Lo nel Caucaso

16 Agosto-4 Settembre 2019


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Perche' mi piace viaggiare in bici

traccia GPS in formato kml (per googleearth).

Diario

Lo come al solito si e' ridotto all'ultimo momento, ma quest'anno non ha neanche idea di dove andare. Alla fine, basandosi sulle previsioni a lungo termine, decide (con un anticipo di ben quasi due settimane) di andare in Georgia. Detto fatto:Wizzair, compagnia low cost, tutto perfetto e Lo si dirige a Kutaisi dove il b&b (12 euro) si offre di venirlo a prendere all'aereoporto (30km) all'1 di notte, inclusa la bici per ben 10 euro. Fantastico, che servizio! Purtroppo all'arrivo a Kutaisi piove a dirotto. Lo raccoglie il bagaglio (c'e' tutto!!) e si avvia verso l'uscita in un putiferio di gente umidiccia e vociante. Non e' come in India, ma quasi! Il "taxi" e' una delle scassatissime mercedes enormi che girano per la Georgia, con 460mila km sul contachilometri. La bici viene caricata incerimoniosamente sul tetto e legata con un pezzo di spago. Lo si dispera un po':se non cadra' dalla macchina, sicuramente lo scatolone si distruggera'... Come faremo per il ritorno? Un problema alla volta! La mattina dopo non piove e Lo demolisce l'abbondante colazione a base di frittata con wurstel (Arg!) in un gazebo in giardino in compagnia dell'autista georgiano di una simpatica famiglia. Come (quasi) tutti i georgiani, non parla una parola di inglese, ma ci si intende. Sotto lo sguardo incuriosito dei bambini e di Lo, tira fuori una scatoletta di fiammiferi e inizia a riempirla di colla istantanea. Che sta facendo? Ad un certo punto dalla scatola spunta un povero scorpione nero tra le grida della bimbetta e l'autista lo risbatte nella scatola prendendolo a mazzate con un affilato coltello. Che morte orribile attende il povero scorpione, perche'? Forse vuole creare un macabro souvenir per i bambini? Mah. Lo mette a punto il viaggio: spesa per i viveri, sim card, benzina per il fornello e cambio valuta. Lo cambia 250 euro e dopo quasi 20 giorni, ne avanzeranno anche, certo che la Georgia e' proprio economica! Gira un po' per Kutaisi che sembra una citta' sovietica, molto diversa dalla vibrante Tbilisi che Lo aveva visitato qualche anno fa. Finalmente la bici e' sotto il sedere e si parte, sotto lo sguardo dubbioso del gentile proprietario del b&b. Infatti dopo 200 metri (200!) inizia a diluviare e Lo si ferma sotto il provvidenziale telone di un negozietto. Tira fuori il gore-tex, ma poi decide che non ne vale la pena, acquista un dolce per togliersi dalla bocca il retrogusto di wurstel e aspetta paziente. Per fortuna smette presto e si puo' uscire da Kutaisi attraversando un quartiere popolare dove vecchi grigi casermoni sovietici sono contornati da verdi giardini popolati da coloratissimi bambini. Subito si e' in mezzo ad un bosco e Lo incontra una coppia di ciclisti belgi che sono partiti da una settimana da Tbilisi e sembrano contenti. La strada diventa presto una stradina e Lo si trova a costeggiare un fiume attraversando piccoli paeselli di contadini. Ci sono piu' porcelli (chiaramente non sono mussulmani qui) e mucche che automobili. La campagna ricorda un po' la campagna polacca, ma ben presto si inizia a salire. Il traffico e' quasi inesistente, ma la pedalata non e' molto gradevole perche' e' troppo umido. Improvvisamente inizia a piovere e poi a diluviare. Lo si ritrova completamente fradicio:il suo fedele gore-tex Arcteryx ha finalmente tirato le quoia dopo anni di fedele servizio, oppure e' troppo umido e Lo suda troppo? Lo si ferma in un albergo di superlusso provvidenziale a riparsi, ma purtroppo hanno finito le stanze. L'unica opzione su booking e' un pacco clamoroso: l'indirizzo e' sbagliato e il nome e' sbagliato (evidentemente quelli corretti erano stati bloccati da booking). Quando Lo trova il posto (finalmente) e' completamente fradicio e in urgente bisogno di una doccia. La signora si indispettisce visibilmente per una richiesta cosi' fuori luogo, ma alla fine porta Lo nella casa del vicino e gli mostra un fetido bagno raccomandandosi che Lo faccia una sola doccia, non si aspetti di farne di piu'. Il letto ha solo una coperta umidiccia sul materasso, non ci sono lenzuola, Lo forse non ne possiede? La signora e' molto stupita. Lo si prepara una mesta cena in un angoletto su una panca (non c'e' neanche il tavolo) e osserva i bimbi che si divertono guardando youtube georgiano da un vecchio portatile. La signora orgogliosa indica i suoi figli. Chi e' piu' ricco tra Lo e la signora? L'occidentale Lo con i soldi che gli escono dal naso che pretende doccia e, addirittura, le lenzuola, oppure la signora che vive nella catapecchia cadente ma circondata dai suoi bellissimi bimbi? La risposta e' evidente e Lo si toglie la sua spocchia, sorride ai bimbi, e gli offre il suo pacco dei biscotti. La mamma inizia a fare complimenti ma la bimbetta e' cosi' felice alla vista dei biscotti che la mamma non puo' fare a meno di accettarli. Indirettamente questo serve a conquistare la signora che sputa un paio di lenzuoli umidicci, ma puliti. Che Lo si arrangi a farsi il letto da solo. Il giorno dopo si scoprira' che le lenzuola hanno fatto lievitare il prezzo del pernottamento di 2/3, ma non importa, almeno si e' dormito in un letto pulito e (ragionevolmente) asciutto. Lo si addormenta cullato dalle urla dei bimbi che sembrano voler demolire la catapecchia che gia' sembra sull'orlo dell'implosione. Per fortuna il giorno dopo non piove piu' e Lo puo' ripartire. L'asfalto finisce subito e Lo si trova a pedalare su un infinito sterrato che si inerpica in sperdute vallate piene di boschi sotto un bellissimo cielo azzurro attraversato da cotonose nuvole. Purtroppo l'umidita' e' al 200% per via della pioggia del giorno prima: nuvole di vapore si sollevano dalla strada e dagli alberi e la bici si corrode visibilmente per i torrenti di sudore di Lo che scorrono sui suoi fianchi. Lo si trova presto a pedalare in una nuvola. Una famiglia di russi in fuoristrada si ferma preoccupata a chiedere se Lo ha bisogno di qualcosa. A parte una spiaggia caraibica e una sedia a sdraio? No, non serve altro grazie. Si raggiunge alla fine il primo passo che ricorda un po' un panorama appenninico, simile a Castelluccio: verdi prati senza alberi ne' arbusti intervallati da bianche rocce. Lo aspira il contenuto della sua bottiglia da una narice e riparte faticosamente. Per fortuna qualche cespuglio di lamponi maturi allieta la pedalata nel grigio delle nuvole. Il secondo passo e' allietato da un gelido vento che spinge le nuvole in faccia a Lo, fradicio di sudore. Che clima gradevole, che simpatica pedalata! Per fortuna si scende in fretta e la temperatura sale. Lo decide di fermarsi presto perche' teme di trovarsi in un nuovo diluvio e vuole evitare un'altra catapecchia. Ad un tornante della strada, intuisce un posto in piano e si infila tra gli alberi. La tenda e' presto montata. Appena in tempo: iniziano enormi goccioloni che si tramutano presto in un diluvio torrenziale temporalesco. Lo se lo gode al calduccio del suo sacco a pelo, leggendo il suo libro. Ma quanto e' rilassante stare in tenda sotto la pioggia? Certo bisogna che la tenga regga, e Lo controlla periodicamente, ma non entra neanche una goccia del diluvio esterno! La mattina c'e' un bel sole, ma ci vuole un bel po' prima che si asciughi la tenda, anche se Lo l'aveva montata in modo che massimizzasse il sole all'alba. Il giorno dopo si scende decisamente a valle e Lo ha la conferma che il tragitto che sta seguendo, scaricato da Internet , e' stato tracciato da un patetico demente. Il tragitto di oggi riserva una bella sorpresa a Lo