciamo appena in tempo a intuire il lago illuminato dalla fredda luce lunare, poi dentro di nuovo al calduccio! La coppia di stasera e' molto meno espansiva di quella di ieri, ma sono comunque cordiali e ci dicono che hanno una casa qui vicino, anche se abitano a Montreal. La mattina ce la prendiamo un po' con comodo: oggi non ci corre dietro nessuno, c'e' solo una tappa di trasferimento. Ben presto ci rendiamo conto dell'errore di valutazione. Temperatura in partenza -8°C. La pioggerellina ghiacciatina ghiacciatina e lieve di ieri e il gelo della notte hanno creato un velo crostoso sulla neve che rende impossibile usare gli sci sia in salita (le scaglie non fanno presa) che in discesa (impossibile andare a spazzaneve e le ridicole punte degli sci continuano a inchiodarsi nella crosta). Ci tocca andare a piedi (per fortuna c'e' poca neve) per gran parte del tragitto, che diventa cosi' ben impegnativo. Arrivati alla strada coperta da un buon metro di neve, per fortuna scopriamo che e' stata battuta da un gatto delle nevi e possiamo concludere il giro in agilita' (Lu che si produce agile nel passo pattinato del fondista) e un po' meno in agilita' (Lo che ha uno zaino pesantissimo che sembra due, anzi forse sono due, tre, quattro!). Che male ai piedi, tendinite acuta! Arriviamo alla macchina dove troviamo che il parcheggio e' oggi quasi pieno: allora qualcuno viene qui d'inverno! Eppure in tutto il giro di quattro giorni abbiamo incontrato solo 3 coppie di persone: una coppia sul tracciato di fondo e due coppie ciascuna in un rifugio. Che posto fantastico il Canada: Lu vuole tornare con una slitta per trascinare la roba... Speriamo, e' un posto spettacolare, ma non abbiamo avuto molta fortuna con il tempo che e' stato bello solo il primo giorno. Forse tutto sommato e' andata meglio cosi' perche' almeno le temperature non erano troppo basse: i nostri scarponi da sci probabilmente non avrebbero retto ai -20/-30 gradi centigradi tipici del Quebec in questa stagione. Il resto dell'attrezzatura probabilmente avrebbe funzionato, abbiamo indossato solo parte dei vestiti che ci eravamo portati... Dopo esserci ripresi un attimo al centro di accoglienza del parco partiamo con la macchina alla volta di Montreal. Ora l'autostrada viene percorsa alla luce del sole, ma il panorama e' sempre quello: boschi boschi boschi boschi. Lu cerca di trovare un po' di varieta' nella composizione: "conifere e latifoglie decidue oppure solo conifere, oppure solo latifoglie". La citta' di Montreal si presenta subito molto bella: strade molto larghe e innevate e molte aree verdi, o meglio, bianche. Il B&B scelto da Lu e' fantastico, fin troppo elegante per noi grezzoni puteolenti e marci dopo 4 giorni di marcia. Il gestore Stefan prima si mostra molto seccato del nostro arrivo anticipato rispetto al previsto, poi si ammorbidisce e con calorosa ospitalita’ ci spiega con dovizia di dettagli cosa possiamo vedere in citta' e cosa non vale la pena di vedere. Da notare che cio’ che Stefan aveva detto di evitare, il Biosphere, si rivelera’ il museo piu’ bello di tutta la citta’. Lo non vede l'ora di infilarsi sotto la doccia: quivi giunto, sosta quasi un’ora sotto il getto d’acqua e poi si butta sul letto. Il trekking e’ stato pesante! La sera mangiamo un ottimo coniglio arrosto in un ristorante portoghese, pensando a moster che si mangia simili succulenze tutte le sere, beata lei! Lo collassa a letto in coma depasse', Lu lo segue a ruota in coma vegetativo. La mattina dopo ci attende una colazione luculliana: si mangia a crepapanza e Lu si sbafa addirittura due frittate una dietro all'altra! Succhi di frutta, yogurt, 8 diversi tipi di cereali, frutta fresca, ecc.ecc. Lo riesce a intasare il gabinetto al primo colpo, evviva! Si parte alla scoperta della citta', ma c'e' una temperatura attorno ai -25 centigradi tenendo conto dell'effetto