che l'ha guardato solo sulla cartina senza curve di livello. Si arriva ad un paesino e improvvisamente la traccia devia in una stradina di campagna infame dove Lo deve spingere in mezzo al fango aromatizzato da cacca di mucca. Poi si riallaccia all'asfalto. Boh? Un taxi si affianca a Lo e dal sedile posteriore un raro georgiano che parla inglese (evidentemente raccolto apposta) si da' da fare a spiegare che Lo ha sbagliato strada e che quella strada non porta da nessuna parte. Lo controlla sul navigatore GPS e sul telefono ed entrambi confermano inequivocabilmente che Lo sta seguendo la traccia. Il tassista lancia un'imprecazione e se ne va. Per una volta gli autoctoni hanno ragione: la strada degenera sempre di piu' finche' Lo si trova a spingere la bici nel fango sotto il sole a spacco con 35 gradi bestemmiando contro il deficiente che ha tracciato il percorso. Si sale in mezzo al nulla per 500 metri per poi scendere nuovamente pochi km di comodo asfalto dal punto di partenza. Che motivo c'era per questa imprescindibile deviazione?!? E' vero, siamo passati per uno speduto villaggio di contadini, ma e' identico agli altri 10 alla 20 villaggi di contadini che si attraverseranno. Vabbe', Lo si ripromette di fare piu' attenzione al tragitto e si consola con un'osservazione folkloristica: nello sperduto paese ovviamente non c'e' la banca, allora una intraprendente banca georgiana ne ha attrezzata una su un furgone che gira per i paesi. I contadini fanno la fila davanti ad uno sportello bancario ricavato sulla fiancata del furgone, dove occhieggia la commessa davanti al suo terminale. In fondo alla ripida discesa si arriva ad Akhaltsikhe, dove torreggia un imponente castello con una moschea. Lo si ferma incuriosito, ma viene rimbalzato da un commesso poco gentile. Questa e' l'uscita, bisogna entrare dall'altra parte. C'e' una discesa verticale e a Lo passa decisamente la voglia di visitare il castello, anche perche' e' ancora traumatizzato dalla deviazione demenziale sotto il sole trapanante e sta delicatamente morendo di fame. Si dirige quindi verso il centro e si ferma ad un ristorante che ha i tavolini all'aperto. Non e' tanto per tenere sott'occhio la bici (la Georgia sembra un paese molto sicuro), quanto per considerazione verso le papille olfattive degli altri avventori: Lo e' abbastanza fetido ormai. Si spancia con Kinkhali (dei dumpling ripieni di carne, tipici della Georgia), ottimo Kebab e una mega insalatona di cetrioli e pomodori (che sanno di pomodoro). Mangia a crepapanza e riesce quasi a spendere ben 6 euro, incluso un litro di sugo di frutta per pasteggiare. Si riparte nuovamente in salita. Inizialmente la strada e' dignitosa e poco trafficata, ma improvvisamente la traccia devia verso una sterrata infame che si inerpica verticale. Lo e' titubante, ma alla fine decide di seguire la traccia. Si trova presto a spingere su un tragitto da 4x4 che sale impunemente verso il nirvana, l'iperuranio o qualche altro lido in alto nei cieli. Le uniche due macchine incontrate sono degli scassatissimi fuoristrada Lada e un camion sovietico carico di fieno. Lo scopre che i cadenti camion sovietici sono in realta' in grado di andare ovunque, anche se spesso devono fermarsi per raffreddare il radiatore. Lo continua imperterrito e raggiunge un paesino totalmente sperduto dove c''e' piu' cacca di mucca che fango. In un angoletto c'e' una misera chiesetta con un minuscolo campanile e Lo la visita con reverenza. Se proprio esiste un Dio, lo si trova piu' facilmente in un posto simile che nelle sfarzosissime chiese veneziane o romane... Accade l'avventura del dito mozzato: Lo e' talmente stremato dallo spingere la bici sulla carrareccia infame che decide di riprendersi con un bel tocco di parmigiano, che, si sa, e' un toccasana per queste situazioni. Purtroppo l'affilatissimo coltellino svizzero non si ferma sul parmigiano ma tronca con vigore fino all'osso il pollice della mano sinistra di Lo che lancia parmigiano da una parte, coltello dall'altra e inizia a imprecare come un ossesso (e' scientificamente provato che le bestemmie abbassano la soglia del dolore). Il sangue zampilla allegramente con una bella nota di colore in mezzo al grigiume del versante. Lo riesce a tamponarsi sacrificando l'unico fazzoletto pulito, legandoselo stretto con il nastro isolante. Che guaio, come si fa? I contadini che tagliano l'erba poco distante non possono aiutare molto e indicano una fattoria perduta nel nulla "poco" lontano. Lo, seguendo l'infame traccia gps, deve fare un giro labirintico in mezzo ai campi, ma dopo aver trascinato la bici in mezzo ai rovi per 20 minuti, si accorge che effettivamente la traccia passa a pochi metri dalla fattoria che sarebbe stata raggiungibile con una comoda strada nei campi (Grrrrr!). Lo chiede a gesti di potersi lavare nella fontana, ma quando il ragazzo della fattoria vede la profondita' della ferita, accompagna Lo dalle signore nella casa che lo disinfettano e lo bendano con perizia. Si vede che sono ben abituate a queste piccole emergenze. Lo e' salvo! Cerca di dare loro dei aoldi (il loro aiuto e' stato provvidenziale), ma loro rifiutano sdegnate. Che gentili!! Ripresosi un po', Lo riparte seguendo la traccia infame, ma per fortuna ora non ci sono piu' sorprese e questa segue uno sterrato quasi dignitoso. Ora inizia la parte piu' bella di questo tratto: si vede che siamo su un'altipiano tagliato da un enorme canyon diretto in Turchia, sul cui fondo transita la strada principale. L'altipiano e' senza neanche un albero, con enormi prati verdissimi solcati da torrenti. Qualche sperdutissima fattoria "popola" la zona. Lo si ferma in mezzo ad un prato in un enorme anfiteatro di svariati km e decide di dormire all'addiaccio: sembra ben secco. Moster viene contattata via whatsapp e da' preziosi consigli a Lo per sopravvivere alla sua ferita: "Mi raccomando di tenerla pulita" (mmm si', certo) "e di riposarti" (come no?!?). Il paziente non paziente di Moster dalla Georgia... che bello poter contare su una sorella medico che ti puo' salvare. Mentre avviene lo scambio via whatsapp, arriva un cowboy dalla lontana fattoria a cavallo di un magnifico baio senza sella. Ha detto che aveva visto qualcosa di strano ed era venuto ad investigare. Moster suggerisce di fare finta di essere un cespuglio, ma Lo puzza troppo. Il cowboy cerca di fare capire a Lo che ha perso qualcosa (un montone, un mulo?) ma nonostante stranamente parli qualche parola in inglese, Lo non riesce a capire cosa abbia perso. Qualcosa con le corna oppure le orecchie, visto che il cowboy fa ampi gesti con le dita a fianco alla testa. Forse stavolta la colpa e' di Lo: come diavolo si dice montone in inglese?!? La notte e' spettacolare e Lo si gode un meritato riposo dal calduccio del sacco a pelo guardando di quando in quando la via lattea che gli ruota sulla testa, solcata da numerose stelle cadenti. Il giorno dopo il campo e' presto smontato e la bici caricata, ma la tragedia colpisce: gomma a terra. Come e' possibile con le fasce in kevlar? E' un foro piccolo e sono quelli piu' difficili da trovare. Per fortuna, c'e' un ruscello poco distante e Lo, dopo aver smontato la camera d'aria la immerge incerimoniosamente, trovando un minuscolo forellino appena sopra al segno della fascia in kevlar. Considerato che ha trascinato la bici attraversando un paio di anni luce di rovi il giorno prima, questo e' il minimo che poteva capitare. Presto il foro e' riparato e Lo puo' ripartire. Si spende piu' tempo a cercare (inutilmente) il tappo della camera d'aria perduto nel prato che per tutto il resto della riparazione. Speriamo che la valvola regga senza tappo! Magari per il futuro