windchill. E' quasi impossibile passeggiare all'aperto: il vento ti sega in due. Ecco perche’ non c’è nessuno in giro per le strade! In compenso c'e' un cielo limpidissimo e un sole splendente. Ci rifugiamo presto in una galleria di negozi dove ci sgeliamo la faccia e poi proseguiamo alla volta della cattedrale. Gli amici canadesi incontrati nei rifugi hanno dipinto una scena piuttosto fosca della religione cattolica in Canada che ha avuto in passato un peso politico notevole e si e' macchiata di pesanti ingiustizie. Ci dicevano che il parroco sconsigliava alle donne che non avevano avuto un figlio per qualche anno di venire a messa: non erano certamente degne!!! La cattedrale del Settecento e' molto bella, anche se decorata in maniera un po’ pesante. Almeno la temperatura e' sopra lo zero! Lu poi trascina il riluttantissimo Lo al museo di storia canadese: che storia vuoi che abbiano i canadesi!?! Infatti, i reperti consistono in perline di vetro e pipe rotte o poco piu' ("non e’ vero", dice Lu, "ci sono anche i resti del primo insediamento francese del 1612 e molto molto altro". Giusto: ci sono anche due bottiglie rotte e un boccale di birra sbeccato!). Pero' c'e' una fantastica mostra di pirati in cui sono esposti i reperti, le bandiere e le armi dei vari pirati di tutti gli oceano. Didascalie illustrative spiegano la differenza tra corsari, bucanieri, pirati e avventurieri. I barbari usi e costumi di questi personaggi sono descritti in gustoso dettaglio, cosi' come le gesta delle eroiche (e rare) piratesse donne come Fanny Campbell. I bimbi si divertono un sacco, ma anche i grandi. Solo Lu, che si diverte solo con cose legnose e serie, si stufa ben presto delle tibie incrociate e delle spingarde (pero' segretamente vorrebbe possederne una per sparare Lo nello stomaco)! Sotto l'oculato consiglio di Lu, compriamo la carta del turista che ci permette per 50$ di entrare in tutti i musei che vogliamo e di usare la metropolitana quanto vogliamo: si rivelera' un ottimo investimento che faremo fruttare con gusto. Usciamo al gelo polare e andiamo a visitare il porto di fronte, dove enormi navi da trasporto sono ormeggiate nell'acqua completamente gelata. Fa impressione vedere l'elica e il timone che spuntano dal ghiaccio solido e levigato dal vento. Sembra di essere al polo sud, con questo gelo e il cielo azzurro pallido. Ci dirigiamo al museo della scienza che e' molto bello e nuovo, soprattutto se confrontato con quello di Boston e con la citta’ della scienza di Parigi. E' chiaro che questo e' molto piu' moderno e descrive tecnologie piu' recenti. Lu e Lo si sfidano a un gioco in cui bisogna mettersi degli elettrodi attorno alla testa e spingere una pallina con la forza del pensiero. Il primo round e' vinto con agilita' da Lo che spinge la pallina come se Lu avesse l'elettroencefalogramma piatto. Il secondo round e' invece vinto da Lu che bara spudoratamente recitando a memoria tutto il primo canto della Divina Commedia nella sua mente... Ci divertiamo entrambi come bimbi e scopriamo un sacco di tecnologie nuove, come ad esempio la schiuma di alluminio (un materiale resistentissimo e leggerissimo) e i metalli amorfi (che si ottengono raffreddando bruscamente il metallo fuso e vengono usati per mazze da golf, forse e' la stessa tecnologia dell’antica tempera dei metalli?). Tra le tecnologie emergenti manca stranamente il quantum computer, eppure il Canada e' una delle nazioni che assieme all'Australia stanno investendo di piu' su queste tecnologie. C'e' una buffa serie di foto in cui la tecnologia di utensili e vestiti di Oetzi, il cavernicolo trovato da Messner sulle Alpi, viene messa a confronto con quella di un moderno sciatore. Ora ci dirigiamo lungo il molo verso il pattinaggio su ghiaccio poco piu' avanti, ma il sole e' tramontato e arrivano folate di vento gelato che sollevano la neve impalpabile e segano