sarebbe il caso di portare i ben 2 grammi di tappo di ricambio. Lo rinuncia alla ricerca e controlla che la valvola non perda infilando la bici nel torrente.. Certo e' impossibile smontare e rimontare la camera d'aria con una sola mano e i copertoni sono ben incrostati di cacca di mucca. Cosa ha detto Moster? Tenere pulita la ferita? Mmmmm.... Ormai Lo sente la setticemia incalzare e la cancrena suppurante e purulenta e' arrivata alla spalla. Lo riprende a pedalare e incrocia un cicloturista che sta percorrendo lo stesso tragitto in direzione contraria. Siamo entrambi talmente stupiti di incrociare un'altra persona in un ambiente cosi' surreale che nessuno dei due si ferma purtroppo e si perde l'occasione di fare amicizia. La strada inizia a scendere verticalmente e Lo e' terrorizzato che i suoi freni si surriscaldino e facciano esplodere la camera d'aria. Cosi' si trova a fermarsi spesso e a spingere la bici anche in discesa. Che strada infame! Finalmente si arriva all'asfalto e in breve si giunge a Vardzia, un antichissimo monastero scavato in una falesia di calcalre. Lo visita incuriosito questo stranissimo luogo di culto. Centinaia di stanze sono state scavate a picconate nella roccia e sono collegate da lunghissimi cunicoli in mezzo alla montagna con comodi scalini. La chiesa e' spettacolare, con antichissimi affreschi molto belli. Pare che contengano alcune delle prime evidenze dello stranissimo e totalmente incomprensibile alfabeto georgiano. E' una tipica chiesa georgiana dove le donne devono mettersi il velo in testa e gli uomini devono togliersi il cappello. Non si puo' vedere l'altare chiuso da un colorato cancello di legno. Fuori la temperatura e' cresciuta al livello di una quasar e Lo si gode il freschetto dei cunicoli, cercando notizie del monastero su wikipedia (visto che i cartelli in georgiano non sono molto utili). E' pieno di Italiani e Lo scopre che e' una comitiva di camperisti venuti con una carovana di carrozzoni dall'Italia. Lo pietisce una benda di ricambio da una attempata coppia molto gentile. Meno male, perche' la bendatura delle contadine e' ormai fetida e pezzi di carne putrefatta vengono via assieme alle bende. Lo ha visto un bel ristorante "turistico" lungo il fiume poco distante e si rifocilla rimpinzandosi come un panettone farcito. Si capisce che si e' ben fuori dai circuiti turistici quando il ristorante "turistico" e' quello migliore della zona! Un cicloturista belga si ferma anche lui e si siede al tavolo di Lo. Lo fa conoscenza del cicloturista "carta di credito", quelli che viaggiano con biciclette spettacolari e senza bagagli. Ha una bici con il famoso cambio Rorloff, tanto diffuso tra i viaggiatori seri e ha una cinghia di trasmissione al posto della catena. Dice di essere partito 6 mesi prima dal Belgio e di volere arrivare fino a Baku. Fa il consulente e lavora e viaggia ad anni alterni. Che vita miserrima! Lo riprende il giro che ora richiede una salita di parecchie centinaia di metri di dislivello sull'altro versante del canyon. La temperatura sale al terakelvin e Lo si dispera, ma come, sono venuto in Georgia apposta per evitare il caldo. La massima (massima!) in questa zona oggi non doveva superare i 31 gradi, perche' ci sono qui 36 gradi all'ombra?!? La strada nel frattempo e' di nuovo diventata sterrata, ma almeno qui e' percorribile. Ad una curva, Lo vede una provvidenziale fontana da cui esce un enorme getto di acqua gelata da un bocchettone di 20 cm di diametro. Gli scarponi vengono sfilati per effettto tunnel in un nanosecondo e Lo si getta nel getto. Dopo una decina di minuti di sfrigolio in cui l'acqua tenta di vincere la puzza di Lo, alla fine la fontana ha la meglio e Lo si fa un alquanto necessario bidet e doccia gelata. La pedalata riprende un po' piu' umana e Lo sbuca dal canyon per trovarsi in un paesino completamente dimenticato da Dio, con una azzurrissima scuola(?) che fa da colorato contraltare al grigio dei mattoni di cemento delle misere case contadine. La pedalata prosegue, ora piacevolmente grazie ad una brezza leggera, attraverso lo sterminato altipiano solcato da campi e da boschi. Sembrano i panorami descritti da Mario Rigoni Stern durante la ritirata dalla Russia. Lo si ferma in mezzo alla piana e nuovamente dorme a cielo, godendosi lo spettacolo delle stelle e di tramonto e alba bellissimi dal sacco a pelo. Il giorno dopo arriva alla cittadina di Akhalkalaki, vicino al confine tra Georgia, Turchia e Armenia. Una citta' stranissima costellata di casino' e night club. Lo tenta di comprare il disinfettante e le bende ad una farmacia, ma le due giovani farmaciste non capiscono un'acca. Strano, di solito le parole difficili come "disinfettante" sono uguali in tutte le lingue. Alla fine capiscono quando Lo passa a dire "alcool" (certo in una ex repubblica sovietica, questa parola e' ben conosciuta)! Rifilano a Lo una boccetta di alcool e uno stock di bende. Rapida spesa, gita turistica alla strana chiesa dello strano paese, circondata da stranissime statue e si riparte. La strada e' inizialmente quasi percorribile e Lo inizia ad illudersi, ma si trova ben presto a spingere su un acciottolato infame e verticale. Passa uno scassatissimo camion sovietico carico di braccianti diretti a tagliare il fieno. Fanno una sosta pipi'/radiatore poco lontano e si accostano incuriositi a Lo. Uno e' molto interessato al gps e segna la quota su un sasso lungo la strada. Lo non e' sicuro che abbiano capito che si tratta dell'altitudine, forse pensano sia la distanza dal loro sperdutissimo paesino che si intravede in lontananza. Dopo un paio di anni luce di faticoso trascinamento di bici, Lo sbuca in un enorme altipiano interamente pieno di persone che fanno il fieno con ogni genere di mezzo meccanizzato o no: trattori, trabiccoli, motozappe dotate di tagliaerba e perfino un cavallo che stancamente trascina uno strano attrezzo che serve a girare il fieno. Lo si ferma sfiancato a mangiare la sua scatoletta di disgustose alici al pomodoro. Che risciaquatura di piatti! O forse si tratta dei fanghi di scarto di un reattore nucleare sovietico? Sicuramente ha un effetto deleterio immediato perche' Lo ha un subitaneo attacco di diarrea e deve calarsi le brache in mezzo al prato. Per fortuna tutte le persone sono magicamente scomparse (e' ora di pranzo?) e Lo e' solo in mezzo alla brughiera su cui lavoravano dozzine di persone fino a pochi istanti prima. Rirpresosi un pochino, Lo segue il prato e si pregusta una clamorosa discesa fino al lago segnato sulla mappa. Povero illuso! Dopo pochi nanometri di discesa, la traccia punta dritta verso una specie di vulcano che svetta in lontananza e Lo si deve accollare un altro colle gratuito che sembra alto un paio di anni luce! Finalmente si scende al lago di Paravani, dove pare vivano delle comunita' armene in esilio e dei pastori turchi. Sicuramente il posto e' molto bello. Lo decide di farsi un bidet in un torrente e quindi transita il secondo veicolo della giornata (se si escludono i trabiccoli per tagliare l'erba):un gippone Uaz con due contadini georgiani che si gustano incuriositi l'ineccepibile spettacolo di Lo con il sedere per aria. Sulle sponde del lago, Lo si ferma ad una casa a chiedere l'acqua e decide di fermarsi sulla riva. Prima di arrivare al posto prefissato, viene raggiunto da Peter, un cicloturista tatticissimo tedesco con bici in carbonio e attrezzatura superleggera completa di comunicatore satellitare. Dei bimbi si fermano anche loro e iniziano a toccare tutti gli accessori tra le grida strozzate di Peter che teme che premano il tasto sos del suo satellitare. Lui e' un ciclista serio (che fa gare) e vuole a tutti i costi finire il giro a costo di saltare qualche tappa e di pedalare in continuazione. Quindi si accomiata da Lo, fa scattare il cronometro e riparte deciso. Certo che il mondo dei cicloturisti e' molto vario, ma questo stile e' proprio contrario al cicloturismo, che consiste nel godersi il viaggio. La destinazione diventa completamente secondaria, quello che conta e' vivere il viaggio, le persone e i luoghi che si incontrano... Sara'. Lo, invece, si ferma sfatto poco distante su un bellissimo prato contornato da una morbida vetta da un lato e dal lago in tempesta per il vento dall'altro. Stasera c'e' il rischio che sia umido (per via del lago), ma Lo decide che vale comunque la pena di rischiare e nuovamente non monta la tenda. Stanotte pero' non vede molte stelle perche' entra in coma depasse' e si fa circa 12 ore di sonno filato. Che dormite si fanno durante i viaggi in bici!!! Il giorno dopo Lo costeggia il lago, attraversando minuscoli paesini con le famose case con il tetto di erba, nel senso che ci cresce sopra il prato. La strada si unisce ora alla strada asfaltata e una lunghissima discesa porta Lo ad un paesino sulla riva di un altro enorme lago. Qui Lo saggiamente evita di seguire la traccia che sale insensatamente fino ad un inutile passo. Lo si accontenta di seguire dei comodi sterrati lungo la riva del lago, dove si ferma a pranzare. Questo lago non e' un granche', perche' molto sporco. Gli autoctoni non sembrano curarsene e pescano in mezzo a costellazioni di bottiglia di plastica. La strada ora riprende a salire in mezzo alla prateria e Lo guadagna rapidamente quota. Ignora bellamente un campanello di allarme quando un contadino gli chiede dove va e scuote la testa alla sua risposta, forse la strada non e' molto agevole? Lo lo scoprira' a sue spese, spese elevatissime. Si ferma a riempire le bottiglie ad una vecchia fontana molto bella e prosegue nella prateria fino a fermarsi in un altipiano poco sotto al passo da attraversare domani. Qui e' in mezzo al nulla e gli unici altri esseri viventi sono degli enormi falchi (poiane?) che somo molto frequenti in Georgia. I loro acuti stridii cullano Lo che si addormenta sfiancato. Niente tenda neanche stanotte! La notte e' un po' tormentata perche' sembra sia scoppiata la terza guerra mondiale. Va bene che e' una zona di cacciatori, ma qui si esagera. O gli animali hanno imbracciato le armi e hanno organizzato un contrattacco alla disperazione, oppure due fazioni di cacciatori stanno lanciando una tardiva crociata. Un crepitio di spari, esplosioni, lanci di missili anticarro e tomahawk rendono piacevole la nottata. Per fortuna gli spari sono tutti piuttosto lontani e Lo non corre il rischio di essere impallinato o squartato da una mina a frammentazione. Quella di sparare a ripetizione e in continuazione non sembra una strategia di caccia molto efficace, almeno, se lo scopo e' quello di impallinare animali. Forse pero' lo scopo e' quello di ubriacarsi e fare il massimo fracasso possibile, e questo ambito traguardo viene ampiamente raggiunto e superato. Il giorno dopo Lo spinge di peso la bici per 250 metri verticali fino al "passo" attraversando una brughiera dove alcuni cavalli lo guardano incuriositi e si divertono a venirgli incontro al galoppo. Che animali meravigliosi, che eleganza! E, soprattutto, che clamoroso contrasto con l'appesantito Lo che si muove adiabaticamente sollevando di peso la bici catafalcata. Al passo Lo si bea del fantastico panorama, che si gode assieme ai falchi. Davant a lui si apre una valle completamente vuota: niente strade (grrrr), ne' case, ne' villagggi. Solo una traccia infame che scende quasi verticale. Lo sopravaluta lo stato della strada e si "lancia" lungo la discesa tirando i freni spasmodicamente fino a sentire i cavi vibrare come corde di violino. Ciononostante la bici procede troppo rapidamente nella pista che evidentemente deve essere stata devastata da un'esplosione nucleare. Crac! Il temutissimo rumore di qualcosa che si spezza. In un nugolo di imprecazioni Lo si ribalta per terra e scopre con terrore che la ruota posteriore ha assunto la forma di una esse. In questi viaggi ci va molta pazienza, si ricorda Lo, mentre smonta tutte le borse, smonta la ruota e rimuove copertone e camera d'aria. Per fortuna il danno e' meno peggio del previsto: si e' rotto un raggio (uno solo!) e, per fortuna, non dal lato del pacco pignoni (dove ci vorrebbe una speciale chiave che Lo non possiede). Lo mette la ruota su due sassi e ci salta sopra finche' la deformazione non si e' un pochino ridotta. Poi con pazienza recupera un raggio di ricambio dal gruppo che tiene fascettati al telaio e si mette a sostituirlo. E' una procedura complicata gia' in un laboratorio attrezzato, figuriamoci a meta' di uno sterrato verticale in mezzo a sassi e terriccio friabile. Piu' per fortuna che per perizia, la ruota torna piu' o meno circolare e, anzi, sembra frenare anche meglio di prima. Lo si accorgera' presto che, se non fosse riuscito a ripararla, si sarebbe trovato nei guai. Ancora si illude che la strada migliori in poco tempo e che, addiriittura attraversi dei villaggi (quelli che sulla mappa erano segnati come villaggi si riveleranno essere isolatissime fattorie abbandonate). Orgogliosissimo, Lo rimonta la bici e riparte, ma spingendo in discesa per evitare nuovi guai. Si guarda preoccupato la fasciatura al dito, praticamente nera di terra. Quale era la raccomandazione di Moster, riguardo al tenere la ferita pulita?! Lo si chiede ripetutamente quale veicolo possa mai percorrere una strada cosi' infame e dopo un paio di ore di spinta in discesa ha una risposta, quando vede un antico caterpillar semi-abbandonato vicino ad una casa di cacciatori. Neanche un carro armato puo' venire su di qua. Sicuramente non basta un fuori strada come i cacciatori dimostrano poco dopo: il loro Subaru 4x4 e' pateticamente incapace di salire e lo stanno spingendo a mano 30 cm per volta su per la salita verticale in mezzo ad una nuvola di pneumatici e frizione bruciati. Lo, con il suo innato amore fraterno per i cacciatori, si limita a guardarli sfacchinare e accenna appena un saluto, proseguendo fingendo dignita' nonostante il sudore e i continui scivolamenti della infame bici che sembra avere la massa e la maneggevolezza di una cassaforte a muro sulla improba strada ripida, scivolosa e sassuta. L'acqua scarseggia, ma Lo non si fida a bere dai torrenti: a monte c'e' la capanna dei cacciatori e magari gli animali di qualche fattoria sperduta.. Sosta tecnica per il pranzo: che bello poter mangiare una intera tavola di cioccolata al giorno. Peccato che il pane "Haleb" sia quasi sempre raffermo gia' all'acquisto come in Tajikstan. E' molto buono quelle rare volte che si riesce a trovare fresco. La sete diventa insostenibile e Lo deve pescare dalle borse il suo filtro per l'acqua per bere copiosamente dal torrente. Speriamo bene! La "discesa" prosegue con parecchie salite verticali. L'intelligente strategia di seguire il corso d'acqua quando si traccia una strada non deve essere venuta in mente al beota che guidava il suddetto caterpillar e Lo continua a salire e scendere come uno yo-yo imbizzarrito. Nel punto piu' complicato la traccia gps si perde e Lo si trova a spingere la bici in mezzo ai campi. Finalmente un segno di vita: una fattoria persa nel nulla che sembra abitata. Peccato che due cani vigorosi inizino a leccarsi i baffi e vogliano evidentemente sbranare Lo che tenta tutti i trucchi del cugino Francesco, senza successo. Alla fine inizia a insultare i cani ad alta voce, cosa che fa accorrere la corpulenta contadina con un lungo bastone nodoso che finalmente placa le belve. Lo si fa un appunto