le persone e le loro dita in pezzi distinti. Decidiamo allora di tornare al B&B dove arriviamo completamente surgelati: Stefan ci incarta nel suo freezer. La sera si cena in un magnifico ristorante Messicano, dove per la prima volta dopo il suo giro a Puebla Lo puo' assaporare il mitico mole poblano: un condimento per il pollo a base di cacao e peperoncino, fantastico! Lu si accontenta di un piu' sobrio piatto di fagioli con contorno di fagioli, accompagnato da zuppa di fagioli. Lo teme che stanotte esploda la stanza nel caso scocchi una scintilla ma non accade nulla di tutto cio’: a differenza dell’apparato urinario, quello digerente di Lu è foderato di acciaio. Non a caso la mattina dopo Lu si spara il mitico french toast, ma Lo soprassiede e si limita a 18 scodelle di cereali: Stefan si offende perche’ Lo rifiuta il toast ma lo stomaco delicato di Lo non può reggere! Ci dirigiamo verso la BIOSPHERE: e' una cupola sferica enorme progettata da Fuller per l'expo universale del 1967. All'interno c'e' un museo degli ecosistemi. E' molto divertente e Lo cerca disperatamente di evitare che Lu entri in "modalita' museo" e si perda dietro a ogni minima didascalia, come invece accade: troppo bello questo museo! La cosa piu' divertente e' un video del ciclo dell'acqua dove una telecamera riprende la faccia del bimbo che si mette davanti e la integra al video. Bimba Lu subito prova e le sue espressioni nel video sono esilaranti! C'e' pure la possibilita' di camminare sull'acqua usando grossi scarponi di polistirolo. In teoria dovrebbe spiegare come gli insetti sfruttano la tensione superficiale per camminare sull'acqua, ma c'e' ben poco di tensione superficiale in tutto cio'! Il goffo Lo rischia di fare un bagno fuori programma, mentre l'agile Lu se la cava con maggiore eleganza. Vediamo un video sulle balene e un film sugli animali del Canada in uno strano cinema dove sediamo su sgabelli girevoli e le immagini sono proiettate a 360 gradi. Uno si sente immerso nelle immagini ma non sa bene dove guardare! All'ultimo piano c'e' una sala sulle invenzioni di Fuller e sulla tecnologia delle pale eoliche per la generazione dell'elettricita'. Sembrano molto promettenti i mulini con pale verticali. Lo si fa immortalare seduto sul trono di Babbo Natale! Usciti dalla sfera, ci dirigiamo verso il fiume san Lorenzo. Il museo e' su un'isola semi-artificiale costruita per l'expo. Il fiume e' uno spettacolo incredibile mai visto: enormi blocchi di ghiaccio scorrono via nella veloce corrente, sembra un fiume solido! Lo scende l'argine tra gli acuti strilli dell'oca Lu: "Se cadi muori in 5 minuti, io non alzo un dito per salvarti" che poi si mette in posa con la macchina foto per immortalare l'imminente tragedia. Ma Lo ha un momento di lucidita’ ed evita di cadere in acqua! Prendiamo nuovamente la labirintica metropolitana e ci dirigiamo verso l'universita' McGill consigliataci da Carla che qui ha trascorso tre anni della sua vita da ricercatrice. Che bella questa universita’! Brava Carla, ottima scelta di vita! Vogliamo visitare l'ottocentesco museo di storia naturale ma purtroppo e' chiuso per le vacanze natalizie, cosi’ ci accontentiamo di una passeggiata per il campus, molto bello. Lo sogna di poter lavorare qui, dove ci sono un paio di persone molto in gamba nel suo campo. Ci dirigiamo a un altro museo di storia canadese li' di fronte ma si rivela una delusione e ben presto riprendiamo la strada di casa, a piedi per fare una passeggiata. La temperatura non e' salita molto, ma non c'e' il vento e quindi si riesce a sopravvivere per piu' di dieci minuti all’aperto. Andiamo al B&B dove ci rilassiamo un po' e poi ceniamo nuovamente al ristorante messicano, dove Lu si ingrazia la cameriera facendole i complimenti in uno spagnolo impeccabile. Il giorno dopo partiamo con MOLTA calma alla volta dell'osservatorio. Qui c'e' una serie