mentale: non bisogna fare arrabbiare le contadine georgiane. La strada riprende decisamente a salire (che strano... chi l'avrebbe mai detto). Lo oggi ha fatto a mala pena una 20ina di km ma ha consumato piu' calorie di una tappa del giro di Italia. Si ferma ad una provvidenziale fontana a riempire le bottiglie. Un cattivissimo fuoristrada si ferma poco lontano (qui la strada e' migliorata assai, ed ora e' a livello di un tracciato 4x4) e scende una famiglia giorgiana. Gentilmente offrono a Lo un pezzo di formaggio o qualcosa del genere, ma niente gelato di cioccolato modicano e visciole che Lo sta allucinando da ore. Peccato. Lo dichiara che si fermera' li' nel bosco per stanotte creando ondate di panico nella famigliola, evidentemente terrorizzata da putativi orsi e lupi di cui il bosco pullula, secondo loro. Lo, che non potrebbe fare un altro passo neanche con un mitra puntato all' ombelico, finge noncuranza ma poi mette la spazzatura e la borsa del cibo ben distante dalla tenda stavolta. Stanotte la tenda viene montata per precauzione e infatti in poco tempo il delicato brontolare del tuono in lontananza diventa un temporale con i fiocchi. Stavolta Lo non riesce a goderselo perche' e' piuttosto demolito anche dalla diarrea a fischio.... mmmm forse quella fontana non era proprio potabile oppure il filtro ha fatto cilecca al torrente? Il giorno dopo per fortuna la strada e' fattibile e la pista 4x4 percorribile quasi tutta in sella si trasforma presto in una comoda strada asfaltata in discesa. Attraversa alcuni sperduti villaggi e un antichissimo monastero dominato da una chiesa dalla caratteristica pianta a croce e aguzza cupola. Si arriva a Gori, dove Lo si ferma nell'ospitale b&b della signora Maia dove per ben 30 lari (meno di 10 euro) si puo' godere di un enorme bagno grande come il soggiorno di Pavia, di una fantastica stanza e di un enorme giardino con un pollaio per i polli e uno per il cane. Lo approfitta subito del giardino per mettere ad asciugare la tenda, sotto lo sguardo divertito della signora Maia. Fa anche il bucato e stende tutto al sole. La cosa era quantomai necessaria visto che i pantaloncini da bici avevano ormai assunto vita propria grazie alla numerosa fauna infestante che abitava quel pestilenziale ecosistema. Dopo aver ripreso sembianze minimamente umane, Lo parte alla scoperta di Gori che ha come unico discutibile vanto quello di aver dato i natali a Stalin. Lo e' incuriosito dal museo di Stalin dove si ritrova in piena macchina propagandistica sovietica. Il museo e' un palazzone stile sovietico che domina un piccolo mausoleo dove un colonnato con tetto esibente un'enorme stella rossa racchiude nientepopodimeno che la casa natale di Stalin, una baracca di sassi e legno. il museo ovviamente non fa menzione di gulag, ne' delle milioni di persone uccise da Stalin (le stime vanno da 800000 a 9 milioni). Invece il museo e' pieno di reliquie del "grande" statista. Dai suoi caratteristici cappottoni di orbace ai suoi pestilenziali sigari. Perfino un tarlato tavolo che pare fosse la sua scrivania al cremlino. Uno dei quadri fa ridere perche' uno dei dignitari a fianco di Stalin e' stato sbianchettato con grezze mani di vernice bianca. Evidentemente deve essere caduto in disgrazia e sara' finito in Siberia. Non si capisce molto, perche' tutti i cartelli sono in georgiano, ma non pare che venga neanche ricordato il suo passato di rapinatore da strapazzo quando finanziava il nascente partito socialista con rapine a mano armata. Invece e' pieno di foto di Stalin con Lenin, e altre con Churchill e Roosvelt a Yalta alla fine della seconda guerra mondiale. C'e' perfino un plastico del mausoleo di Lenin e Stalin nella piazza rossa di Mosca. Peccato che Stalin sia stato buttato fuori dal mausoleo durante la de-stalinizzazione e che il mausoleo sia stato riconvertito solamente a Lenin, ma questo qui non viene detto. Anzi, qui la de-stalinizzzazione non e' proprio arrivata! Che strano, qui siamo in una ex repubblica sovietica, dopo che Stalin e' stato perfino sconfessato nella vecchia URSS. Si vede che il campanilismo vince sulla realta' politica. Fuori dal museo e' conservata la carrozza del treno di Stalin. Lo la visita incuriosito ed e' un pulciosissimo vagone mezzo sfondato. Fa ridere il cesso di Stalin con una microscopica vasca da bagno: chissa' che Tsunami ogni volta che il treno aveva uno scossone. La sera, dopo un rapidissimo giro alla fortezza di Gori, Lo si spancia ad un ristorante dove anche stavolta non riesce a spendere 7 euro e mangia a crepapanza. Giornata di riposo meritato. Il giorno dopo, il tragitto richiederebbe il passaggio a Tbilisi, ma Lo c'e' gia' stato e decide di tagliare. Inoltre, il ciclista Peter gli ha detto che il passo Atsunta e' difficilissimo da fare in bici (bisogna letteralmente caricarsela in spalla, cosa che richiede telaio e attrezzatura superleggera, che Lo non possiede), e Lo ha deciso che ha gia' sofferto abbastanza le follie del demente che ha tracciato il tragitto. Decide quindi di ripiegare sul passo Abano che dovrebbe essere il modo piu' semplice per entrare nella regione dei monti Tusheti. "Piu' semplice" non equivale a "semplice" come Lo scoprira' presto, dovendo accollarsi un passo da 2500 metri di dislivello (!!!) su pista da fuoristrada. La pedalata di oggi prosegue agevolmente su strada asfaltata. Lo passa vicino a vari cimiteri di paese e nota che a fianco di molte tombe ci sono dei tavoli da picnic. Evidentemente visitare i propri morti si fa con lo spirito della scampagnata. Molte tombe hanno lapidi nere con incisa la figura del morto: tutti maschi. O le femmine non muoiono, oppure non hanno la dignita' di avere la lapide personalizzata. Alcuni evidenti cacciatori hanno la lapide con il ritratto con la doppietta in mano e i cani da caccia. Forse un po' di cattivo gusto? Parecchi panciuti defunti sono rappresentati con il calice di vino in mano. Questa e' un'ode al vino, oppure un riferimento alla tradizione che le persone importanti in Georgia sono quelle incaricate di fare il discorso del brindisi? Forse un misto di entrambi. Senz'altro le bevande alcoliche sono una parte imprescindibile della cultura georgiana. Pare che il vino sia stato inventato qui circa 8000 anni fa, ma l'unica volta che Lo lo assaggia, lo trova una brodaglia piuttosto disgustosa. Forse il vino sara' pure stato inventato qui, ma altrove lo hanno sicuramente perfezionato un pochino, per esempio in Italia? Lo si ferma pure a visitare la chiesa di Mtskheta che e' veramente una basilica spettacolare. Forse il capolavoro delle chiese in stile Georgiano? Minacciosissimi cartelli intimano di non entrare in chiesa in pantaloni corti, ma Lo ci si avventura lo stesso, togliendosi il berretto con fare da pellegrino compunto. L'uscita da questo paese e' traumatica quando Lo male interpreta la cartina e si trova in un'autostrada a 4 corsie. Per fortuna la corsia di emergenza permette a Lo di percorrere quei pochi km in sicurezza, ma all'uscita dall'utostrada si accorge che il ponte segnato sulla cartina non c'e'! Deve quindi accollarsi una ventina di km di statale trafficatissima e rumorosissima fino al ponte successivo. Per fortuna e' pieno di chioschetti di frutta e Lo si acquista delle pesche che potrebbero fare risuscitare un morto. Fuori dal traffico si respira finalmente, ma non e' facile trovare un posto per la tenda, inoltre la ruota posteriore si sta sgonfiando lentamente! Quando finalmente Lo si ferma in un provvidenziale campo circondato da alti cespugli avra' percorso ben oltre 95 km e collassa nel sacco a pelo senza montare la tenda. Speriamo bene!! Il giorno dopo nuovamente bisogna smontare il copertone