di poster molto ben fatti sulle scoperte astronomiche degli ultimi decenni. Stavolta e' Lo che entra in "modalita' museo". Perfino la materia oscura e' spiegata in modo abbastanza comprensibile. Invece del solito spettacolo di stelle proiettate, c'e' uno spettacolo interpretato da un bravo attore che recita la parte di Galileo per il 400esimo anniversario dell'uso del telescopio (il 2009, che finisce oggi, e' l'anno internazionale dell'astronomia). Lo spettacolo e' molto ben fatto e descrive accuratamente lo stato d'animo di uno scienziato molto avanti rispetto ai suoi tempi che deve combattere contro l'irrisione dei colleghi. Stranamente non si fa menzione alla persecuzione da parte della chiesa ma si parla solo del fatto che i cardinali e i notabili romani erano inizialmente entusiasti di conoscere le nuove idee e di guardare nel telescopio. Che la chiesa cattolica abbia veramente qui un peso politico talmente forte da non poter essere neanche criticata per le scelte di 400 anni fa?! Non penso proprio! Comunque lo spettacolo e' gradevole e l'attore, molto in gamba (=un figo pazzesco), si produce in buffe esclamazioni in italiano (con lieve accento francese), interloquendo con la voce della figlia che fa da elemento narrante. La fine dello spettacolo consiste nel mostrare a Galileo tutte le scoperte recenti, compreso l'esperimento fatto dagli astronauti sulla luna in suo onore: gli astronauti fanno cadere una piuma e un martello e verificano che toccano terra allo stesso istante. (Vedere il video su youtube). Dopo c'e' la tradizionale proiezione della volta stellata. Ci dirigiamo poi verso il parco olimpico dove ci aspetta il mitico BIODOME, una futuristica cupola dentro cui sono stati ricreati diversi ecosistemi. Si parte dalla foresta tropicale, dove buffe scimmiette minuscole saltano sulle liane e una coppia di bradipi bradipeggia in cima a un albero; ci sono anche i coccodrilli e un capibara, un buffo incrocio tra un porcello e un ratto di fogna, gli ibis rossi, l’iguana verde e vari pappagalli. Lu entra in sollucchero quando entriamo in una buia caverna chiusa con un vetro e ci troviamo in mezzo a una attivissima colonia di bats che svolazzano e si posano a testa in giu' appesi al soffitto della caverna. Lu e' al settimo cielo quando vede la spiegazione della bat box in una didascalia. Vorrebbe avere una casa tutta sua (non tanto per la casa in se', quanto per la possibilita' di riempire il giardino di bat boxes!!) Dopo la foresta si passa al biotopo della foresta boreale del bacino del San Lorenzo; purtroppo i castori rimangono ostinatamente rintanati nella loro tana nella diga: spunta solo la punta di un bastone che si agita. C'e' anche una sezione dello stagno che permette di vedere sotto la superficie dell’acqua: e’ bellissimo vedere le anatre che si tuffano e nuotano agilmente fino al fondo dove rimestano con il becco alla ricerca di cibo. Ci sono anche le linci appollaiate su tronchi d'albero che guardano impassibili la gente che sfila sotto di loro, che animali eleganti! Poi c'e' una vasca enorme piena di pesci: squali salmoni storioni trote ecc. Sulla superficie si vedono i sederi dei gabbiani e delle anatre. Chissa' se a qualche squalo viene voglia di addentarne uno? L'ultimo habitat e' la vasca dei pinguini. Si vede sia la terraferma (i pinguini che buffamente sgambettano e scivolano sulla neve, vera, e sulle rocce, finte) sia l’ambiente sott’acqua(i pinguini nuotano come se stessero volando, uno spettacolo elegantissimo). Quando il pinguino vuole uscire dall'acqua, fa un guizzo e salta sulla roccia: un salto pari ad almeno una volta e mezza la sua altezza! Lo cerca di fare una foto al pinguino che nuota con risultato un po' deludente, in mezzo agli scontati "te l'avevo detto io" di Lu. Dopo corriamo all'insectarium che sta chiudendo. Lo si aspettava una sala di farfalle come quella