incrostato di cacca, speriamo che Moster non si accorga di nulla, ma l'operazione va ripetuta due volte perche' Lo stolidamente gonfia troppo la ruota e distrugge la valvola... Mannaggia, Lo smonta la ruota per la quarta volta con buona pace delle raccomandazioni di Moster. Almeno oggi la ruota e' piu' sporca di fango che di cacca. La giornata fatica ad ingranare, dopo la sfacchinata del giorno prima, e Lo non si decide ad attaccare la incombente salita di oggi, anche se e' tutto asfalto. A meta' salita inizia a piovere e Lo si ferma a mangiare sotto una squallida tettoia di puro eternit cancerogeno circondato da cani muffiti che aspettano (almeno pazientemente) invano che Lo getti loro del cibo. Oggi proprio non va, ma almeno la odierna tavola di cioccolato fondente sovietico e' sorprendentemente buona. Improvvisamente la giornata riprende quota quando Lo si trova in cima alla salita a pedalare gradevolmente in mezzo al bosco. In breve Lo si trova ad Akhmeta dove non resiste ad un promettente ristorante. Qui fa lavorare le mandibole, accompagnato da un improbabile panciuto Vasco Rossi locale con camicia italiana che si esibisce in un'inascoltabile esibizione folk-pop georgiana a tutto volume. Lo e' talmente affamato che riesce a ingollare tutto senza battere ciglio nonostante la cacofonia incipiente. Uscendo dal locale fa anche i complimenti piu' falsi della storia dell'universo per la splendida musica, e sinceri per lo splendido cibo. Ora e' tardi e Lo si affretta a cercare un posto per la tenda. Finisce per salire in cima ad una collina costellata di chiesette poco lontano e collassa immediatamente. Alla mattina si gode una bellissima alba tra gli alberi mentre risponde alla mail di Seth che, povero, e' rimasto marginalmente coinvolto nello scandalo del miliardario americano, che era un suo amico. Come sembrano lontane le preoccupazioni di tutti i giorni, quando sono viste dal calduccio del sacco a pelo in un'alba splendente. Oggi si attacca l'Abano pass e Lo guarda preoccupato l'altimetro che segna poco piu' di 400m. Lo e' fortunatamente ancora convinto che il passo sia a 2400 e scoprira' con raccapruccio solamente piu' tardi che e' invece a 2900m! Arg! Bisogna prenderla con calma e Lo stupidamente tergiversa leggendo il suo libro all'ombra di un albero e comperando un melone da una simpatica vecchietta. In questo modo attacca la salita proprio sotto lo scoppio del sole. Inaspettatamente la pedalata scorre via liscia e Lo continua a rimandare la pausa pranzo pregustandosi, povero illuso, il melone fresco. La pedalata non e' molto gradevole per via del sostenuto traffico di veicoli fuoristrada di tutti i tipi. E' l'unica via di accesso carrabile all'intera regione sperdutissima dei Tusheti. Finalmente Lo si ferma e avviene la piu' grande delusione della storia del genere umano: il melone non c'e' piu'! Si e' sfilato dalla borsa del cibo durante una delle 10 alla 300 buche nella strada. L'unica defiance delle mitiche borse ortlieb in tanti (tantissimi) anni di onorato servizio. La colpa e' di Lo che non aveva chiuso bene la borsa. Che pacco allucinante. Lo si consola con la solita tavola di cioccolato accompagnato dal pane raffermo, sotto gli occhi del solito cane pulcioso che sembra generarsi spontaneamente ad ogni pausa cibo. Lungo la strada compare un'evidente scia di olio motore ed e' cosi' che Lo fa amicizia con Justin e Coby, una coppia di ciclisti "canadesi" che avevano pagato un tassista di Tbilisi per farsi portare oltre al passo, ma lo sprovveduto non sapeva che era una pista da fuoristrada e ha demolito la coppa dell'olio. Li molla all'inizio della salita e se ne torna indietro brontolando. Cosi' loro inaspettatamente si trovano a dover fare un passo ben duro! Lo li supera mentre montano l'attrezzatura e ammira le belle bici e la moderna attrezzatura da bikepacking. La bici di Lo avra' ormai 20 o 25 anni suonati e la sua attrezzatura sara' di poco piu' "recente". Certo e' una bici storica che ha fatto viaggi spettacolari in tre continenti e domani passera' da un continente all'altro nell'attraversare l'Abano pass che unisce Europa e Asia. Per oggi Lo la spinge arrancando sulla pessima strada. Il versante e' ripidissimo e Lo inizia a disperare di trovate un posto per la tenda. Ciononostante, un pastore pascola il suo gregge su un prato quasi verticale. Lo guarda stupefatto finche' si acorge che le pecore fanno rotolare giu' grosse pietre. Che fine ingloriosa sarebbe essere accoppato da una pecora assassina. Quindi Lo si leva di torno solerte. Finalmente quasi a quota 2200 (!!) scorge un po' piu' in basso un piccolo spiazzo in piano tra un albero e un vecchio traliccio della luce abbandonato. In due viaggi riesce a portare giu' bici e attrezzatura e in breve la tenda e' montata ed e' quasi in piano. Il posto e' molto panoramico e le nuvole che corrono lungo gli aguzzi crinali e i selvaggi versanti lo rendono ancora piu' spettacolare, ma Lo si regge appena in piedi e il cuscus con sgombro e pomodoro deve farselo con una flebo. Quale era l'altra raccomandazione di Moster? Riposarsi?!? Ma quando mai! E' ben noto che uno guarisce prima alzando il metabolismo... sara'. Succede la tragedia del libro: il suo fedelissimo lettore kobo ha lo schermo crepato. Eppure l'aveva usato un paio di volte durante la salita. Si vede che nell'obnubilamento della fatica Lo ci si e' seduto sopra in tenda. Per fortuna i libri sono tutti su una scheda microsd che Lo passa sul telefono e puo' continuare a leggere. Il giorno dopo altri due viaggi per portare su tutto e Lo parte gia' demolito. Ci sono solamente altri 700 m di dislivello su sterrato verticale, cosa sara' mai, orsu'! Il tempo si guasta visibilmente e Lo arriva al fatidico passo immerso nella nebbia. Non ha ancora capito se sta andando dall'Europa all'Asia o viceversa. Dei turisti danesi scesi da un fuoristrada si complimentano, ma Lo non e' proprio in vena: il posto fa schifo, una wasteland costellata di macerie e non si vede ad un palmo dal naso. Valeva la pena? No! Si riparte presto in discesa per non congelare nella nebbia e bisogna tirare i freni spasmodicamente. L'unica consolazione e' che oggi non c'e' pericolo di surriscaldamento dei cerchi perche' ci sono diversi guadi in torrenti gelati in cui le ruote entrano quasi fino al mozzo. Per fortuna sopraggiungono Justin e Coby che hanno dormito piantando la tenda lungo la strada. Il loro entusiasmo e' contagioso e Lo si riprende visibilmente, e si lascia trascinare giu' da loro che hanno mezzi molto piu' adeguati con ruote grandi, freni a disco e bagagli da bikepacking. Per fortuna la strada e' sufficientemente decente qui e Lo non spacca niente, anche se semina le monetine che aveva messo nella taschina della sacca anteriore e perde clamorosamente il suo stupido cappellino da sole comprato a Kutaisi. Ovviamente la discesa non si puo' esaurire in una discesa: bisogna scendere a 1600 e poi risalire al paese a 1900, altrimenti che gusto c'e'?! Quindi la giornata di soli 700m di dislivello si tramuta in 1000 con un'ultima salita polverosissima sotto il sole a spacco. In tutto 2800 m di dislivello in due giorni con bici da viaggio carica. Lo rompe tutti i suoi record e si rompe anche le gambe, la schiena e un paio di piedi a scelta. Rimane il mistero del perche' si deve arrivare qui con un passo cosi' demenziale e non si possa seguire il fondovalle come in tutte le valli di questo mondo. Forse il fiume finisce in Russia? Siamo al confine tra la Georgia, la Russia (Cecenia) e poco lontano c'e' la Ossezia del sud, zone piuttosto calde politicamente. Ci fermiamo in un b&b scelto da Coby che e' l'unico con il bagno privato, che sciccheria. Pernottamento, cena