bellissima dove Lu fa volontariato a Boston, ma ci sono solo insetti impalati su spilli e messi in tristi e piccoli acquari. “Ma no, sono collezioni straordinarie!” echeggia Lu. Tarantole di tutti i tipi occhieggiano pelose da dentro le loro teche. Sembrano sigillate dentro, come si fara' a dare loro da mangiare? Un insetto stecco enorme si sbrana una foglia con estremo gusto. Mentre torniamo al B&B ci fermiamo da "Donini Pizza" per una magnifica pizzaccia Canadese: non e' affatto male, e’ molto spessa e non troppo formaggiosa. La demoliamo con molto gusto, sotto gli occhi soddisfatti del pizzaiolo che sembra Rocky Balboa. Lu vorrebbe andare a vedere i fuochi di capodanno al molo, ma prima decidiamo di rilassarci un po'. Ovviamente Lo piomba in un sonno piombigno che si approssima al rigor mortis. Per fortuna la previdente Lu tiene d'occhio l'orologio e possiamo metterci in marcia agevolmente verso le 23. Non fa piu' molto freddo per fortuna e nevica, che spettacolo! In piazza c'e' un gruppo che canta folk canadese (si salvi chi puo'! Donne e bambini prima!), passeggiamo un pochino verso il molo dove c'e' una enorme pista di pattinaggio su ghiaccio. Sembra collegata direttamente al fiume S. Lorenzo e probabilmente quando il ghiaccio e' abbastanza spesso, si puo' arrivare fino al fiume. L'atmosfera e' molto tranquilla e rilassata, parecchie famiglie hanno portato i bimbi piccoli in passeggini oppure su slittini tirati con corde; i bimbi sono infagottati fino alle orecchie in enormi piumini colorati da cui spuntano solo gli occhi! I bambini piu’ grandi giocano tra altalene e scivoli nonostante la neve: si vede che sono dei tosti! I fuochi sono carini e noi abbiamo un punto di vista molto vantaggioso: e' bello vedere i lampi multicolorati che si specchiano sulla neve e sul fiume semi-gelato. Finita la festa ci si dirige ordinatamente alla metropolitana, dove riusciamo a tornare al B&B senza aspettare troppo ne' essere troppo sardinati nel vagone: un'organizzazione notevole, non e' banale far defluire una tal massa di persone! La mattina poltriamo a lungo e dopo l'infinita colazione salutiamo Stefan (offesissimo per il rifiuto della goufre sia da parte di Lo sia da parte di Lu: che tipo questo Stefan, quasi al limite dell’acidulo) e ci dirigiamo verso Quebec city. L'autostrada presenta un insolito challenge: rimanere svegli! Una monotonia incredibile di boschi e laghi gelati si sussegue senza fine, condita con limiti di velocita' risibili (100 kmh su rettilinei da 220). Grazie alla capace navigazione di Lu, arriviamo presto al B&B "Le transit" di Bernard, una bellissima casetta con le stanze finemente arredate in stile vittoriano. Bernard e’ una persona amabile, di poche parole come piace a noi ma sorridente quanto basta a renderci felici. Siamo appena fuori dalla citta' antica e decidiamo subito di fare una passeggiata. Quebec City e’ una citta' settecentesca a cui sembra si siano ispirati tutti i libri di fiabe. E' l'unica citta' del Nord America con una cinta muraria e i castelli e i palazzi sembrano trasferiti direttamente da Parigi o da Cenerentola. Ci sono pure le torri cilindriche con il tetto a punta dove la bella addormentata nel bosco si punse con il fuso. Il tempo e' ora abbastanza infame, siamo nel mezzo di una forte nevicata con vento. Riusciamo a malapena a intuire il fiume in lontananza: qui i blocchi di ghiaccio sono molto piu' grandi e sono coperti di neve, sembra una massa solida che si muove pacifica. Antichi cannoni occhieggiano verso il porto. Passeggiamo a lungo in giro per la citta' quasi deserta (chissa' perche' nessuno vuole uscire in mezzo a una tormenta artica?!). E' proprio molto carina la città vecchia e qui si respira un’aria fortemente europea: finalmente! Anche le case normali sembrano uscite da una stradina secondaria del centro storico di Parigi. La mattina la colazione di Bernard