e colazione abbondanti quasi 20 euri, che lusso. La signora imbandisce un enorme cena a base di verdure molto buone, ma siamo talmente stanchi da non riuscire neanche a mangiare tutto. Justin e' in realta' uno statunitense rinnegato che sembra odiare gli usa ed e' paradossalmente Lo che cerca di convincerlo che e' una nazione straordinaria, nonostante gli indubbi punti molto critici (come la healthcare e la gun violence). Justin fa lo scout per locations per il cinema. Sembra un lavoro bellissimo in cui uno viaggia tra posti spettacolari, ma Justin ridimensiona decisamente la poesia, dicendo che passa da una casa all'altra a convincere le persone ad affittare la propria casa alle troupe del cinema. Coby e' una australiana dal nome singolare, nata in Oldanda, che vive con Justin a Vancouver e che Lo incontra in Asia/Europa: 4 continenti su 6, una vera cittadina del mondo. E' molto simpatica e non ha certo peli sulla lingua, ma si vede che e' molto stanca. E' anche celiaca poverina e ha decisamente problemi a incamerare le necessarie calorie, ma questo non la scompone di un nanometro ed e' decisissima a farsi tutto il giro senza sconti. Il giorno dopo loro riposano, ma Lo indefesso (o solo fesso?) riparte per una escursione a Diklo, piccolo paesino sperso anche per gli standard desolanti degli isolatissimi Tusheti. Naturalmente questo posto non regala niente e Lo si fa 300m in discesa verticale per poi risalire fino a 2200m di quota. Tra andata e ritorno anche oggi 900m di dislivello, alla faccia della giornata di riposo. Almeno la bici e' scarica perche' tutte le borse sono rimaste nel b&b. Si passa da un piccolo paesino arroccato su un cucuzzolo dominato da una graziosa chiesetta con le pareti interne pitturate di azzurro con enormi santi ieratici affrescati in stile icona. Molto suggestiva. Fuori dalla chiesa un gruppo di giovani stanno bevendo la loro bevanda alcolica tradizionale da bottiglioni di plastica e invitano Lo a gran gesti. Lo riesce a fuggire appena in tempo e si inoltra verso Diklo. Qui continua oltre al paese seguendo un bel single track che arriva quasi a 2200, dove si sdraia clamorosamente sotto un pino a leggere il suo libro (dal telefono, grrrr). In lontananza si iniziano a sentire dei tuoni e Lo decide di proseguire. Vuole affacciarsi alla valle per vedere (almeno da lontano) le famose vette del Caucaso. Per ora ha visto solo grosse colline oppure montagnette. Purtroppo un soldato fa cenno di avvicinarsi. Siamo al posto di frontiera (anche se alla vera frontiera mancano parecchi km) e non ci si puo' avvicinare di piu'. Lo fa cenno che vuole solo andare in cima ad una collinetta a fare una foto, ma il soldato e' irrimovibile. Anzi, alle insistenze di Lo, tira fuori un enorme librone, si fa consegnare il passaporto e inizia a stilare laboriosamente una letteratura sterminata che Lo deve firmare. Rilascia un bellissimo foglio tutto scritto in georgiano che rimane misteriosissimo. Cosa ci sara' scritto? Lo e' stato arrestato? Oppure diffidato? Certo che quando il tuo interlocutore e' vestito in tuta mimetica e maneggia un mitragliatore pesante kalashnikov ak47 come se fosse un ombrello, non e' il caso di fare grosse questioni. Justin, dopo aver studiato attentamente il documento, concludera' quella sera che si tratta di un permesso di transito. Lo rimane dubbioso perche' non gli viene permesso un bel niente e viene invitato a tornare a valle. Vista la predetta storia dell'ak47, Lo decide che non e' il caso di insistere e scende a valle assieme ai soldati che tutto sommato sono simpatici sotto la crosta un po' burbera. Il soldato indica a Lo un fortino poco distante e gli fa capire che Lo deve andare li'. Lo gia' si prefigura incatenato nelle segrete del fortino a pane ed acqua per i prossimi 200 anni, ma in realta' si rivelera' un consiglio gentile del soldato perche' dall'antico fortino si gode di un panorama splendido su tutta la valle e sulle lontane montagne da 4000m. Purtroppo ormai il temporale e' ormai quasi arrivato e le montagne sono coperte di nubi. Lo si affretta a scendere dal fortino, a inforcare la bici e a riprendere la strada del ritorno che gia' i primi goccioloni iniziano a cadere. Arriva al paesino intermedio sotto uno scroscio d'acqua, ma riesce ad evitare il grosso del temporale riparandosi sotto una tettoia e riprendendo a leggere il suo libro. Approfitta di una pausa nella pioggia per rientrare al b&b dove arriva sotto la pioggia battente. Meno male che aveva portato il gore-tex che, per quanto mal ridotto, e' meglio che niente. Appena Lo entra nel b&b si aprono le cataratte del cielo e Lo, dopo una fantastica doccia accucciata (la doccia non funziona e bisogna lavarsi con il rubinetto), si rintana sotto il piumone ascoltando la pioggia che scroscia sul tetto. Che pacchia!! Le previsioni per i giorni successivi sono catastrofiche e Lo, Justin e Coby decidono di scendere a valle con una auto il giorno dopo. Sarebbe bello farsi il passo in bici da questo lato (un po' piu' umano che dall'altro), ma farsi 2500m di dislivello in discesa su una pista fradicia dove uno sbaglio o un cedimento dei freni si rivelerebbe fatale, non e' allettante. I tornanti del passo Abano si aprono su profondissimi precipizi e sono costellati da scure lapidi abbellite dai pezzi (piccoli) delle auto precipitate. Bisogna anche considerare che pedalare a quasi 3000m di quota sotto la pioggia non e' proprio divertente. Fortunatamente le previsioni per una volta erano troppo pessimistiche e il giorno dopo c'e' addirittura il sole. Lo ne approfitta per visitare le antichissime fortificazioni di Omalo 200 m di dislivello sopra al b&b prima della colazione. Una struttura notevole di torri collegate da muraglioni di pietre costruiti sull'orlo di un precipizio a monte del paese. Dopo la abbondante colazione, inizia l'avventura del fuoristrada. Justin e' preoccupatissimo perche' l'autista vuole che mettiamo le bici sul tetto. Alla fine stabilisce che la disposizione meno impattante e' di mettere le bici in piedi sul tetto e cercare di fissarle. Dopo un'ora di arrangiamenti, fimalmente e' moderatamente soddisfatto, anche se rimane (giustamente) preoccupato per le enormi sollecitazioni a cui le bici verranno soggette, scendendo per la strada infame. Per una volta, Lo e' in vantaggio: la sua vetusta bici ha il telaio in acciaio e risale ai tempi gloriosi quando le mountain bike erano costruite per essere robuste e non per essere leggere. Puo' sopportare tranquillamente qualunque fuoristrada. Finalmente si parte con piu' di un'ora di ritardo, e si passa da un altro b&b a caricare altri tre ragazzi. Una coppia di tedeschi e un polacco taciturno. Siamo quindi in sette sul fuoristrada: ben stipati anche se non a livello del Tajiskistan. I ragazzi tedeschi sono molto simpatici e si vede che amano viaggiare. Racconti di viaggio in tutto il mondo si intrecciano mentre si viene sballonzolati nel fuoristrada. Dopo un'ora e mezza di viaggio, Lo ha un attimo di panico: ha lasciato il cellulare a caricare nel b&b. Oh no!!! Per fortuna Justin riesce a spiegare la cosa all'autista usando google translate (potenza della tecnologia anche in mezzo al nulla) il quale senza scomporsi telefona al b&b e organizza che il telefono venga consegnato al prossimo fuoristrada in partenza da Omalo. Lo e' terribilmente arrabbiato con se stesso, ma la situazione si e' risolta in maniera rapida e indolore. Lo non perde mai nulla, ma in tre giorni e' riuscito a perdere un melone, un berretto da sole (per quanto idiota), un telefono e a rompere il suo libro. Forse stavolta sta tirando un po' troppo la corda?! Il tempo e' abbastanza buono e non piove proprio. Avremmo senz'altro potuto fare il passo in bici, peccato. In salita ci avremmo messo di piu' sicuramente, ma in discesa il tempo sarebbe stato paragonabile a quello impiegato dallo sballonzolante fuoristrada. Incrociamo i ragazzi con i Defender che avevamo incontrato in salita due giorni prima. Sono tre coppie di ragazzi su tre Defender che stanno girando l'asia in fuoristrada e sono ormai in viaggio da tre mesi. Vogliono girare per almeno altri tre mesi. Sono organizzatissimi e Lo pensa al cugino Francesco, come li invidierebbe. Purtroppo si dimentica di fotografare la loro tatticissima organizzazione che farebbe gola al cugino che sogna da anni di camperizzare il suo Defender. Finalmente arriviamo a destinazione nella piazza di un paesino abbastanza squallido che Lo aveva attraversato qualche giorno prima. Lo deve aspettare li' un paio di ore per il suo telefono, ma e' un prezzo da poco per una sbadataggine cosi' vistosa. Justin e Coby si organizzano e partono dopo aver comprato un'immangiabile pizza (con pasta dolce e guarnita di cetrioli sottaceto) dal panettiere locale. Per fortuna Lo rifiuta gentilmente l'offerta di dividere la pizza: che rischio che ha corso, ma si salva. Partono entusiasti e Lo si mette in attesa sgranocchiando un intero melone comprato da una bancarella poco lontano. Un ubriaco continua imperterrito a chiedere a Lo una sigaretta (oppure un transatlantico oceanico? Boh?). Lo gli regala una fetta di melone e l'ubriaco si accovaccia per terra a sgranocchiarla, ma si vede che non e' di suo gradimento e la abbandona agli onnipresenti cani muffiti che anche oggi sono magicamente apparsi non appena Lo ha deciso di mangiare. Lo osserva i truzzi locali che girano con auto supertaroccate e guidano come pazzi. E' pieno di antiche auto di grossa cilindrata che nei paesi europei nessuno piu' vuole. Spesso hanno anche la guida a destra, sono importate dall'Inghilterra o Giappone. Anche i camion arrivano demoliti da tutto il mondo e Lo osserva una strana sfilata di scassatissimi furgoni di panettieri di Caen, idraulici di Dusseldorf e riciclatori d'alluminio di Atene. Finalmente arriva il fuoristrada con il telefono di Lo. L'autista non vuole soldi, ma Lo gli riesce a rifilargli comunque una mancia: gli ha fatto un bel favore a portargli giu' il telefono!!! Lo riparte e riesce a fare pochi km prima di decidere di fermarsi, inerpicandosi per una montagnola fuori Telavi e montando la tenda vicino ad una chiesetta. L'umidita' e' potente stanotte, siamo dentro una nuvola, e la tenda e' completamente marcia alla mattina. Piove anche un po' e la borsa anteriore si riempie d'acqua. Errore clamorosissimo di Lo che ha lasciato la tenda parzialmente aperta per la ventilazione... Per fortuna non succede niente di irreparabile. Il libro si marcisce, ma tanto e' gia' guasto...Il giorno dopo ci si dirige verso Tbilisi. La tappa non e' un granche' per via del gran traffico, ma la giornata si risolleva quando Lo visita un antico castello in rovina. Nel cortile della cappella del castello stanno battezzando una bimba con un rito complicatissimo in cui un prete bardato a festa continua a cantare e a praticare complicatissimi cerimoniali. Ad un certo punto inizia a gettare enormi manate d'acqua addosso alla povera bimba che si mette a piangere disperata. Certo che essere nudi e completamente fradici in una giornata cosi' non deve essere piacevole. I maschi della famiglia presentano la bimba, mentre le donne stanno in disparte con il velo in testa. Che quadretto familiare carino, Lo si commuove un po'. Ripresa la bici, Lo si ferma a dormire su una collina a una trentina di km da Tbilisi. Ormai il giro e' finito. Il giorno dopo bisogna dormire a Tbilisi perche' l'unico treno che compare su internet parte alle 9 di mattina (in realta' ce n'e' anche un altro ma lo si scoprira' troppo tardi). Lo si diverte a girare per i bazar di Tbilisi (aveva gia' visitato la citta', molto bella, un paio di anni prima). Scopre bancarelle di tutti i tipi, inclusa una che vende solo cuscinetti a sfere di ogni tipo e dimensioni, un'altra che vende solo cinghie di trasmissione, e un negozio in periferia che vende pompe di benzina. Questo negozio vince la palma del negozio piu' esoterico del mondo: certo se uno vuole aprire un distributore, dovra' pure comprare delle pompe di benzina, no? Lo cerca bancarelle di elettronica usata nella speranza vana di trovare un libro per riparare il suo. Si ferma alla stazione a comperare il biglietto e quasi (quasi!) rivaluta trenitalia. La macchinetta automatica richiede che uno scriva il proprio nome in alfabeto georgiano e, passo impenetrabile, richiede un numero di telefono per mandare il codice del biglietto. Lo non sa il suo numero georgiano e si mette pazientemente (molto pazientemente) in fila. Per fortuna puo' leggere il suo libro perche' la fila dura un'ora e tre minuti d'orologio. Che impresa titanica, ma Lo ha in pugno il fatidico biglietto! La sera Lo si fa tentare dalla frutta dell'enorme bazar sotto casa e compra delle ottime pesche, un intero melone e un cocomero, oltre ad un pane ancora caldo. Riesce quasi a demolire tutto!!! Il giorno dopo parte di buon'ora e sbaglia clamorosamente strada. Questo gli permette di visitare alcuni luoghi molto carini di Tbilisi nella ricerca della stazione, tanto c'e' tempo. Tbilisi e' una delle citta' con l'architettura piu' spinta che Lo abbia mai visto, con palazzi piuttosto arditi che sembrano spazioporti per astronavi aliene oppure guglie titaniche di una qualche civilta' del futuro. Arriva in stazione e riesce a prendere l'ascensore per il cavalcavia. Purtroppo l'ascensore per scendere ai binari e' guasto e la commessa dei biglietti fa spallucce. Grrrrr... Lo si deve accollare tre rampe di scale che gli fanno venire il mal di schiena per il resto dei suoi giorni. Avviene l'avventura del treno. Kutaisi dista da Tbilisi appena 230km, ma sembra che ci stiamo imbarcando per un viaggio interplanetario. La scena sembra estratta dall'Italia degli anni '50: uno stuolo di bigliettai controlla il biglietto e anche i documenti dei viaggiatori. Poi si puo' salire sul treno con antiche carrozze a scompartimento che vengono stipate all'inverosimile di bagagli e vettovaglie. Una signora che vende panini e bibite circola per i binari. Mancano solo le galline vive in gabbia negli scompartimenti e le forme di prosciutto appese per rifare la scena di don Camillo che parte per il suo esilio...In uno stridore di freni che fa da appropriata cornice sonica a questa epica partenza, il treno finalmente si muove. Impieghera' appena cinque ore e mezza per fare 230 km: dalle 9 alle 14:30. Si procede adiabaticamente nelle campagne georgiane e ad un certo punto il treno si scompone e il vagone di Lo viene lasciato ad un semaforo, mentre il resto del treno si allontana sbuffando all'orizzonte. Lo si preoccupa un po', ma poi vede uno dei bigliettai che e' sceso e si gode il fresco nell'attesa della locomotiva di sostituzione. Finalmente si arriva a Kutaisi e Lo rimane deluso che non ci sia la banda del paese ad accogliere gli intrepidi viaggiatori che hanno osato una tale odissea, e arrivano da cosi' lontano... A Kutaisi Lo si spanza ad un pub con la ormai tradizionale terna: kebab, kinhali e insalata di pomodoro-cetrioli. Poi, non pago, si acquista un enorme melone che demolisce con gusto nel cortile del b&b. Che fine epica di un viaggio piuttosto complicato. Il contachilometri si ferma a 827.5km, ma i km percorsi contano poco viste le strade (anzi piste) patetiche che Lo ha seguito. Bella la Georgia, ma troppo difficile per giustificare cio' che si vede.
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