e' un po' piu' sobria di quella di Stefan, meno male! L'intestino di Lo e' stato messo a dura prova dai cereali nei giorni precedenti. Facciamo un ultimo giro della citta' e del porto e poi ci incamminiamo verso gli States prendendo uno spettacolare ponte sul fiume S. Lorenzo. Sbagliamo strada e imbocchiamo l'autostrada per il Maine invece che quella per Montreal e decidiamo, tapini, di passare di li' ("Lo, te l'avevo detto che di qua si passa per strade troppo secondarie", pontifica Lu). E' vero che e' una strada un po' sperduta mentre l'altra e' una comoda autostrada, ma la distanza e' piu' o meno equivalente. Almeno sara' un po' meno noiosa! Mai esprimere desideri, potrebbero essere esauditi: il viaggio sara' da cardiopalma senza un attimo di noia fino a casa!!! L'autostrada finisce ben presto in una comoda strada che diventa una strada sempre meno comoda, finche' ci troviamo a fendere la neve su una stradina che si inoltra nella foresta; non e' neanche passato lo spazzaneve di recente, forse giusto una o due macchine dall’inizio della nevicata. La desolazione e' piu' totale e la macchina riesce a tenere la strada solo con grandi acrobazie! Almeno se si finisce fuori strada non si possono fare grandi danni, vista l'enorme quantita' di neve. Incidenti con altre macchine sono impossibili a causa dell'assenza delle suddette (e' pur vero che con questo tonnellatico ammasso di lamiere si potrebbe anche fare un frontale con un carro armato Sherman senza flettere il paraurti di un millimetro). Arriviamo alla frontiera USA sperduta nel vuoto piu' assoluto. Lo teme (giustamente) che essendo noi gli unici "clienti", dovremo sorbirci i controlli piu' accurati degli annoiati doganieri. Vabbe', almeno non c'e' fila e si sta un po’ al calduccio dell’ufficio! Si riprende la strada (meglio, la pista) verso sud. Nel Maine stranamente ci sono piu' casette sparse che in Canada ma le distanze sono molto lunghe. Oltrepassiamo microscopici paesini con cartello che dichiara orgogliosamente il numero di abitanti (30) dove alla pompa di benzina la fila e' costituita da enormi fuoristrada alternati a motoslitte. Ci sentiamo leggermente fuori luogo. A un certo punto Lu lancia il suo grido di battaglia: "Avvistamento faunistico!" Due enormi alci stanno a bordo della strada. Lo combatte con l'auto per cercare di fermarla in meno di 2 km lineari. Per fortuna e' semplice invertire il senso di marcia: basta impostare la curva e premere l'acceleratore, la trazione posteriore fa ruotare la macchina di 180 gradi praticamente sul posto. Lu schizza fuori con la macchina fotografica mentre Lo giunge di rinforzo: sono proprio enormi e neri (li pensavamo piu' piccoli e marroni!). Dopo un paio di anni luce su stradine secondarie finalmente giungiamo all'autostrada. Lo e' convinto che sara' tutto semplice ora, ma si deve ricredere perche’ e’ qui, e non sulla sperduta strada tra Quebec e Maine, che si consuma la vera tragedia. L'autostrada e' molto piu' scivolosa e meno pulita della statale: l'auto ha la stessa tenuta di strada di una saponetta umida sul pavimento di marmo! Non mancano alcuni sbandamenti causati dalla trazione posteriore e dal cambio automatico, ma per fortuna il traffico e' inizialmente inesistente. Pero’ piu’ si va a sud piu’ aumentano le macchine e soprattutto i camion che ti sorpassano indistintamente a destra e a sinistra: si dipana cosi’ il lunghissimo calvario verso Boston durante il quale Lu stila il suo testamento certa della morte imminente e lottando sempre con i reni e la vescica (ma le stazioni di servizio distano piu’ di 75 km l’una dall’altra e le labirintiche rampe di accesso non sono minimamente pulite). Chiudiamo il meraviglioso viaggio in Canada sotto una splendida nevicata che ha completamente imbiancato la metropoli di Boston: un epilogo molto appropriato al nostro fantastico viaggio nel nord del nord!